Omelia nell’Ordinazione Presbiterale di Don Andrea Baldoni (Cattedrale di Senigallia, 15 dicembre 2007)

Senigallia, 15 dicembre 2007

1. Questo è un giorno di grazia per la nostra Chiesa senigalliese, giorno in cui il Signore, nella sua benevolenza e nella sua predilezione per questa porzione eletta del suo popolo santo, ci fa dono di un nuovo sacerdote. E’ un giorno di grazia che non può passare invano nella storia di questa Diocesi e nel cuore di ciascuno di noi, perché nonostante i nostri limiti e le nostre fragilità, Dio si degna ancora di chinarsi con tenerezza verso questa Chiesa particolare.
In questi dieci anni del mio servizio in questa Diocesi tu, Don Andrea, sei l’undicesimo sacerdote che ho la gioia di ordinare attraverso l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria. Considero questa tua ordinazione insieme a quella recente dei quattro diaconi permanenti come il dono più bello per il mio decimo anniversario di episcopato, dono per il quale rendo lode e gloria al Signore.

2. Questa sera, caro Don Andrea, si compie su di te un disegno di amore che Dio ha coltivato sin dall’eternità. Il Signore ti ha voluto bene da sempre, ti ha affascinato, ti ha sedotto, ti ha chiamato a seguirlo: ora trasforma radicalmente la tua vita, ti conforma a lui Sommo Sacerdote e Pastore della Chiesa. Tu pronunci questa sera il tuo sì: è un sì totale, incondizionato, per sempre, come risposta al sì del suo amore.
Tra pochi istanti le tue mani saranno consacrate con l’olio di letizia e diventeranno la culla di Dio, la mangiatoia di Cristo Gesù. Diventeranno mani per abbracciare senza trattenere, accarezzare senza deturpare, benedire senza aggredire, consacrare senza infangare, assolvere senza condannare. Mani al cielo innalzate per pregare per il popolo a te affidato, mani che si prestano per servire i poveri, sostenere i deboli, incoraggiare i depressi. Mani che, palmo contro palmo, si chiudono fra le mani del tuo Vescovo in obbediente consegna e filiale affidamento. Mani che di Cristo diventano segno e del suo cuore eloquente voce.

3. Alla luce della liturgia della Parola di questa terza domenica di Avvento vorrei consegnarti tre parole: una parola di gioia, una parola di coraggio e una parola di pazienza.

a) La gioia: è l’invito che abbiamo ascoltato nella prima lettura per bocca del profeta Isaia: “Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo” (Is 35, 1-2). Il Signore sta preparando un mondo nuovo, il suo Regno sta crescendo e si avvia verso la sua piena realizzazione. Il sacerdote è chiamato ad essere servitore della gioia, messaggero di speranza che annuncia cieli nuovi e terra nuova.
Sii contento, sempre contento, caro Don Andrea, del dono che il Signore ti fa chiamandoti al sacerdozio e quindi ad essere strumento del suo amore, luogo della sua presenza, operaio della sua vigna. Comunica la tua gioia a tutti coloro, specialmente ai giovani, che avrai modo di incontrare nel tuo ministero.

b) Coraggio: questa parola, che viene ancora da Isaia, è un invito a non temere. Non avere paura di fronte alla grande missione a cui sei chiamato e di fronte ai limiti che avverti nella tua vita e nella vita di coloro a cui sarai mandato. Non temere la solitudine: non sarai mai solo, il Signore sarà sempre con te. Il Presbiterio ti accoglierà con gioia e saprà darti prove di amicizia, di fraternità e di spiritualità sacerdotale. Anche la comunità cristiana saprà apprezzare la tua vocazione e il tuo ministero come segno di speranza. Non temere: ricorda che la forza del sacerdote nasce dal nutrirsi alle fonti della fede e dell’amore, ogni giorno, nel celebrare l’Eucaristia, nel celebrare la preghiera della Chiesa, nel vivere la comunione con il Vescovo e gli altri presbiteri, nell’essere uomo-servitore della carità. Prima di ogni programma e di ogni attività ci deve essere l’adorazione: se Dio possiede la nostra vita, opererà anche con la forza travolgente del suo amore.

c) Pazienza. E’ questo l’invito che viene dalla lettera di S.Giacomo. Sarà bene che nel tuo ministero ti armi di santa pazienza. Pazienza non come rassegnata volontà di gettare la spugna di fronte alle difficoltà o agli ostacoli, che peraltro non mancheranno mai nella vita, ma come capacità di resistere e di durare nella prova, capacità di non abbandonare la croce a cui si è in qualche modo inchiodati, sapendo che la croce è una condizione ineludibile della sequela.

4. Caro Don Andrea, come Vescovo sento di doverti ringraziare per la volontà e la fiducia con cui hai chiesto di essere ordinato presbitero e spero che tu sappia rinnovare ogni giorno il tuo affidamento al Signore attraverso questo sacramento che ricevi, lasciandoti guidare dallo Spirito.
Desidero salutare e ringraziare la tua famiglia e chiedo al Signore di benedire la sua generosità. Ringrazio i fratelli del cammino neocatecumenale, le comunità parrocchiali, gli educatori del Seminario e quanti hanno contribuito ad accompagnarti a questo traguardo con le loro preghiere, i loro consigli, la direzione spirituale, l’impegno educativo e scolastico e l’amicizia.
Rendiamo gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo per il dono grande di questo nuovo sacerdote e preghiamo perché il suo esempio possa essere seguito da altri giovani nel camminare lungo la via della donazione totale di sé al Signore e ai fratelli. Preghiamo perché, per l’intercessione di Maria Ss. e dei Santi che ora invocheremo, il Signore benedica e accompagni sempre questo nostro amato fratello, a cui facciamo i nostri più cari auguri di ogni bene.
Così sia.

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