La preghiera della Colletta ci ricorda che nella festa odierna celebriamo (ricordiamo, apprezziamo..) “i meriti e la gloria di tutti i Santi”. Perché celebrare “i meriti e la gloria di tutti i Santi”?
Perché i Santi non sono degli Alieni, non sono persone che provengono da altri mondi, ma persone di questo mondo, del nostro mondo, uomini e donne che hanno condotto la loro vita su questa terra, uomini e donne di ogni età e condizione sociale che hanno provato le nostre stesse gioie, patito le nostre stesse sofferenze, che hanno conosciuto le nostre stesse fatiche e sperimentato le nostre stesse fragilità.
Celebriamo la festa di tutti i Santi, soprattutto perché con i loro “meriti” e la loro “gloria” rappresentano per noi, “pellegrini sulla terra”, compagni di viaggio, modelli di vita e intercessori affidabili.
Ci chiediamo in che cosa consiste la “gloria” dei Santi e quali sono i loro “meriti”?
Il testo della prima Lettera dell’apostolo Giovanni (1Gv 3,1-3) rivela che la ricchezza (la gloria) di cui beneficiano i Santi e noi, è il “grande amore” ricevuto dal Padre, che fa dei Santi e di noi dei “figli di Dio”, “realmente”, precisa l’Apostolo. Noi siamo dei figli che già godono, che già beneficiano di questo amore e che attendono di goderlo in pienezza, quando “saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è”, quando ,cioè, si compirà pienamente la decisione originaria di Dio Creatore, attestata dal racconto della creazione nel libro della Genesi («Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza”… E Dio creò l’uomo a sua immagine…», Gn 1,26s), confermata dall’apostolo Paolo nella Lettera ai cristiani di Roma, dove parla della nostra pre-destinazione, da parte di Dio, a essere “conformi all’immagine del Figlio” (Rm 8,29).
I Santi già godono pienamente e definitivamente di questa condizione propria dei figli di Dio, perché non sono più pellegrini sulla terra, ma già hanno raggiunto la “casa del Padre”.
Riguardo ai “meriti” dei Santi è ancora l’apostolo Giovanni a illuminarci: «Chiunque ha questa speranza in lui (cioè di “essere simili a lui”, di “vederlo così come egli è”) purifica se stesso, come egli è puro” (1Gv 1,3).
La portata di questa affermazione: la speranza, l’attesa sicura di contemplare il volto di Dio, di vedere realizzata la nostra destinazione originaria (essere immagine e somiglianza di Dio come lo è il Figlio, Gesù) rappresenta il cuore pulsante della nostra esistenza sulla terra, orienta la nostra libertà, perché non si lasci sedurre dalle false promesse riguardo alla nostra esistenza sulla terra e alla sua destinazione, dai desideri che ingannano e deludono.
I Santi hanno il “merito” di aver preso sul serio il dono di Dio Padre – il suo amore che fa di noi suoi figli – di avere consentito a questo dono di costituire il fondamento affidabile della loro speranza, di liberare il loro cuore da quanto poteva chiuderlo e allontanarlo dal dono Dio. Per questa loro scelta Gesù li considera “beati” (fortunati): «Beati i puri di cuore (coloro che coltivano nel proprio cuore l’unico desiderio di lasciarsi guidare nella vita dall’amore ricevuto in dono dal Padre), perché vedranno Dio» (dal vangelo, Mt 5,8).
Noi celebriamo la festa di tutti i Santi, perché, non solo in loro ammiriamo il dono di Dio (“la gloria”) e apprezziamo i loro “meriti”, ma anche perché sappiamo di poter contare su di loro, perché a “noi pellegrini sulla terra”, in cammino verso “la patria comune”, il Padre del cielo ce li dona come “sostegno e modelli di vita” (dal Prefazio della Messa).