Veglia Pasquale (3 aprile 2021)

Nell’introduzione alla Veglia pasquale troviamo due espressioni che ci consentono di comprendere il senso (che cosa accade) del nostro radunarci in preghiera.

La prima espressione ha come soggetto il “noi” di coloro che, su invito della Chiesa, sono “raccolti per vegliare e pregare”: «Rivivremo la Pasqua del Signore nell’ascolto della parola e nella partecipazione ai sacramenti». Se l’espressione “rivivremo” esclude che quanto stiamo celebrando sia da considerare come il “ricordo” di un fatto che resta relegato in un passato distante (ben più di 2000 anni!) che gli impedisce di essere “ripetuto”, di averlo contemporaneo a noi, provoca però una domanda ineludibile: come si può “rivivere” la Pasqua del Signore se è così lontana nel tempo? La risposta ci viene offerta dalla stessa introduzione alla Veglia: «nell’ascolto della Parola e nella partecipazione ai Sacramenti».

L’ascolto della parola di Dio e la celebrazione dei Sacramenti consentono di “rivivere la Pasqua del Signore”, non perché ci riportano a quel “terzo giorno” nel quale Gesù è risorto, nemmeno perché propiziano l’incontro che le donne e i discepoli hanno avuto con il Risorto. Nell’ascolto della parola di Dio e nella celebrazione dei Sacramenti la Pasqua di Gesù non ci è offerta nel suo accadere storico, ma nei “frutti” che offre ai discepoli di Gesù e all’intera umanità.

E al frutto della Pasqua di cui noi possiamo beneficiare realmente, fino al punto di parlare di un “rivivere” la Pasqua del Signore, fa riferimento la seconda dichiarazione dell’introduzione alla Veglia, dove il soggetto dell’azione diventa il Risorto: «Cristo risorto confermerà in noi la speranza di partecipare alla sua vittoria sulla morte e di vivere con lui in Dio Padre».

L’affermazione indica qual è il frutto della Pasqua del Signore di cui noi possiamo beneficiare. Anzitutto si parla della nostra speranza che riceve una conferma da parte di Cristo risorto. Ogni speranza che coltiviamo nella vita ha a che fare con un’attesa e chiede una conferma dell’affidabilità della sua promessa, perché la speranza non risulti un’illusione e perché la nostra attesa non vada delusa.

La speranza di cui parla l’introduzione ci rimanda a un’attesa decisiva per l’esistenza, perché riguarda il desiderio che la nostra vita non soccomba alla morte, non sia costretta ad arrendersi a essa, trovi un approdo diverso, che la garantisca in pienezza e per sempre. La fede ci rivela che grazie alla risurrezione di Gesù da morte, la nostra attesa non andrà delusa e la nostra speranza non si rivelerà un’illusione.

La vittoria di Cristo sulla morte (non solo sulla morte che interrompe la nostra esistenza sulla terra, ma anche sulla morte che minaccia e avvilisce la vita, con la complicità di tante situazioni di cui siamo vittime, ma anche complici) che rende possibile la nostra condivisione con la sua condizione di Risorto, la vita piena con Dio Padre, il Paradiso, conferma l’affidabilità di una speranza che offre alla nostra attesa una risposta inattesa.

Come era inattesa la risurrezione di Gesù per Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome, che, come parla il Vangelo di Marco (16,1-7) vanno al sepolcro “di buon mattino”, con i profumi per ungere il corpo di Gesù. Se l’andare al sepolcro con i profumi dice l’intensità e la delicatezza del loro amore per il Maestro, rivela però anche che per loro Gesù è un morto da onorare, come gli altri defunti. Nel sepolcro a cui le donne stanno andando restano sepolti non solo il cadavere di Gesù, ma anche la loro speranza e quella dei discepoli. Per di più in quel sepolcro non possono nemmeno entrare perché chiuso da una grossa pietra.

Noi ci sentiamo un po’ come queste donne: vogliamo bene al Signore, riconosciamo con gratitudine il suo amore e desideriamo anche noi manifestargli la nostra gratitudine. Anche noi, però, in tante situazioni personali della vita, in tanti avvenimenti della storia degli uomini, consideriamo il Signore, più come un morto da onorare, da ricordare con affetto, che il Risorto che sconfigge ancora la morte, ridesta ancora la speranza nel cuore dei discepoli, continua a sorprenderli.

Se noi questa sera abbiamo accolto l’invito della Chiesa a “raccoglierci per vegliare e pregare” è perché desideriamo rivivere la Pasqua del Risorto, perché sappiamo, con il sapere della fede, che Lui confermerà ancora una volta, anche nella condizione in cui ci troviamo, dove la morte imperversa non solo nei defunti che provoca, ma anche nelle tante sofferenze che alimenta, la nostra speranza.

E questo non solo questa sera, non solo il giorno di Pasqua, ma anche in ogni Pasqua settimanale – la domenica – se come questa sera ci raduneremo per rivivere la Pasqua del Risorto nell’Eucaristia che celebreremo con fede.