«La Messa del crisma… è una manifestazione della comunione dei presbiteri con il proprio Vescovo nell’unico e medesimo sacerdozio e ministero di Cristo» (Lettera della Congregazione per il culto divino, n 75). Al ministero di Cristo partecipiamo insieme, Vescovo e presbiteri. Quella comunione che lega Vescovo e presbiteri tra di loro è il dono che Gesù Cristo fa ai suoi amici, perché possano prendere parte insieme al suo ministero.
La Colletta della Messa crismale identifica il ministero di Cristo come opera di salvezza, di liberazione, cioè di ristabilimento delle condizioni di un’esistenza non più insidiata e devastata dal male, di un’esistenza buona, che si fa apprezzare; parla di noi come testimoni nel mondo (più vasto, ma anche in quello più raccolto dell’esistenza quotidiana delle persone che ci sono affidate) di questa opera di liberazione, perché partecipi della stessa consacrazione di Gesù.
I testi della parola di Dio appena proclamati nella celebrazione ci consentono di conoscere la consapevolezza che Gesù ha del proprio ministero e in che cosa consiste l’opera della salvezza.
Gesù non si attribuisce il ministero, ma lo riconosce ricevuto («Il Signore mi ha consacrato») né decide da sé da chi andare, ma si lascia mandare («Il Signore mi ha mandato»).
L’opera affidata a Gesù ha dei precisi destinatari, è rivolta alle persone che sono ai margini della vita, feriti nella loro persona, in deficit di speranza e consiste nel riscattare tali persone da questa condizione di non-vita e ridare loro speranza. Per questo l’opera affidata a Gesù ha i tratti del “lieto annuncio”, della notizia bella/buona.
Quest’opera Gesù l’affida a noi, perché anche noi proclamiamo a chi è misero, ha il cuore spezzato, non è libero, l’ “anno di grazia del Signore”, il tempo, cioè, della visita del Signore, una visita che riscatta la vita e rilancia la speranza.
Nella Colletta si chiarisce anche che noi onoriamo l’opera ricevuta come “testimoni”, come persone, cioè, che in qualche modo ne sono rimaste coinvolte, hanno sperimentato personalmente l’azione liberatrice di Gesù (cfr il testo di Ap. 1,5-8, proposto dalla seconda Lettura, dove Giovanni, parla di noi come amati da Gesù Cristo, liberati da lui con il suo sangue dai nostri peccati e ci ha costituiti sacerdoti). Si ricorda inoltre che non siamo semplicemente delegati a quest’opera, ma messi in condizione di svolgerla pienamente (= consacrati), perché anche noi, come Gesù, siamo stati raggiunti dallo Spirito di Dio.
Alla luce dei testi ascoltati il nostro ministero ci porta alle persone ferite in tanti modi, nel corpo e nel cuore. In questi giorni la visita alle famiglie per portare l’acqua santa vi ha fatto incontrare situazioni simili a quelle elencate dal profeta Isaia. L’acqua santa che avete portato non è una cos, pur santa, ma sempre una cosa; quello che avete portato è la benedizione del Signore che è entrato nella casa e nella vita delle persone, pere guarire, ridare fiducia e speranza, per irrobustire la loro volontà di bene.
Anche i sacramenti che amministriamo non sono semplicemente cose sacre, ma gesti che consentono al Signore di incontrare le persone per offrire loro il suo amore che le riscatta dal male, le accompagna e sostiene nel cercare e compiere il bene. E le parole che rivolgiamo alle persone, i gesti di accoglienza che il ministero ci chiede sono il tramite che consente al Signore di comunicare con le persone, di aprire il loro cuore al suo amore e all’ascolto della sua parola.
Grazie al ministero le parole profetiche di Isaia si fanno attuali, non sono più soltanto una promessa, perché si adempiono nell’oggi dell’esistenza delle persone che incontriamo.
Se le cose stanno così, comprendiamo la preziosità dei gesti che compiamo nel ministero, dalla celebrazione dell’Eucaristia all’ascolto che riserviamo alle persone; comprendiamo anche il senso della richiesta al Padre nella Colletta: «concedi a noi… di essere testimoni nel mondo dell’opera della salvezza” di Gesù, il Figlio», cioè che quello che siamo e compiamo consenta a Gesù di proseguire l’opera della salvezza avviata con la sua morte e risurrezione.