Omelia nella Solennità del Patrono S.Paolino da Nola (4 maggio 2000)

Senigallia, Cattedrale 4 maggio 2000

1. Sin dal 1271, secondo la tradizione, la Città e Diocesi di Senigallia scelse come Patrono San Paolino da Nola, uno dei personaggi più illustri dell’antichità cristiana, vissuto nel IV secolo. Una figura poliedrica, quella del nostro Santo Patrono, che avendo vissuto e sperimentato i vari stati dell’umana esistenza, pubblica e privata, religiosa e civile, può dire anche oggi, a noi uomini e donne del terzo millennio, una parola illuminatrice e feconda.

S.Paolino ha ricoperto incarichi di particolare responsabilità nella comunità politica e successivamente in quella religiosa. Nella comunità politica si è impegnato nella gestione della cosa pubblica come senatore, console, governatore della Campania. Nella comunità ecclesiale ha accettato il ministero di sacerdote e poi quello di vescovo nella Chiesa di Nola.
Un Santo impegnato nella società e nella Chiesa, nella città dell’uomo e nella comunità dei fratelli nella fede. Ha amato la società del suo tempo ed ha amato la Chiesa. Ha amato il bene comune e per esso si è speso totalmente, senza riserve, sacrificando i suoi stessi interessi personali. Avrebbe preferito dedicarsi alla vita privata, ma sentì il dovere di mettersi al servizio della comunità per rispondere alle esigenze del bene comune.

2. In che cosa consiste il segreto della sua santità? Quale è il criterio che ha ispirato le sue scelte? Quale è la motivazione del suo impegno nei vari campi della vita? La risposta la troviamo nella seconda lettura di questa liturgia, là dove S. Paolo tesse le lodi della carità (1 Cor 13). La carità, intesa come amore gratuito e disinteressato, modellato sull’esempio di Cristo, è la via alla santità, è il contenuto, la sostanza della santità.

E’ la carità che ha spinto San Paolino a non restare rinchiuso nel privato, ma ad assumere precise e gravi responsabilità nei riguardi della collettività.

E’ la carità del Buon Pastore, di cui parla il Vangelo (Gv 10,11-16). Il buon pastore, infatti, si preoccupa delle pecore che gli sono affidate, le guida, le protegge e addirittura si sacrifica per la loro salvezza.

3. L’insegnamento, pienamente attuale, che viene da S. Paolino si applica da un lato ai membri della società e della Chiesa e dall’altro a tutti coloro che nella comunità civile e in quella ecclesiale svolgono ruoli di responsabilità.

A tutti, cittadini e cristiani, il Patrono ricorda il diritto-dovere della partecipazione. I cittadini sono nello stesso tempo destinatari e protagonisti delle decisioni che li riguardano. Sono tenuti ad osservare le leggi giuste e a pagare le tasse. Hanno il diritto-dovere di approvare l’ordinamento della polis, di eleggere i governanti e amministratori e di controllare il loro operato. Inseriti nelle comunità intermedie e nelle associazioni del volontariato, partecipano alla gestione di numerosi servizi, specie quelli della scuola, della cultura, dell’assistenza.

Allo stesso modo, all’interno della Chiesa, tutti i battezzati sono chiamati a partecipare attivamente alla vita della comunità cristiana, ciascuno secondo i doni che ha ricevuto. In questo Anno giubilare non possiamo non rallegrarci per il fatto che tanti cristiani del nostro territorio, uomini e donne, giovani e adulti, si sono resi disponibili impegnandosi nella Missione Diocesana: è una significativa espressione di partecipazione alla vita ecclesiale.

Se tutti devono cooperare all’attuazione del bene comune, alcuni però hanno la funzione di coordinare e dirigere ad esso le molteplici energie: sono i detentori della pubblica autorità. Ai responsabili della gestione della cosa pubblica il Santo Patrono ricorda che il potere deve essere esercitato come servizio per il bene comune, con trasparenza e competenza. Il potere deve essere gestito per il popolo e con il popolo. La città dell’uomo ha bisogno di amministratori che non si limitino a mediare gli interessi particolari, ma sappiano guidare la comunità in base ad un progetto di società e di sviluppo, compiendo scelte concrete che siano sempre rispettose delle esigenze etiche.

Come Vescovo di questa Città e Diocesi vorrei poter ammirare nelle nostre comunità civili saggezza e lungimiranza nel rendere fiorente l’economia, nel creare lavoro e benessere per tutti; amerei poter constatare un forte impegno per promuovere la solidarietà a tutti i livelli e per affrontare con coraggio e determinazione problemi che con il passar del tempo diventano sempre più gravi e preoccupanti, come quelli della droga, del disagio giovanile, della prostituzione, degli immigrati; avrei forte desiderio di poter sperimentare che tra i pubblici amministratori c’è sempre amore per il bene comune, amore che fa recuperare alla politica il respiro delle grandi idee, fa superare le diatribe sterili, fa rinascere la speranza soprattutto nei più disagiati ed emarginati.

San Paolino, infine, è di ammaestramento a noi pastori della Chiesa. La sua testimonianza ci sprona a vivere la nostra responsabilità ecclesiale e ad esercitare il nostro ministero sul modello di Gesù, buon pastore. Non dobbiamo avere altro interesse o altra preoccupazione che la salvezza di coloro che ci sono stati affidati. La nostra missione di vescovi e sacerdoti è quella di servire, non di dominare. E il servizio che dobbiamo rendere ai fratelli è quello del Vangelo, della verità, della carità vissuta fino all’eroismo nelle situazioni concrete della vita quotidiana.

4. In questo Anno del Grande Giubileo San Paolino ha un particolare motivo di rallegrarsi: un figlio di questa nostra terra, che è posta sotto il suo patrocinio, Papa Giovanni Maria Mastai Ferretti, sarà elevato agli onori degli altari insieme con Papa Giovanni XXIII. E’ significativo che Papa Giovanni aveva espresso il desiderio di poter egli stesso beatificare Pio IX: ora i due Pontefici saranno proclamati beati congiuntamente.

Anche noi gioiamo e chiediamo a S. Paolino, Papa Mastai e Papa Roncalli di intercedere per noi, per la Città e Diocesi di Senigallia, perché, varcata la soglia del terzo millennio, possiamo trascorrere i nostri giorni nella carità e nella pace.

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