Omelia nelle esequie di Evelyn Okodua (31 luglio 2000)

Senigallia, Cattedrale 31 luglio 2000

1. Risuona stasera, in questa assemblea, lo stesso grido di Dio, che già si fece udire ai primordi dell’umanità: “Caino, che hai fatto? La voce del sangue di questa tua sorella grida a me dal suolo” (cf. Gen 4,10). Il giudizio di Dio incombe su tutti coloro che hanno oltraggiato e fatto scempio di questa giovane donna. Una creatura in cui è stata selvaggiamente calpestata l’immagine e somiglianza di Dio, una donna ferita e umiliata nella sua dignità di persona e figlia di Dio.

Che cosa hai fatto Caino, tu che con false promesse hai ingannato questa sorella, prospettandogli una vita facile e ricca in un paese straniero! Che cosa hai fatto Caino, tu che l’hai sfruttata e venduta come si vende un oggetto o un animale! Che cosa hai fatto Caino, tu che hai comprato il suo corpo per una manciata di soldi onde sfogare su di esso i tuoi turpi istinti! Che cosa hai fatto Caino, tu che hai sottoposto a tortura questa creatura! Che cosa hai fatto Caino, tu che le hai somministrato un veleno per farla morire! Caino, il Signore ti chiama a giudizio, ma non vuole la tua morte: vuole che tu ti ravveda, ti converta, chieda perdono e viva.

2. Ad oltre cinque mesi di distanza dalla sua morte noi siamo qui per dare cristiana sepoltura a questa sorella. Lontano dalla sua patria, non c’è qui sua madre, non c’è il padre, non ci sono i fratelli e le sorelle. Nessuno è solidale con lei? Nessuno che versi una lacrima di compassione, di pietà, per la sua tragica vicenda? Qualcuno c’è che volge il suo sguardo misericordioso e compassionevole verso di lei. Lo fa dall’alto della croce: è il Signore Gesù. Anche lui è stato oltraggiato, umiliato, calpestato nella sua dignità. Anche lui ha subito la tortura ed è stato messo a morte: gli è stata inflitta la morte più ignominiosa che si possa immaginare. Il Figlio di Dio ha accettato tutto questo per essere solidale con tutti noi e in particolare con tutti i crocifissi della terra.

Noi questa sera affidiamo Evelyn al Signore crocifisso perché la prenda con sé e preghiamo che come egli l’ha unita alla sua morte, così la unisca alla sua resurrezione. Il Signore Gesù che ha perdonato alla peccatrice perdoni a questa sorella le sue colpe. Per la violenza che ha subito ottenga il perdono dei peccati e si apra a lei la porta della vita eterna.

3. Dopo che Gesù spirò sulla croce, Giuseppe d’Arimatea chiese di poter prendere il suo corpo per dargli sepoltura. Ringrazio tutti coloro – rappresentanti delle Istituzioni, Comunità Papa Giovanni, Cavalieri del Santo Sepolcro – che hanno voluto testimoniare la loro solidarietà, facendosi carico di dare almeno una dignitosa sepoltura a questa sorella. Noi tutti qui siamo chiamati a sentirci padre o madre o fratello o sorella di questa creatura, che è carne della nostra carne, sangue del nostro sangue, membro dell’unica famiglia dei figli di Dio.

4. Mentre accompagnamo Evelyn con la preghiera nel suo incontro col Signore della vita, come cristiani e come cittadini non possiamo non gridare ai quattro venti che bisogna porre fine a questo triste, tristissimo fenomeno della prostituzione. Bisogna risvegliare la coscienza e recuperare il senso della dignità della persona umana. Non è tollerabile che i cosiddetti clienti, per soddisfare le loro passioni, rinuncino alla propria dignità e calpestino la dignità di povere donne che vengono costrette ad una condizione di vera e propria schiavitù.

Non è tollerabile che agli inizi del terzo millennio, quando è diffusa la consapevolezza dei diritti umani, ci siano ancora degli schiavi, delle povere donne ridotte a schiavitù dai loro sfruttatori.

Questo è l’Anno del Giubileo e il Giubileo, ieri come oggi, è un forte appello alla liberazione degli schiavi.

Che la morte di Evelyn non sia vana! Che la morte di questa sorella serva a risvegliare le coscienze e a promuovere la liberazione di tante schiave di questo turpe commercio. Lo Stato e la Chiesa non possono non collaborare in questa impresa: è un’impresa di civiltà, di giustizia, di solidarietà.

In te, Signore, noi speriamo. Tu ci indichi la strada della vita. Dacci la forza di seguirla fino in fondo. Così Sia.