Omelia nella Messa Crismale del Giovedì Santo (Cattedrale di Senigallia, 21 aprile 2011)

Senigallia, 21 aprile 2011

1. Abbiamo ascoltato queste parole di Giovanni tratte dal libro dell’Apocalisse: “Gesù Cristo ha fatto di noi un regno e ci ha costituito sacerdoti per il suo Dio e Padre: a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen” (Ap 1,6). Siamo noi, tutti insieme, quanti siamo battezzati e ordinati, il regno, il popolo di sacerdoti, il popolo di Dio. Oggi è la grande festa di tutto il popolo sacerdotale di Dio, che include i laici, i religiosi, le religiose, i diaconi, i presbiteri, i vescovi. Tutti siamo sacerdoti perché uniti a Cristo e appartenenti a Lui, che è il sommo ed eterno sacerdote. Ma in particolare oggi è festa dei ministri ordinati, perché sono nati propria là nel cenacolo di Gerusalemme in quel primo giovedì santo quando Gesù, come segno supremo del suo amore, ha istituito l’Eucaristia e il sacerdozio ministeriale.
Siamo qui riuniti per vivere un intenso e profondo momento di comunione. Questa celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo, circondato dai sacerdoti e dai diaconi, esprime l’unità del presbiterio e allo stesso tempo, con la partecipazione dei fedeli, manifesta in modo speciale il mistero della Chiesa, che è un mistero di comunione.
Rivolgo un cordiale saluto a tutti voi che siete qui convenuti. Saluto con affetto e venerazione il nostro Vescovo emerito, Odo; saluto con riconoscenza i carissimi confratelli sacerdoti, tra i quali quelli che provengono da altre nazioni e prestano servizio tra noi, e vorrei che il mio saluto e il nostro ricordo giungesse in particolare a coloro che sono malati o impossibilitati ad essere presenti; saluto le persone consacrate, i religiosi, le religiose, come pure i seminaristi e i ministri straordinari della comunione (quelli che oggi saranno istituiti e quelli che saranno confermati nel loro servizio). Saluto tutti voi, carissimi fedeli, e specialmente voi ragazzi che presto riceverete il sacramento della Cresima: è in particolare per voi che in questa Messa sarà consacrato il crisma, l’olio con il quale sarete unti nel giorno della vostra confermazione, perché possiate essere testimoni del Signore.

2. Cari fedeli, permettetemi che in questo giorno possa indirizzare la mia parola soprattutto ai confratelli sacerdoti: sono loro, che si mettono a vostro servizio perché anche voi possiate esercitare il vostro sacerdozio, che è il sacerdozio battesimale. In considerazione del prossimo Congresso Eucaristico Nazionale che si terrà ad Ancona mi sembra opportuno richiamare il senso del nesso inscindibile tra sacerdozio ed eucaristia. L’identità e la missione del prete sono radicalmente e indissolubilmente legate all’eucaristia. L’eucaristia è il modello che plasma tutta la vita del sacerdote: è dall’eucaristia che il sacerdote ricava il suo stile di vita come pure il senso e la forza del suo ministero.

a) L’eucaristia dice che la vita del prete deve farsi sempre più rendimento di grazie. “Canterò per sempre l’amore del Signore” (Sal 88): le parole del canto responsoriale ricordano che il canto di lode dovrebbe sempre accompagnare la vita del prete, anche in mezzo alle difficoltà, alle incomprensioni, alle delusioni. La lode nasce dalla consapevolezza dell’Amore di Dio che è il nostro Amico più vero, il Compagno dei nostri passi, Colui che ci ha scelti, indipendentemente dai nostri meriti, per condividere la sua opera di salvezza.

b) L’eucaristia dice anche che la nostra vita deve essere un dono, anzi, quanto più si configura al mistero dell’altare, deve farsi sacrificio e offerta. Rinnovando oggi le nostre promesse sacerdotali, vorremmo ricordare che con l’ordinazione abbiamo offerto tutto il nostro essere al Signore nel servizio della sua Chiesa: non ci apparteniamo più, apparteniamo al Signore in obbedienza alla Chiesa. Con questa consapevolezza non ci peserà allora uno stile di vita semplice ed essenziale, libero dalla schiavitù del denaro, delle cose, della gratificazione. Né ci succederà che il nostro cuore si attacchi a qualcosa o a qualcuno che non sia il Signore Gesù.

c) L’aucaristia, ancora, dice che la nostra vita deve farsi presenza, presenza d’amore pur attraverso il limite della nostra povertà. Come lui, il Signore, è presente in mezzo a noi nelle specie eucaristiche, così anche noi siamo chiamati ad essere presenti nella vita della nostra gente, nei problemi del tessuto quotidiano, nei problemi sempre più complessi della nostra società e cultura. Presenti per portare speranza, fiducia, incoraggiamento a cercare e fare il bene.

d) Soprattutto l’eucaristia ci rende ministri, cioè servi, della comunione ecclesiale. L’eucaristia è forma della Chiesa, è modello della comunità cristiana, è forza che cementa la coesione, è grazia che ci unisce al Signore e indissolubilmente ai fratelli. Non c’è Eucaristia senza il nostro ministero. Ma allo stesso tempo non c’è comunione ecclesiale senza il nostro ministero.
Il Sinodo che attualmente stiamo celebrando vuole richiamare tutti, ma in primo luogo noi ministri ordinati, a questo compito proprio e indispensabile, che riceve dall’eucaristia ispirazione e forza: essere soggetti di comunione per costruire la comunità cristiana a tutti i livelli e in ogni ambito di vita. Quanto è importante aiutarci vicendevolmente a divenire amici del Signore e amici tra di noi! Quanto è importante ritrovarci insieme nei nostri incontri sacerdotali vicariali e diocesani! quanto è costruttivo crescere nella collaborazione e nella corresponsabilità! quanto è bello ed edificante sostenerci a vicenda, parlare bene gli uni degli altri, magari rinunciare a qualcosa – a una propria idea, a un progetto, ai nostri gusti – pur di rendere felice e sereno un fratello.

3. Carissimi confratelli sacerdoti, tutto il nostro ministero, tutto quello che diciamo e facciamo, a partire dall’eucaristia deve essere motivato dall’amore, ma non un amore astratto, bensì dall’amore concreto verso le persone, ciascuna con il suo volto, la sua storia, i suoi problemi, i suoi aneliti. E’ un cammino incessante di crescita, che passa attraverso tutte le scelte quotidiane: l’attenzione, il rispetto, l’impegno, la fedeltà, la pazienza, la dolcezza, il perdono e così via.
Vedo in me stesso che si tratta di un cammino lungo e non facile, perché ogni giorno mi accorgo di quante motivazioni imperfette stanno alla base dei miei comportamenti e quanto abbia bisogno di una purificazione sempre nuova.
A voi sacerdoti e a voi fedeli chiedo di pregare per me perché il Signore mi dia più forza e più coerenza nel testimoniare il suo amore; da parte mia vi garantisco per quello che posso la mia preghiera e il mio affetto.
Il Signore Gesù, che per noi è morto e per noi è risorto, ci conceda di fare una buona e santa Pasqua. Così sia.

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