Posa della prima pietra della Chiesa dedicata a S.Pio da Pietralcina a Marotta (22 luglio 2016)

Il testo della prima lettera di Pietro (2,4-10) che abbiamo appena ascoltato è molto ricco. Parla anzitutto di Gesù, “pietra viva” e pietra d’angolo”, cioè la pietra che garantisce stabilità a tutto l’ edificio. Parla poi di noi con espressioni che rinviano all’edificio del tempio, della chiesa: “pietre vive, edificio spirituale,, sacerdozio santo per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio mediante Gesù Cristo, stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui…”. Il ricco vocabolario che fa riferimento all’edificio del tempio, della chiesa, consente anzitutto di comprendere il perché della costruzione di una chiesa.

La chiesa non è un edificio che si aggiunge agli altri già esistenti sul territorio, perché è un edificio dove il Dio che è Padre, Figlio, Spirito Santo, c e il suo popolo s’incontrano, si parlano, dove Dio offre agli uomini il suo amore ricco di misericordia e dove il popolo di Dio offre “i sacrifici spirituali graditi a Dio mediante Gesù, la pietra d’angolo”.

La chiesa è il luogo dell’incontro personale di ciascuno di noi con Dio e il luogo dove insieme incontriamo il Signore, il luogo che ci ricorda che noi siamo il popolo di Dio, il luogo dove il Signore ci raggiunge con il suo amore, ci insegna e ci aiuta a vivere come comunità di fratelli, come “pietre vive”.

Le parole dell’apostolo Pietro ci ricordano anche e soprattutto che noi siamo il “tempio di Dio”, lo sono la nostra persona e la nostra comunità, impegnati a rendere la nostra esistenza personale e comunitaria una lode gradita a Dio, a raccontare, con la nostra esistenza personale e comunitaria, le meraviglie che Dio compie ogni giorno con il suo amore.

Potremmo dire, a questo punto, che le chiese da “costruire” sono due, quella un muratura, affidata alla competenza e alla fatica dei costruttori e quella della nostra vita personale e comunitaria, affidata a noi, una costruzione più lunga e, per certi versi, più impegnativa della prima, ma che conferisce valore alla prima.

Con la benedizione del cantiere e la posa della prima pietra della nuova chiesa, questa sera chiediamo al Signore di accompagnare e sostenere la fatica delle persone impegnate nella costruzione di questo edificio sacro, perché una volta completata, possiamo ammirarne la bellezza e apprezzarne l’utilità.

Al Signore chiediamo anche di accompagnare e sostenere con la sua grazia la nostra vita personale e il cammino della comunità di Marotta, perché onoriamo al meglio quello che siamo ai suoi occhi (“gente santa”), popolo che annuncia alle persone che abitano questo territorio le meraviglie che l’amore di Dio continua a compiere anche oggi.

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