Notte di Natale 2021

La parola di Dio appena proclamata consente di comprendere l’evento del Natale e l’impatto che la nascita di Gesù, il Figlio di Dio, ha avuto e continua ad avere sulla nostra vita. La parola di Dio ci mette, in tal modo, al riparo dalle manipolazioni, dalle riduttive interpretazioni, dai travisamenti di questo avvenimento, puntualmente alimentati ogni anno.

La comprensione reale del Natale è offerta dalle parole dell’angelo rivolte ai pastori (cfr Lc 2,1-14) che nella campagna di Betlemme, vegliavano di notte per fare la guardia al loro gregge. L’angelo invita i pastori, “presi da grande timore” per quella comparsa inusuale, a non avere paura («Non temete»); li avverte che la notizia che sta per dare avrà un impatto decisivo, positivo, sulla loro vita e su quella del popolo d’Israele («ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo”). Finalmente la notizia: «Oggi (non ieri, nemmeno domani né in un prossimo futuro; nella notte tenebrosa che incute timore e che rappresenta un’occasione propizia per gli animali feroci di aggredire il gregge e i pastori; in una storia pesantemente dominata dai potenti) è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore (viene al mondo un bambino, uno tra i tanti che in quella notte nascevano, che è singolare per quello che rappresenta per i pastori e per un intero popolo, è il loro Salvatore, una persona che farà di tutto per liberare la loro esistenza, e non solo la loro esistenza, dal male che in molti modi l’aggredisce e che loro non sono in grado di fronteggiare)».

La notizia data dall’angelo ai pastori in quella notte di molti anni fa, raggiunge anche noi in questa notte che è tale non solo perché buia, ma anche perché rappresenta bene la condizione in cui ci troviamo costretti dal perdurare di una pandemia che aggredisce la nostra esistenza e le nostre persone, provocata da un microscopico virus che sta in agguato, pronto a colpire senza alcun preavviso, come capitava ai pastori e ai loro greggi, aggrediti dalle bestie feroci. Anche a noi è annunciata (sarebbe più pertinente dire confermata) la gioiosa notizia di un Salvatore nato per noi.

Come Gesù “salva” la nostra vita?, quale salvezza può offrirci ancora oggi? L’apostolo Paolo nella Lettera a Tito, proclamata nella seconda Lettura (2,11-14), ci aiuta a comprendere la portata della salvezza che il bambino di Betlemme intende realizzare a nostro favore.

Paolo parla della «grazia di Dio (il suo dono, Gesù, il Figlio amato), che porta salvezza a tutti gli uomini (destinata cioè a tutte le persone che sono venute e che verranno al mondo), che ci insegna (ci invita e ci mostra come si agisce) a rinnegare l’empietà e i desideri mondani (a prendere le distanze dal male che ferisce l’esistenza, nostra e degli altri) e a vivere in questo mondo (condurre la nostra esistenza sulla terra) con sobrietà (liberi dalla seduzione del possedere, persone, beni, potere), con giustizia (non piegando tutto e tutti alla ricerca del proprio interesse) e con pietà (riconoscendo Dio, Padre di Gesù e nostro, come il Creatore del mondo, il datore dalla vita e il custode della verità della nostra esistenza), nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo (consapevoli che la salvezza che Gesù ci offre non si esaurisce nella vita bella, buona e felice sulla terra, perché la consegna all’orizzonte più ampio e definitivo, aperto dalla risurrezione di Gesù).

Come accogliere questa notizia? I pastori di Betlemme ci sollecitano ad agire come loro, ad “andare a vedere” quel bambino del quale l’angelo aveva parlato loro in quella notte e continua a parlare ancora oggi a noi, nelle tante notti della nostra esistenza. Ci invitano a non dare ascolto alle nostre paure, a non restare prigionieri delle nostre misure, a non restare bloccati nelle notti delle nostre difficoltà e sofferenze, ma a metterci in cammino, ad andare dal Signore, a dare ascolto alla sua parola, ad accogliere nella gestione della nostra esistenza il suo amore che salva.

Questo è il mio augurio: che non smettiamo di andare a vedere il Signore, l’Emmanuele, che ogni giorno, che nelle situazioni della nostra vita, anche in quelle più oscure e sofferte, che nelle scelte con cui plasmiamo la nostra esistenza, sappiamo riconoscerlo come il nostro Salvatore. Perché succeda anche a noi di ritornare alle occupazioni della vita con la serenità dei pastori di Betlemme.

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