La richiesta a Dio, nella preghiera della Colletta («fa’ che ascoltando la parola del tuo amato Figlio, diventiamo coeredi della sua gloria») è la nostra risposta all’invito, come racconta il vangelo (Mt 17,1-9) rivolto a Pietro, Giacomo e Giovanni, condotti da Gesù sul monte, dove “fu trasfigurato davanti a loro”. I discepoli erano rimasti sconcertati dopo l’annuncio della propria morte, dato, per la prima volta da Gesù, “sei giorni prima” (cfr Mt 16,21-23) e dalle successive parole con le quali Gesù indicava le condizioni di chi aveva deciso di seguirlo («Se qualcuno vuole venire dietro a me…», Mt 16,24-28): rinnegare se stessi, portare la croce, perdere la propria vita per causa sua.
Pietro aveva rimproverato Gesù, dopo quell’annuncio inatteso e ora sul monte aveva proposto a Gesù di interrompere il cammino verso Gerusalemme («Signore è bello per noi essere qui! Se vuoi farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia»).
Anche noi possiamo restare sconcertati di fronte alla parola di Gesù che propone un percorso di salvezza della vita che va nella direzione opposta rispetto a quanto ci suggerisce il nostro cuore e all’insistente sponsorizzazione di un’esistenza bella e felice garantita dall’esclusiva cura di sé, dall’assecondare i propri bisogni, che spesso sono rivendicati come diritti, dall’accumulare beni.
Gesù ci propone di fidarci di lui, di guardare a come lui ha provveduto alla propria vita, ci invita a non assecondare solo il nostro desiderio di vita, a rivendicare i nostri diritti, ma a prestare ascolto anche al desiderio di vita degli altri, soprattutto di quelle persone che non hanno possibilità, risorse per condurre un’esistenza dignitosa.
Gesù ci invita a non tirarci indietro quando il percorso che lui ci propone chiede di portare la croce della rinuncia a fare di noi stessi, dei nostri desideri, dei nostri diritti, il centro propulsore dell’esistenza; quando l’impegno per il bene degli altri, per la giustizia, per un’esistenza dignitosa delle persone più in difficoltà, ci chiede di portare la croce dell’andare controcorrente rispetto all’opinione comune, di non ceder alla tentazione d’interrompere un percorso di vita dove ci si ritrova sempre più in pochi.