“Misericordia io voglio e non sacrifici” il Vescovo Franco ci introduce alla Quaresima – Cattedrale di Senigallia 14.2.2016

Tempo liturgico della Quaresima

L’immagine corrente

Nel percorso dell’anno liturgico il tempo liturgico della Quaresima è considerato un tempo “forte”. La qualifica di tempo “forte” deriva alla Quaresima dalla sua associazione alla Pasqua, è il tempo che precede la Pasqua. In questo “tempo forte” ci sentiamo rivolgere frequentemente l’invito alla conversione. L’impegno che ci viene chiesto riguarda qualcosa di diverso rispetto al tempo normale della vita (il digiuno). Normalmente poi il digiuno è riferito al cibo. Inoltre siamo sollecitati a pregare di più e a essere più generosi nella pratica della carità.

La Quaresima registra poi una particolare mobilitazione nelle nostre comunità riguardo proprio alla preghiera e alla pratica della carità.

La conclusione: la Quaresima è il tempo in cui ci si deve impegnare a fare qualcosa di più  (riguardo alla preghiera e alla pratica della carità) e di nuovo (come il digiuno) rispetto agli altri tempi liturgici.

Questa considerazione della Quaresima rischia di apparire inadeguata se il riferimento alla Pasqua resta fragile, non svolto adeguatamente e se la conversione è ridotta a un fare qualcosa di più e di nuovo rispetto agli altri tempi liturgici

Per una comprensione del tempo liturgico della Quaresima

Il riferimento della Quaresima alla Pasqua di Gesù non è giustificato dalla vicinanza temporale: la Quaresima non è solo il tempo che precede la Pasqua, ma il tempo che prepara a celebrare, vivere, la Pasqua. La liturgia ce lo ricorda fin dal primo giorno: «Accogli, Signore, questo sacrificio, col quale iniziamo solennemente la Quaresima, e fa’ che mediante le opere di carità e penitenza vinciamo i nostri vizi e liberi da peccato possiamo celebrare la Pasqua del tuo Figlio» (Mercoledi delle Ceneri, preghiera sulle offerte)

La pasqua di Gesù e l’esistenza cristiana

L’esistenza cristiana è un’esistenza concreta definita dal riferimento a Gesù Cristo: il credente cristiano è colui che vive come/con Gesù, che dà alla propria esistenza i contorni dell’esistenza di Gesù.

Nella pasqua di Gesù ritroviamo la verità dell’esistenza di Gesù: un’esistenza riconosciuta come ricevuta dalle mani del Padre (“un corpo mi hai preparato…”, Eb 10, 5), vissuta in obbedienza al Padre (“vengo…per fare o Dio la tua volontà”, Eb 10,7), un’obbedienza che l’ha condotto a dare la vita per gli altri (“questo è il mio corpo, che è dato per voi”, Lc 22,19).

Nella “partecipazione” alla Pasqua di Gesù sta il senso e la verità dell’esistenza cristiana: cfr il Battesimo (“Per mezzo del battesimo siamo stati dunque sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova”, Rm 6,4) e l’Eucaristia (“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui… colui che mangia di me vivrà per me”, Gv 6,56-57), i sacramenti che presiedono all’esistenza cristiana, la promuovono, ne indicano il senso e il percorso.

La conversione nella vita cristiana

Nelle parole con cui Gesù inizia il proprio ministero in Galilea (Mc 1,15: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo”) troviamo uno stretto legame tra conversione e fede: la conversione consiste fondamentalmente nella fede, nel credito dato a Gesù, al suo vangelo, un credito che si esprime concretamente nel seguirlo, una sequela che a sua volta si esprime nel cambiare il proprio modo di pensare, di giudicare, i propri orientamenti di vita, gli atteggiamenti, perché nasca un nuovo modo di vivere, determinato dal riconoscimento di Gesù come la “buona notizia” (vangelo) per la propria esistenza, perché la libera dalla minaccia del male che in tanti modi la avvilisce.

All’interno di questa figura di vita cristiana la pratica del digiuno trova la sua pertinente collocazione e interpretazione come

  • ascesi: esercizio del diventare credenti, imparare a vivere cioè come ha vissuto Gesù. Proprio perché cristiani non si nasce, ma si diventa, il digiuno fa parte di quel percorso che ci conduce a vivere la nostra esistenza da credenti.
  • un esercizio che è sinonimo di rinnegamento: dirsi dei no e dire dei no. I no che siamo chiamati a dire non sono fine a se stessi, ma in funzione della realizzazione di una figura di persona che trova la propria verità in Gesù di Nazareth.
  • esercizio concreto e puntuale: la concretezza del digiuno è data dal fatto che fa riferimento a quegli aspetti della nostra vita e della nostra persona che sono ancora lontani dal vangelo di Gesù, dal suo modo di interpretare l’esistenza.
  • pratica non solo quaresimale, ma della vita di ogni giorno

 Conclusioni

La Colletta della Messa della I domenica di Quaresima («O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita») ci rivela il senso di questo tempo liturgico, come:

  • Tempo di grazia: la Quaresima, tempo donato, concesso da Dio. Per questo tempo buono da apprezzare
  • Tempo propizio per verificare la qualità della propria fede: cosa “ho in cuore”, per che cosa vivo?.
  • Tempo della lotta, della prova: decidere di vivere da credenti, da figli di Dio, da discepoli di Gesù.

 

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