S.Maria Assunta (15 agosto 2018)

«Fa che viviamo in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni, per condividere la sua stessa gloria», (quella che Maria già sperimenta, come ci ricorda la solennità di questo giorno).

Nei giorni in cui assaporiamo i beni di questo mondo (il riposo, la festa, gli incontri…) una richiesta del genere corre il rischio di apparire fuori luogo. Eppure quella che abbiamo appena rivolto a Dio appare richiesta importante, almeno per due ragioni. Anzitutto perché è in sintonia con la dinamica della nostra stessa esistenza umana e poi perché apre un orizzonte che va oltre “questo mondo”, il mondo della nostra vita.

La dinamica della nostra esistenza ci conduce sempre oltre il presente, ci porta verso il futuro. Questo movimento lo scopriamo nel nostro corpo che cresce, lo ritroviamo soprattutto nella nostra inclinazione a desiderare, a progettare, nelle nostre attese. Per questo operiamo, ci mobilitiamo.

Questo sporgersi verso il futuro non è sempre pacifico né garantito dal successo, nemmeno inarrestabile. Non è sempre garantito dal successo, perché non sempre corrisponde alle nostre attese e gratifica i nostri investimenti; a volte addirittura risulta compromesso dalle circostanza della vita. Non è neppure inarrestabile perché gli è imposto il termine drammatico della morte, che quando non irrompe anticipatamente, si segnala in tanti modi, con il deperimento delle nostro corpo, con le sconfitte, dai tanti nomi, nella vita.

Il modo con cui stiamo di fronte questo tragico approdo determina il modo con cui viviamo in questo mondo, affrontiamo la vita. Guardando attorno a noi e forse anche nel nostro modo di condurre l’esistenza, dovremmo constatare che per molte persone “questo mondo” rappresenta l’unico orizzonte per la propria vita, per i propri desideri e progetti. Da qui l’investimento di se stessi, delle proprie risorse, esclusivamente su quello che possiamo ricevere in questo mondo, da questo mondo.

L’orizzonte indicato dalla preghiera fa riferimento ai “beni eterni”. Quali sono questi beni? Il plurale – i “beni” – non ci deve trarre in inganno, non si tratta di un pacchetto di beni. La risposta pertinente ci è offerta dalla solennità di Maria Assunta in cielo: Maria non gode di tanti beni, ma di quell’unico bene che, a differenza dei tanti beni che ci procuriamo con le nostre mani, non ci può essere sottratto dai ladri e né consumato dalla tignola e dalla ruggine (cfr Mt 6,19), perché si tratta di una persona, di Gesù Cristo, grazie al quale, come scrive l’apostolo Paolo nella prima lettera ai Corinti “tutti riceveranno la vita” (15,22), quella vita sottratta definitivamente al morte, per questo vita piena, “eterna”.

Maria gode di questo bene, in modo singolare: a lei è risparmiato il percorso devastante della morte, perché da subito Gesù la rende partecipe della sua vittoria sulla morte. Questo perché in tutta la sua vita terrena Maria ha accolto Gesù, il Figlio di Dio, non solo perché lo ha generato alla vita umana, ma anche perché gli ha offerto il credito della sua obbedienza

Alla luce di quello che è accaduto a Maria la nostra richiesta si precisa ulteriormente: fa che viviamo le vicende della nostra esistenza umana non considerando questo mondo come il loro esclusivo orizzonte, ma con il cuore aperto a quell’orizzonte di vita, che Gesù Cristo ha riaperto con la sua morte e risurrezione; fa che anche per ciascuno di noi risuonino pertinenti le parole che Elisabetta ha rivolto a Maria quando è entrata nella sua casa: “Beata (fortunata) perché hai dato credito all’adempimento della parola che il Signore ti ha detto” (cfr Lc 1,45).

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