Omelia nell’Ordinazione sacerdotale di Don Paolo Vagni (Cattedrale di Senigallia, 5 ottobre 2013)

Senigallia, 5 ottobre 2013

1. Sia benedetto il Signore che nella sua bontà dona un nuovo sacerdote alla nostra Chiesa di Senigallia. Davvero indimenticabile è questo giorno. Un giorno di grande gioia per te, carissimo Paolo, per i tuoi familiari ed amici, per il Seminario, per la tua parrocchia di origine e le altre parrocchie dove hai prestato servizio, per la pastorale giovanile, per i confratelli sacerdoti, per la nostra Diocesi. E’ anche una grande gioia per me Vescovo che in questi anni ti ho accompagnato nel cammino di discernimento e di preparazione all’evento che oggi si compie.
Il motivo di questa gioia tua e di noi tutti è che il Signore ti ha chiamato a seguirlo. Ti ha scelto indipendentemente dai tuoi meriti e dai tuoi limiti. Ti sei sentito amato da lui e hai deciso di riamare, di donarti completamente a Lui e alla causa del Vangelo: con trepidazione, perché c’è il timore di non essere all’altezza, ma con fiducia. Tra qualche istante, con la grazia dello Spirito Santo che scenderà su di te attraverso l’imposizione delle mie mani e la preghiera consacratoria, sarai immerso in maniera del tutto speciale e per sempre nella vita e nella missione di Gesù, sommo ed eterno sacerdote.

2. Il tuo sacerdozio inizia nel solco del pontificato di Papa Francesco. Ti consegni totalmente al Signore per metterti al servizio della sua e nostra Chiesa. Quale Chiesa lo Spirito Santo ti invita e ci invita a costruire in unione con il Vescovo di Roma? Quale è il sogno di Chiesa che Papa Francesco coltiva e che anche noi siamo chiamati a condividere? E’ una Chiesa i cui tratti trovano riscontro anche nel nostro Sinodo diocesano. Una Chiesa unita, sinodale, che accoglie e non esclude; una Chiesa non autoreferenziale o chiusa nelle sagrestie o bloccata nella nostalgia del passato, ma missionaria: una Chiesa cioè che con il Vangelo va incontro all’uomo, non aspetta, ma va, annuncia a tutti l’amore misericordioso di Dio. Una Chiesa povera, libera dalla mondanità, e per i poveri, attenta e sollecita verso le varie forme di povertà esistenziali.
E in questa Chiesa e per questa Chiesa i sacerdoti sono chiamati ad essere fondamentalmente pastori. Sì, pastori. Non funzionari né tantomeno mercenari. Pastori che, secondo l’espressione choccante in sé, ma carica di realismo e tanto cara a Papa Francesco, devono essere impregnati dell’odore del gregge, devono avere l’odore delle pecore. Pastori che fanno scendere nella loro anima la domanda di Gesù: “Mi ami tu? mi sei amico?” e che rispondendo positivamente, magari con trepidazione, e a partire da questa relazione di amore con il Signore, si prendono cura con generosità e fiducia del gregge che viene loro affidato.

3. Caro Paolo, all’inizio del tuo ministero ti chiedo di essere pastore: pastore ovviamente di tutto il gregge, ma soprattutto degli adolescenti e dei giovani. Questi sono il vero capitale di un popolo, il futuro della Chiesa e della società. Nel mandarti come collaboratore della pastorale giovanile e vocazionale li andrai a cercare e starai in mezzo a loro volentieri, con amore, con passione. Non per omologarti ai loro stili di vita, ma per capirli, per accoglierli, per farli incontrare con il Pastore dei pastori, il Signore Gesù, al quale sarai tra poco configurato nel sacramento del Presbiterato.

Il sacerdote-pastore ha il compito di annunciare il Vangelo, di rendere presente il Signore Gesù nei sacramenti, specialmente nella celebrazione eucaristica e nel sacramento della riconciliazione, di essere guida, consigliere, punto di riferimento nella vita spirituale e nel discernimento vocazionale. I giovani siano il motivo della tua preghiera quotidiana, della celebrazione delle Ore, del Santo Rosario, della tua adorazione. Sii per loro come Mosé sul monte con le mani alzate in preghiera.

4. Con l’ordinazione sacerdotale non appartieni più a te stesso. Entri a far parte del presbiterio in stretta unione con il Vescovo. Il Vescovo ti sarà padre e tu diventerai figlio e fratello nel comune sacerdozio. Figlio amato e custodito, fratello di tutti i sacerdoti e diaconi con i quali farai e costruirai comunione. Ti chiedo, come farò tra poco nella formula liturgica, la tua gioiosa e umile obbedienza a servire questa Chiesa che è in Senigallia. E l’obbedienza, per essere vera, deve essere stabile anche in vista del bene della comunità ecclesiale. Sappi che il servizio è sempre pieno di consolazione, ma anche di difficoltà: è sempre sotto il segno della croce, segno di amore, da cui non ci si può mai staccare. Ma abbi fiducia: non sarai solo, il Signore non ti abbandonerà né verrà meno l’affetto e la solidarietà della comunità ecclesiale.

5. Come sintesi e conclusione di tutto ciò che comporta ed esige il servizio sacerdotale valgono le impegnative parole del Vangelo di oggi: “quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: ‘siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare’” (Lc 17,10). E’ un invito all’umiltà, condizione indispensabile per la credibilità, la fecondità e la serenità del ministero. Non siamo noi i salvatori del mondo. Noi siamo solamente dei servi, servi inutili, cioè “semplici servi, senza pretese, senza esigenze, senza rivendicazioni”. Non ci gloriamo di quello che possiamo fare, non ci vantiamo dei nostri presunti successi, dei nostri talenti. Non ci aspettiamo applausi, riconoscimenti, ricompense o gratificazioni. Ci deve bastare la grazia, l’amore del Signore, la gioia di aver corrisposto in qualche modo al suo amore.

6. Carissimo Don Paolo, ti auguro di cuore un buon ministero. Sii fedele alla missione che ti viene affidata: è una missione di amore. Non vedere altro che l’amore del Signore, non desiderare altro che il bene delle persone a cui sei inviato, perché il tuo compito è servire. E servire è amare non a parole, ma con i fatti.
Ringrazio tutti coloro che si sono presi cura di te e ti hanno accompagnato nel tuo cammino: grazie ai tuoi genitori che ti hanno donato la vita e sostenuto nella tua crescita, grazie ai formatori del seminario, grazie alle parrocchie e alla pastorale giovanile che ti hanno accolto.
Con la sua tenerezza materna ti accompagni la Vergine Maria perché ti renda sempre più pastore secondo il cuore del suo Figlio Gesù. E intercedano per te i Santi che tra poco invocheremo, in particolare il Patrono della nostra città e diocesi, San Paolino, e i figli prediletti della nostra terra, Santa Maria Goretti, il Beato Pio IX, la Beata Maria Crocifissa Satellico. Così sia.

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