Omelia nella Festa della Presentazione del Signore, della Madonna della Speranza, del Giubileo della Vita Consacrata (2 febbraio 2000)

Senigallia, 2 febbraio 2000

1. Tra i molteplici significati di cui si carica la solenne celebrazione di questa sera vi è anzitutto quello della presentazione di Gesù al tempio. La festa odierna è in primo luogo festa del Signore: è il Signore Gesù che sempre occupa il posto centrale nella liturgia. A lui dobbiamo anzitutto volgere il nostro sguardo. Oggi ricordiamo che Gesù, a quaranta giorni dal Natale, viene presentato al tempio da Maria e Giuseppe per essere offerto al Padre. In realtà è Gesù stesso che, entrando nella sua casa – il tempio è la sua casa – si offre in dono al Padre, si mette al suo servizio, si rende disponibile a compiere in tutto e per tutto la sua volontà, si consacra alla missione per cui è stato inviato tra gli uomini.

2. Allo stesso tempo è anche Maria che offre il Figlio e lo dona al Padre dei cieli. Maria sa che quel figlio lo ha ricevuto in dono: è suo, perché ha preso carne nel suo grembo, ma non è suo, e non le appartiene, perché è stato generato per opera dello Spirito Santo. Ogni madre vorrebbe tenere il figlio per sé, tutto per sé; il distacco dal figlio è sempre doloroso. Ma Maria sa che non può considerare il figlio come sua proprietà, e perciò lo dona, compiendo un atto di amore supremo.

Possiamo affermare che la festa odierna è la festa del dono. Gesù dona se stesso al Padre. Ugualmente Maria dona il figlio a colui dal quale ha avuto origine.

3. In questo quadro ben si inserisce la festa dei Religiosi e delle Religiose che questa sera celebrano in questa Cattedrale il Giubileo della vita consacrata.

Chi sono i consacrati? Sono persone che donano completamente la loro vita a Dio e ai fratelli.

Afferma il Concilio Vaticano II che la vita consacrata è un dono che lo Spirito fa alla Chiesa, allo scopo di accrescere la santità e di renderla sempre più idonea alla sua missione all’interno dell’umanità.

La Vita Consacrata è chiamata ad esprimere, sull’esempio di Gesù di Nazareth, la totale donazione della persona umana a Dio, ponendo Dio al primo posto e impegnandosi ad amarlo con amore totale e esclusivo.

Allo stesso tempo la Vita Consacrata comporta una piena dedizione ai fratelli. L’esempio di Gesù che si è inginocchiato davanti ai discepoli per lavare loro i piedi (cf. Gv 13) è per i consacrati vocazione al servizio dei più poveri e bisognosi, “a prendersi cura dell’immagine divina deformata nei volti di fratelli e sorelle, volti sfigurati dalla fame, volti delusi dalle promesse politiche, volti umiliati di chi vede disprezzare la propria cultura, volti spaventati dalla violenza quotidiana e indiscriminata, volti angustiati di minorenni, volti di donne offese e umiliate, volti stanchi di migranti senza degna accoglienza, volti di anziani senza le minime condizioni per una vita degna “ (VC 75).

La Vita Consacrata è essenziale alla vita, al ministero e alla santità della Chiesa, perché le persone consacrate hanno come loro propria caratteristica “la speciale conformazione a Cristo vergine, povero, obbediente”. Anzi, come ricorda il Papa, compito peculiare della Vita Consacrata è di tener viva nei battezzati la consapevolezza dei valori fondamentali del Vangelo, anticipando la bellezza del Regno di Dio. In tal modo la Vita Consacrata fa continuamente emergere nella coscienza del popolo di Dio l’esigenza di rispondere con la santità della vita all’amore di Dio riversato nei cuori dallo Spirito Santo.

Offrire uno stimolo, un richiamo, un aiuto alla santità: ecco la funzione fondamentale, esaltante e insostituibile della vita consacrata.

Una Diocesi che restasse senza la Vita Consacrata si troverebbe tristemente impoverita e indebolita, priva di doni, di energie e di punti di riferimento per il cammino spirituale e pastorale dei cristiani. La Diocesi, la Chiesa tutta, ha bisogno di voi, consacrati! La vostra presenza non solo è gradita e apprezzata, ma necessaria.

Questa sera in occasione del Giubileo, i consacrati e le consacrate presenti nella nostra Diocesi vogliono ringraziare il Signore per il dono inestimabile della vocazione. E’ un dono grande, immeritato, assolutamente gratuito, che è segno di predilezione da parte del Signore.

Allo stesso tempo i nostri fratelli e le nostre sorelle che si sono consacrati a Dio vogliono in questo giorno del loro Giubileo aprire il proprio cuore alla misericordia del Signore, implorando il suo perdono per tutte le insufficienze e inadempienze dovute alla fragilità della natura umana. Il Giubileo è tempo di grazia, di misericordia, di riconciliazione, di rinnovamento spirituale. I religiosi e le religiose invocano umilmente la grazia del perdono per tutte le loro colpe come pure invocano la grazia di essere risanati in tutte quelle ferite lasciate aperte dalla non piena adesione all’amore di Cristo.

Infine, celebrando il loro Giubileo, i consacrati e le consacrate che sono qui presenti e anche coloro che attraverso la radio sono in questo momento uniti a noi dai loro monasteri di clausura (ricordo le sorelle Benedettine di Senigallia e le sorelle Clarisse di Serra de’ Conti e Arcevia) o dalle loro Case dove sono impediti a causa dell’età o della malattia, vogliono rinnovare l’impegno di obbedienza al Vangelo, alla voce della Chiesa, alla loro regola di vita. Vogliono anche confermare con gioia il loro proposito di vivere con sobrietà e austerità, per vincere l’ansia del possesso mediante la grazia del dono. Vogliono inoltre rinnovare l’impegno di custodire con amore la castità del corpo e la purezza della mente per la gloria di Dio e la salvezza dell’uomo.

4. Sulle persone consacrate, sulle nostre famiglie, su questa città e su tutta la Chiesa senigalliese interceda la Madonna della Speranza, di cui oggi celebriamo la festa, venerandola come nostra celeste patrona. La Chiesa tutta guarda a Maria che è esempio sublime di donazione e consacrazione. Maria ha sempre tenuto viva la speranza, perché radicata nella fede. Ed è la speranza che le ha permesso di dimenticare se stessa per donare e per donarsi. E’ la speranza che le ha dato la forza di continuare ad amare, ad offrire e a donarsi anche quando la spada, profetizzata dal vecchio Simeone, le trafiggeva il cuore. E’ la speranza che l’ha resa capace, ai piedi della croce, di accogliere come figlio Giovanni, ed in lui tutti i discepoli. Tutti, affidandoci a lei, potremo sperimentare la sua tenerezza materna, ma in particolare i consacrati e le consacrate.

La Madonna della Speranza accompagni la nostra Chiesa locale particolarmente nel cammino della missione diocesana e in questo tempo dell’anno giubilare: ravvivi in tutti i cristiani – fedeli laici, sacerdoti, consacrati – il dono della speranza, perché siano coraggiosi testimoni e messaggeri del Vangelo. A tutti conceda di sperimentare la gioia di donarsi per la salvezza propria e dei fratelli. Così sia.

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