Omelia nell’Ordinazione Sacerdotale di Don Andrea Franceschini e Don Francesco Savini (Cattedrale di Senigallia, 5 Ottobre 2002)

Senigallia, 5 ottobre 2002

1. Un evento memorabile è questo che stiamo celebrando: evento che ci riempie di gioia e di stupore per le cose grandi e belle che la potenza dell’amore di Dio opera questa sera in don Andrea e don Francesco. Evento memorabile che tutti ci coinvolge nella mente, nel cuore e nella vita.
Siamo in molti, questa sera, a stringerci con fede e con affetto attorno a voi, carissimi ordinandi. E’ qui presente la Chiesa di Senigallia con il suo pastore, con i Vescovi Odo e Mario e il presbiterio; sono presenti i vostri familiari, parenti, conoscenti e tanti giovani amici. E’ anche presente il Signor Sindaco in rappresentanza della città. Saluto tutti e ciascuno con viva cordialità. Un particolare, riconoscente saluto rivolgo a quanti hanno preparato in modi diversi questo giorno: i Superiori del Seminario Romano, i missionari che hanno partecipato alla “Missione Giovani”, le comunità parrocchiali, tutti coloro che vi hanno accompagnato con la loro preghiera e il loro affetto.

2. Carissimi Andrea e Francesco! Che cosa è avvenuto nella vostra vita, che cosa vi ha spinto ad entrare in Seminario, che cosa vi ha portato a questo momento così solenne e decisivo della vostra vita? Diciamolo pure: vi siete innamorati. E’ qui il segreto e il mistero della vocazione. Per questo motivo voi stessi avete scelto come prima lettura una pagina tratta dal libro del Cantico dei Cantici (2,8-14). E’ il libro, come si sa, che parla di due innamorati, di due giovani sposi, il cui amore è simbolo dell’amore di Dio per il suo popolo, simbolo dell’amore sponsale tra Cristo e la Chiesa.
Vi siete innamorati, ma di chi? Da una parte avete incontrato la bellezza, il fascino della persona umano-divina di Gesù di Nazareth. E’ lui che vi ha sedotto e voi vi siete lasciati sedurre. Dall’altra siete rimasti affascinati dalle bellezza della Chiesa: l’avete incontrata con il volto concreto di persone che, pur con i loro limiti, vi hanno contagiato la gioia della fede e dell’amicizia, l’entusiasmo del servizio.
Vi siete innamorati. Ma l’iniziativa è partita da Cristo. E’ lui che vi ha rivelato il suo volto e quello della sua sposa, la Chiesa. Ed ora questa sera si compie in voi un evento di straordinaria importanza. Con l’ordinazione sacerdotale venite configurati a Cristo. Con la grazia consacratoria dello Spirito Santo, attraverso l’imposizione delle mani, nella vostra vita si opera un’unione stretta, strettissima, indissolubile con Gesù sommo ed eterno sacerdote. Venite assimilati a lui per essere sua trasparenza nel mondo come Capo, Pastore e Sposo della Chiesa.

3. Come abbiamo sentito nel Vangelo (Gv 17,1-3.15-20), alla vigilia della sua passione Gesù ha pregato per i suoi. Anche voi quella sera eravate presenti nella sua mente e nel suo cuore. Ora voi venite consacrati per essere una cosa sola con lui. Con la consacrazione il Signore vi riserva a sé, per cui appartenete completamente a lui: pur rimanendo nel mondo, non siete più del mondo. Il Signore Gesù vi manda nel mondo per continuare la sua opera e cioè per far conoscere l’amore del Padre: vi manda perché l’amore del Padre sia in tutti coloro che lo accolgono e così si formi la comunione, si costituisca la comunità. E’ questo il desiderio profondo che Gesù ha espresso nella sua preghiera sacerdotale, preghiera che rappresenta il suo testamento: “Che tutti siano una cosa sola… perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21).
Carissimi Andrea e Francesco: siate “assetati di comunione”. Costruire la comunione è il compito fondamentale di chi viene assimilato a Gesù buon pastore. Siate perciò artefici e promotori di quella comunione alla quale anche il Papa, nel suo documento all’inizio del terzo millennio, pressantemente ci invita: “Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo” (TMI, 43).
Per fare comunione attingete forza dall’eucaristia. E’ l’ordinazione sacerdotale che vi conferisce il potere, unico e straordinario, di rendere realmente presente la persona di Gesù sotto le specie del pane e del vino. Sia l’eucaristia il centro della vostra vita e della vostra missione. E’ l’eucaristia che produrrà in voi la carità pastorale, dandovi la capacità di mettervi al servizio e di donarvi ai fratelli così come il Signore Gesù si è donato a noi.

4. Di fronte alla potenza dell’amore di Dio che questa sera si manifesta in voi, di fronte al dono inestimabile che ricevete, di fronte alla grande e impegnativa missione che vi viene affidata, vi sentite afferrati da una comprensibile trepidazione.
E’ giusto che anche voi abbiate quella consapevolezza che S.Paolo esprimeva nella seconda lettura: “noi abbiamo un tesoro in vasi di creta” (2 Cor 4,7). Sì, anche voi vi portate dietro i limiti che sono propri della natura umana. E allora non si può presumere dei propri doni, delle proprie capacità. Se il Signore vi ha giudicato degni di fiducia chiamandovi al ministero, questo non dipende tanto dai vostri meriti o dalle vostre qualità, quanto dalla sua misericordiosa benevolenza. Non dimenticatelo, siate sempre umili: la presunzione è il nemico numero uno della santità e del ministero pastorale.

5. Tra poco voi metterete le vostre mani nelle mie ed io vi chiederò di promettere a me e ai miei successori “filiale rispetto e obbedienza”. E’ questo un gesto molto significativo che in realtà impegna sia voi sia il Vescovo. Voi scegliete di affidarvi al Vescovo e il Vescovo si impegna da parte sua a custodire le vostre mani. Il Vescovo, come anche il Papa ricordava recentemente, diviene responsabile della sorte di quelle mani che stringe tra le sue e unge con il sacro crisma. Specie nei momenti di difficoltà e di solitudine ricordatevi che le vostre mani sono strette da quelle del Vescovo: il Vescovo vi è vicino con il cuore di padre. Sul suo aiuto potrete sempre contare. Ma anche il Vescovo e tutte le persone che stasera hanno riempito la Cattedrale o ci ascoltano per radio o comunque sono a noi spiritualmente unite contano su di voi. Voi siete un segno di speranza per il futuro della nostra Chiesa e in particolare per i giovani, tra i quali soprattutto sarete chiamati a svolgerete il vostro ministero.

Concludendo, desidero affidarvi all’intercessione di Maria SS., che nella nostra chiesa di Senigallia veneriamo come patrona sotto il titolo luminoso e confortante di “Madonna della speranza”. Abbiate sempre fiducia nell’intercessione di Maria: del resto nel Seminario Romano vi siete formati sotto lo sguardo della Madonna della fiducia. La Vergine Madre non mancherà di esservi vicina; custodirà la vostra gioia e vi otterrà la forza di comunicare speranza, fiducia e pace a quanti incontrerete nel vostro ministero. Così sia.

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