Epifania del Signore (6 Gennaio 2025)

«Conduci benigno anche noi, che già ti abbiamo conosciuto per la fede, a conoscere la bellezza della tua grazia» la richiesta, rivolta a Dio nella preghiera iniziale della celebrazione eucaristica è ripresa nella preghiera che conclude la stessa celebrazione: «La tua luce, o Signore, ci precede e ci accompagni sempre e in ogni luogo, perché contempliamo con purezza di fede e gustiamo con fervente amore il mistero di cui ci hai fatto partecipi». Notiamo che nelle due preghiere ricorre la stessa richiesta: “contemplare”, guardare con attenzione, senza fretta. Nella preghiera conclusiva chiediamo che la nostra contemplazione sia svolta “con purezza di fede” (schietta, sincera, libera da ogni manipolazione), perché possiamo “gustare” (apprezzare) con “fervente (vivace, intenso) amore quanto contempliamo.

L’“oggetto” della nostra contemplazione: nella Colletta, “la bellezza della grazia di Dio”, nell’orazione conclusiva, “il mistero di cui Dio ci ha fatto partecipi”. Si tratta della stessa realtà, ben chiarita dall’apostolo Paolo nel testo della lettera agli Efesini, proposta dalla seconda Lettura (Ef 3,2-3a.5-6): «le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo».

Il progetto che Dio custodisce da sempre nel proprio cuore prevede che tutte le genti, condividano, grazie a Gesù, il Figlio di Dio che ha assunto la nostra umanità ed è venuto ad abitare in mezzo a noi (“in Cristo Gesù”), la stessa eredità, quella dell’amore che Dio riserva a tutti indistintamente e, per questo capace di creare unità, coesione, comunicazione fra le persone (“formare lo stesso corpo”).

I Magi, questi sapienti che dall’Oriente giungono a Gerusalemme in cerca del “re dei Giudei”, ci ricordano anzitutto la destinazione universale dell’amore di Dio che Gesù, lo stesso Figlio di Dio, rivela e porta a tutte le persone, con il suo Spirito (“per mezzo dello Spirito”).

Inoltre, con i loro gesti compiuti davanti al bambino Gesù, ci indicano a dove deve approdare la nostra contemplazione, “con fede pura e fervente amore”, di Gesù, “la bellezza della gloria di Dio”.

I Magi, quando entrano nella casa e vedono il bambino con sua Madre, “si prostrano e lo adorano”, riconoscono a quel bambino la sua reale identità. L’invito che ci rivolgono è a rinnovare la nostra fede, a riconoscere in Gesù, che in questi giorni contempliamo come bambino nei nostri presepi, l’amore di Dio che raggiunge la nostra vita, la accompagna nel suo viaggio, la sostiene nelle sue prove, come fondamento affidabile della nostra speranza, che “tutto concorra al bene”, perché nessuno e niente potrà mai privarci dell’amore che Dio ha per noi, in Cristo Gesù (cfr Rm 8,39).

I Magi offrono poi al bambino dei doni di pregevole valore, oro, incenso e mirra. Quali doni di pregevole valore possiamo offrire al Signore? Gesù ci avverte che i doni che apprezza da parte nostra non sono quelli che facciamo a lui, ma quelli che facciamo alle persone più in difficoltà nella vita, perché povere di quei beni che, economici, affettivi, che garantiscono un’esistenza dignitosa e serena. Queste persone gli sono particolarmente care, tanto da identificarsi con loro, e ritenere come fatti a lui i doni che offriamo loro (cfr Mt 25,31-46: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare…”).

I giorni di Natale sono giorni di regali, regali che ci scambiamo in famiglia, tra amici. Nella lista delle persone a cui destinare dei regali erano presenti le persone povere, bisognose dei beni primari della vita, cibo, ascolto, vicinanza…? I regali che abbiamo fatto e ricevuto sono certamente importanti, ma non del tutto necessari; di questi potremmo farne a meno, senza che per questo la serenità nostra vita resti compromessa. Le persone bisognose, povere attendono regali che non sono superflui, ma necessari per la loro vita. Proprio perché questi sono i regali che il Signore apprezza più di ogni altro gesto da parte nostra verso di Lui, impariamo a inserire nella lista delle persone a cui destinare i nostri regali anche quelle persone che sappiamo bisognose, che non sono in grado di ricambiare quanto facciamo per loro. Magari mettendoli ai primi posti della lista. E insegniamo anche ai nostri figli e nipoti a fare altrettanto.