Omelia nell’ordinazione presbiterale di Fra Danilo Marinelli, Ofm Conv. (Ripe, 4 giugno 2011)

Ripe, 4 giugno 2011

1. In questa solennità dell’Ascensione al Cielo del Signore risorto l’Ordine Francescano dei Frati Minori Conventuali e attraverso di esso la Chiesa universale si arricchiscono di un nuovo sacerdote nato e cresciuto in questa comunità di Ripe e nella nostra diocesi di Senigallia.
E’ un evento di grande gioia, quello che stiamo celebrando: un evento che ci coinvolge tutti, a partire da te, carissimo fra Danilo. Che cosa succede stasera? Che cosa avviene di straordinario? Si compie una storia d’amore, una storia bellissima.
Il Signore ti ha voluto bene da sempre, ha pensato a te sin dall’eternità. Ti ha chiamato all’esistenza. Ti ha manifestato il suo disegno di amore attraverso alcune particolari esperienze e tappe della tua vita: attraverso l’Azione cattolica dei ragazzi, i campi scuola parrocchiali e diocesani, l’impegno in parrocchia, il gruppo di spiritualità francescana e mariana, il direttore spirituale. Sei rimasto affascinato e sedotto dal suo amore. Ti ha attratto al suo cuore, chiamandoti a partecipare intimamente alla sua vita e alla sua missione. E tu non hai potuto sottrarti a questo attenzione. Liberamente, seppure con trepidazione, hai già detto il tuo sì con la professione religiosa, impegnandoti, sulla scia di San Francesco, a seguire il Signore sulla via della povertà, dell’obbedienza e della castità. Allo stesso modo, con la stessa libertà e trepidazione, questa sera pronunci il tuo sì, dici la tua disponibilità a divenire, per amore, suo sacerdote e così condividere e continuare la sua stessa missione.

2. Quale missione? Abbiamo ascoltato nel Vangelo di Matteo le parole pronunciate da Gesù al momento della sua ascensione al cielo. Dopo la sua morte e risurrezione Gesù poteva dire: missione compiuta! Sono venuto nel mondo per compiere la volontà del Padre, l’ho fatto conoscere, ho rivelato il suo amore con la parola e con i gesti, ho sacrificato me stesso sulla croce per la salvezza degli uomini, ora posso ritornare al Padre, lasciando alla Chiesa il compito di continuare la mia missione. Ed ecco in che cosa consiste la missione che viene affidata agli apostoli e a tutti coloro che il Signore chiama al ministero: “Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,19).

a) Si tratta anzitutto di proclamare il Vangelo, perché è attraverso l’ascolto della Parola di Dio che si perviene alla fede e si diventa discepoli del Signore. Il primo, primissimo compito del sacerdote è infatti quello di annunciare la Parola che salva, la Parola che dona il senso stesso del vivere, la Parola che genera e fa crescere la comunità dei credenti. Offrire il Vangelo è atto di amicizia, di benevolenza, di amore; è un bene a cui ogni persona umana ha diritto nativo.

b) Il secondo compito del sacerdote è quello della celebrazione della liturgia, che trova il suo centro nell’Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana, forma e modello della Chiesa. E’ questo l’aspetto più specifico e caratterizzante della missione sacerdotale. Sacerdozio ed Eucaristia sono strettamente congiunti: anche nell’immaginario popolare dire sacerdote significa dire “Messa, Eucaristia”. Quale potere viene conferito al sacerdote attraverso l’imposizione delle mani del Vescovo e la preghiera consacratoria della Chiesa! Il potere di trasformare il pane e il vino nel corpo e sangue del Signore; il potere di rendere realmente presente il crocifisso risorto nell’ostia santa per essere il nostro cibo, la nostra forza, la nostra vita, il pegno della nostra risurrezione. Nemmeno agli angeli è dato un potere così grande.
E’ significativo che tu, fra Danilo, riceva questo potere proprio quest’anno in cui a Settembre si celebra nella nostra Metropolia il Congresso Eucaristico Nazionale. Fa in modo che l’Eucaristia sia veramente il centro della tua vita, la fonte di ispirazione di tutto il tuo ministero. Con l’Eucaristia che celebri il Signore si mette ogni giorno nelle tue mani per donarsi: anche tu sei chiamato ad abbandonare te stesso nelle sue mani e a donare la tua vita. Possa anche tu dire ogni volta che celebri l’Eucaristia: o mio amabilissimo Signore, io ti offro tutto di me, ti offro tutti i miei beni, tutti i miei affetti, tutti i miei effetti, i talenti, le risorse e perfino i limiti e le fragilità, non voglio trattenere nulla per me, neppure la realizzazione, neppure la gratificazione.

c) Il terzo compito della missione è quello di costruire la comunità attraverso l’esercizio della carità pastorale, che è la virtù propria del sacerdote configurato a immagine di Gesù buon Pastore. Si tratta di conoscere le persone a cui si è mandati, di farsi carico delle loro debolezze e infermità, di amarle con cuore libero e generoso, con dedizione piena e fedele, con tenerezza e affetto fraterno. Il Signore chiede al sacerdote di edificare la comunità cristiana e di fare di essa uno “specchio” della Trinità.
Carissimo fra Danilo, il primo luogo in cui vorrai essere strumento del Signore per costruire la comunità sarà la tua famiglia religiosa, la fraternità conventuale a cui i tuoi Superiori ti assegneranno. A partire dalla tua fraternità francescana ama la Chiesa e servila con passione: è la sposa di Cristo, per la quale Cristo non si è risparmiato ma ha dato tutto se stesso.

3. Dopo aver inviato i suoi apostoli a fare discepoli tutti i popoli della terra, Gesù ha aggiunto: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Caro fra Danilo, non ti spaventare di fronte alla sproporzione che avverti tra la bellezza e la grandezza della missione a cui sei chiamato e la povertà, i limiti della tua persona, che peraltro sono propri di ogni persona. Non ti spaventino le difficoltà che incontrerai nell’esercizio del tuo ministero, difficoltà che in particolare oggi derivano dal fatto di dover andare controcorrente nel particolare contesto culturale in cui siamo immersi.
Il Signore è con noi, non ci abbandona. L’importante è coltivare la vita spirituale, soprattutto la preghiera assidua, la meditazione prolungata della parola di Dio, la liturgia delle Ore. Indispensabile è vivere in comunione con Cristo, ad imitazione di San Francesco, che si è identificato con lui fino al punto di portare le stigmate di Gesù, cioè i segni della sua passione e morte. Un grande aiuto per il ministero sarà per te anche la vita comune, la vita fraterna, che cercherai di vivere intensamente secondo il carisma dell’Ordine francescano.

4. Per concludere, desidero ringraziare quanti ti sono stati vicini e ti hanno accompagnato fino a questo traguardo. Grazie ai tuoi genitori che ti hanno trasmesso la vita e ti hanno cresciuto: la gioia più grande per dei genitori è quella di sapere che il proprio figlio è contento, è felice, e tu lo sei. Grazie a questa comunità cristiana di Ripe che ti ha generato alla fede e ti ha fatto crescere nella fede. Grazie ai figli di San Francesco, in particolare a coloro che ti hanno accompagnato nel cammino di discernimento vocazionale e di formazione alla vita religiosa e sacerdotale, facendoti scoprire e amare la grazia del Santo di Assisi.
Preghiamo insieme la Vergine Santa, Madre di Cristo e della Chiesa, perché ti aiuti ad essere un servo fedele del Signore, un religioso esemplare, un sacerdote buono e zelante. Che San Francesco ti ottenga il dono della pace, il dono di ogni bene e soprattutto il dono della perfetta letizia. Preghiamo anche per tutti i giovani che il Signore sta chiamando al sacerdozio e alla vita consacrata. Alcuni di essi sono qui, in mezzo a noi: carissimi giovani, rispondete al Signore senza paura, con generosità. E sarà una gioia grande per voi e per tutta la Chiesa. Così sia.

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