Discorso alla città “Le paure e le speranze di una città” (4 Maggio 2025)

Le paure e le speranze di una città

Anzitutto grazie di poter essere qui oggi con voi, cittadini e autorità, rappresentanti della nostra città di Senigallia.
Vorrei condividere con voi una riflessione sulle paure e le speranze che i giorni che stiamo vivendo stanno provocando in noi, nella nostra esistenza personale e nella vita della nostra città.
A incoraggiare la mia riflessione è anzitutto la storia di questa città. In ogni circostanza, anche dolorosa, antica e recente, Senigallia si è impegnata a ritrovare la forza per vincere le paure, coltivare la speranza e continuare a operare secondo gli ideali della giustizia, dell’amicizia civica e del bene comune.
C’è poi la risonanza, intensa e universale, suscitata dalla morte e dal ministero di papa Francesco, che dopo il momento della tenerezza e della gratitudine, impegna tutti a raccogliere e dare pratica esecuzione a quanto la figura luminosa di Francesco ha testimoniato proprio riguardo a un’esistenza che non si lascia rubare la speranza (come amava ripetere spesso ai giovani), carica di verità e di umanità, per questo capace di opporre tenace resistenza alle tante paure che i tempi odierni stanno provocando in noi.
La bellezza della nostra città, che ha avuto nei secoli passaggi difficili e vicende alterne, emerge, dall’incontro tra culture e storie diverse che hanno saputo accogliersi, integrarsi in un’accoglienza reciproca e in un destino comune.
Noi siamo figli, eredi, di questa storia coraggiosa, la storia di Senigallia, di tutte le genti che l’hanno attraversata, amata, anche combattuta, ma mai sconfitta a tal punto da togliergli la forza di ripartire.
Una storia bimillenaria di cui un aspetto mi piace sottolineare: fin dall’inizio Senigallia ha scommesso sull’incontro di popoli, sull’inventiva e l’ingegno economico e amministrativo, sul coraggio di ricominciare, credendo anzitutto alla potenzialità della gente semplice e quell’anelito di libertà che l’ha sempre attraversata. Le radici celtiche, romane, greche prima e poi la novità della linfa cristiana, fino alle più nobile istanze della modernità l’hanno attraversata e arricchita facendone una città di una bellezza unica.
Ora tocca a noi. Abbiamo in mano un testimone che non possiamo lasciar cadere a terra sotto i colpi della sfiducia, dell’individualismo pervasivo, delle contrapposizioni ideologiche, delle crisi ambientali ed economiche, dei venti di intolleranza e di guerra che sembrano rinascere ogni volta, anche vicino a noi, come le teste di un’idra infernale.
Non possiamo rassegnarsi a un orizzonte che appare fosco, allo scoraggiamento di fronte alla complessità dei processi troppo oscuri per essere governati, alle divisioni che appaiono insuperabili e alla stanchezza e sgomento delle nuove generazioni.
Un antico racconto dice che fu il nostro patrono S. Paolino a inventare le campane, con cui la sua città di Nola si ritrovava al suono delle stesse note; lui che ¬– già vescovo, dice la leggenda – si consegnò in ostaggio per liberare un concittadino prigioniero dei barbari.
Come non ricordare, poi, il nostro Vescovo Ravetta che, unica alta autorità a non fuggire durante l’ultima guerra, rischiò la vita rimanendo sempre presente in città al passaggio del fronte, aprendo l’episcopio a poveri e sfollati e mediando con gli occupanti per far risparmiare l’ospedale e tutte le principali infrastrutture cittadine?
Senza il rischio, senza il coraggio, senza la nobiltà d’animo, non si portano avanti le città, non si costruisce niente di buono.
Di fronte ai nostri figli, ai nostri giovani attratti dal guadagno facile, da stili di vita egoisti e indifferenti, sapremo testimoniare il valore dell’onestà nel lavoro, del senso di responsabilità e del proprio dovere che fa arrivare stanchi e lieti a fine giornata?
Di fronte al conflitto permanente nel dibattito politico, teso a delegittimare la controparte sapremo testimoniare un’amicizia civica che riconosce il valore indiscutibile dell’altro prima delle sue idee?
Di fronte alla fascino del successo, dei soldi e del consumo sfrenato, sapremo svelare la bellezza e la preziosità dei semplici, dei nascosti, degli umili, così che nessuna persona abbia più paura delle proprie fragilità, dei propri sogni e dei propri desideri più alti?
Sapremo ritrovarci insieme non per parlar male di chi appartiene all’altra fazione, ma per dare spazio a quella fantasia d’amicizia che sola può costruire il futuro di una città veramente umana?
Nella vita si può partire veramente solo se si ha una casa e un sogno. A noi è affidato il compito che la nostra città di Senigallia, chiamata ancora una volta ad affrontare sfide impegnative, sia anzitutto una casa, e poi di non spegnere i sogni.
Siamo pronti a gesti che facciano percepire fraternità e speranza?
Ognuno di noi può fare la sua parte, e la parte di ognuno ha la stessa regale importanza, non dimentichiamolo. I giovani che spalavano il fango dell’alluvione ci spronano come gli anziani che ricordano la Liberazione; come le madri e i padri che scommettono di mettere al mondo un altro figlio della nostra terra e del nostro cielo; come un genitore che pianta un albero di mandorlo per suo figlio/a che non c’è più o ne onora la memoria operando perché i luoghi del divertimento dei loro coetanei non diventino trappole mortali; come una coppia che si promette amore senza fine; come le persone che con entusiasmo fanno volontario; come un lavoratore che può contare nel suo lavoro su un luogo sicuro e sa con il suo lavoro sta costruendo un mondo migliore e non solo portando a casa il salario; come un imprenditore che riconosce quale primo e prezioso capitale della propria azienda le persone che vi lavorano e che opera non solo per il proprio benessere, ma anche per la qualità della vita della propria città.
La speranza non confonde mai, ci ha insegnato Papa Francesco, e con lui ce lo indicano tanti nostri celebri e sconosciuti cittadini, che hanno dato i nomi alle strade, che hanno dato strade e case alle persone.
Saremo capaci di agire insieme, da alleati, per ridare a tutti nella nostra città una casa, un sogno e uno sguardo di stima? Perché questo è nobile politica e amicizia civica.