Omelia nel pellegrinaggio a Roma in occasione dell’Anno Paolino (Basilica di San Paolo, 20 settembre 2008)

Roma, 20 settembre 2008

Qual è il segreto di Paolo, di questa figura gigantesca della fede, il grande apostolo delle genti, il più grande missionario di tutti i tempi?
Tutto ha avuto origine da un avvenimento che ha avuto luogo sulla via di Damasco, come ci è stato ricordato dalla prima lettura (At 22,,3-16). E’ là, sulla via di Damasco che accadde l’imprevedibile, un fatto sorprendente e traumatico, che cambiò radicalmente la sua vita, tanto che da feroce persecutore dei cristiani divenne l’appassionato testimone del Signore risorto, l’infaticabile annunciatore del Vangelo.
Che cosa è dunque successo? E’ avvenuto che Gesù stesso gli si è rivelato, gli si è manifestato nella luce folgorante del suo amore: “Saulo (era il suo nome ebraico), Saulo, perché mi perseguiti?”. Paolo ha capito che Gesù di Nazaret è vivo, è risorto: ha capito che lo ama di un amore indescrivibile; si sente afferrato, affascinato irresistibilmente da questo amore, si innamora di Cristo. Comprende che ormai la sua vita ha senso solo per lui e con lui: per me, dirà successivamente, vivere è Cristo. Tutto il resto lo considera come secondario, anzi come spazzatura. Paolo è giunto alla conoscenza di Cristo non attraverso studi o ricerche, ma perché Gesù stesso gli si è rivelato.

Nell’incontro con Cristo risorto a Damasco Paolo ha capito di dover cambiare vita, mettendola tutta a servizio del Vangelo. Chi si sente amato, capisce che a sua volta deve comunicare amore agli altri. A Damasco Paolo ha compreso di dover abbandonare ogni forma di odio e di violenza e di dover dare spazio alla carità: nella prima lettera ai Corinzi egli compone quel famoso “inno alla carità” (1 Cor 13) che costituisce una delle più belle pagine del Nuovo Testamento.

La forma più alta di carità verso il prossimo è quella di comunicare la fede. Nell’incontro di Damasco Paolo ha ricevuto il mandato missionario. Come agli altri apostoli, così anche a Paolo Gesù conferisce l’incarico di andare in tutto il mondo a predicare il Vangelo e a piantare la Chiesa. Del resto l’amore per Gesù non poteva rimanere nascosto o silente: doveva esplodere e di fatto è esploso in maniera dirompente. Paolo diviene il più grande missionario di Cristo.

Instancabile, intraprende viaggi missionari sempre più lunghi, sempre più difficili, sempre più intensi. Annuncia con coraggio il Vangelo in ogni ambiente. Solca i mari, attraversa le città e i villaggi, giunge infine alla capitale dell’impero, a Roma, dove troverà il martirio insieme allo stesso capo degli apostoli, Pietro. Fonda diverse comunità di cristiani, ai quali scrive diverse lettere, dense di affetto e di profonda dottrina. Ma non insuperbisce, rimane umile. Si considera l’infimo degli apostoli e neppure degno di essere chiamato tale. Riconosce la sua debolezza: dice di avere una spina nella carne (2 Cor 12,7). Comunque non si scoraggia; il Signore stesso gli dice: “Ti basta la mia grazia: la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (2 Cor 12,9).

Come non ammirare una persona di così grande statura? Come non ringraziare il Signore per averci dato un testimone così fulgido del suo vangelo? Una lezione molto importante che possiamo trarre dalla vita dell’Apostolo è la centralità di Gesù Cristo: Paolo è quello che è perché ha messo al centro della propria vita Gesù Cristo. Si è lasciato afferrare da lui, dal suo amore, lo ha riconosciuto come l’unico salvatore, come il suo unico tesoro. Che illusione porre la nostra fiducia negli idoli del nostro tempo: il denaro, il successo, il potere, pensando che queste cose possano darci la vera felicità. Ci aiuti tutti San Paolo a mettere ordine nella nostra vita, ogni cosa al suo posto, distinguendo ciò che è veramente importante, essenziale, duraturo e ciò che è secondario, relativo, passeggero.
Un’altra lezione che San Paolo ci offre è quella della comunicazione della fede: dobbiamo anche noi essere missionari, impegnati a trasmettere agli altri il dono della fede, con la parola e soprattutto con la nostra testimonianza di vita. Non dobbiamo vergognarci del Vangelo, non dobbiamo vergognarci di essere cristiani: la fede è un dono immenso di cui dovremmo essere immensamente lieti e riconoscenti. Se siamo stati graziati dal Signore, se abbiamo conosciuto il suo amore, se abbiamo ottenuto il suo perdono, non possiamo rinchiuderci in noi stessi, dobbiamo condividere con gli altri i doni ricevuti. Peraltro, la carità più grande che possiamo compiere verso gli altri – pensiamo in particolare ai lontani da Dio e dalla Chiesa, agli indifferenti – è quella di aiutarli a credere, perché è attraverso la fede che si ottiene la salvezza.

Che l’apostolo Paolo interceda per noi. Trovandoci presso la sua tomba e riflettendo sulla sua testimonianza, gli chiediamo di aiutarci ad essere cristiani autentici, cristiani non solo di nome ma di fatto. A lui che ha dato la vita per il Signore chiediamo di confermarci nella fede e di rafforzarci nella carità: vogliamo tornare nelle nostre case, nelle nostre parrocchie, nella nostra Diocesi con più coraggio, con maggiore fiducia, con più grande speranza. Gli chiediamo la forza di non aver paura e di non scoraggiarci di fronte alle prove, alle difficoltà personali e a quelle della comunità cristiana: ci aiuti a ricordare che il Risorto è con noi, cammina con noi, non ci abbandona.
Un’ultima richiesta gli presentiamo in questo pellegrinaggio. La nostra Diocesi si prepara a celebrare prossimamente il Sinodo Diocesano: sarà un evento di grazia, uno dei momenti più forti e significativi della vita della nostra comunità ecclesiale, un’occasione per metterci in ascolto di ciò che lo Spirito dice alla nostra Chiesa, un cammino che siamo chiamati a fare insieme per un rinnovamento della nostra vita cristiana ed ecclesiale. A San Paolo, che ha strenuamente operato per l’unità e la crescita della chiesa, affidiamo la buona riuscita del nostro Sinodo Diocesano: per tutti i membri della nostra Chiesa, per i pastori e per i fedeli, sia davvero una grazia, apportatrice di forza e luce nel nostro cammino verso il Regno.
O glorioso San Paolo, apostolo di Cristo, prega, prega per noi!

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