Messa Crismale (Giovedì Santo 14 aprile 2022)

La preghiera della Colletta ci ha ricordato che il nostro ministero è costituito dall’intreccio tra il dono di grazia offerta dal Padre (la partecipazione alla consacrazione di Gesù, costituito dall’unzione dello Spirito Santo come Messia e Signore) e l’agire laborioso della nostra libertà (testimoni nel mondo dell’opera di salvezza del Figlio di Dio).

L’intreccio ci richiama il legame inscindibile nel nostro ministero tra l’agire della grazia di Dio e l’agire della nostra libertà. Senza l’agire della grazia, noi, non solo non saremmo mai diventati preti, ma anche il nostro ministero, pur vissuto con generoso impegno, non renderebbe testimonianza alla salvezza portata da Gesù, il Figlio di Dio. Senza l’agire della nostra libertà la grazia di Dio resterebbe inoperosa, sterile, come un seme che, pur ricco di vita, non trova il terreno che lo riceve e gli consente di esprimere la ricchezza che gli appartiene.

La grazia di Dio non si è esaurita nella nostra chiamata e nella nostra ordinazione, perché continua ad accompagnare ogni giorno il nostro ministero. La consapevolezza della presenza quotidiana della grazia del Signore, che ci ha chiamato a seguirlo, che ci ha resi partecipi della sua consacrazione, rappresenta (dovrebbe rappresentare) una preziosa risorsa che ci consente, non solo di non rassegnarci alle fatiche, alle stanchezze e alle delusioni del ministero, che pure non mancano, ma anche d’individuare percorsi del nostro servizio pastorale che permettono di essere nel mondo testimoni di Gesù, Colui che “porta il lieto annuncio ai miseri, fascia le piaghe ai cuori spezzati, proclama la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri e promulga l’anno di grazia del Signore” (cfr Is 61,1-2).

Anche l’agire della nostra libertà non si è concluso con l’adesione alla chiamata del Signore, perché ogni giorno siamo sollecitati a essere testimoni nel mondo della salvezza offerta da Gesù. Testimoni con la nostra persona, prima ancora che con il nostro ministero; testimoni non esclusivi, ma con il popolo di Dio delle nostra chiesa di Senigallia, con tutte le sue vocazioni e risorse.

Una Chiesa la nostra da tempo impegnata in una “conversione pastorale” che le consenta di essere sempre più Chiesa che testimonia la “gioia del Vangelo” (cfr EG 1.27); che ha accolto l’invito di Papa Francesco a “camminare insieme” nell’ascolto di quanto lo Spirito Santo le vuole comunicare perché sia all’altezza della testimonianza del vangelo di Gesù, destinato anche agli uomini e alle donne che abitano questo territorio.

Camminare insieme per operare una conversione pastorale, in obbedienza allo Spirito Santo, non è impresa facile, perché chiede di non irrigidirci nelle nostre letture, ancorati alle nostre consuetudini di vita e di pensiero; impegna ad ascoltare con fiducia le considerazioni diverse dalle nostre, a percorrere tratti dell’azione pastorale ancora inesplorati, a restare aperti alle “sorprese” dello Spirito.

E’ però possibile perché la grazia di Dio non ha ancora esaurito la sua azione e l’antica promessa del Risorto («Io sono con voi tuti i giorni fino alla fine del mondo», Mt 28,20) resta tutt’ora in vigore.

Vi chiedo, per questo, di offrire con intelligenza e passione il vostro apporto a questo cammino condiviso. Offriamolo anzitutto al cammino del nostro presbiterio, come ho avuto modo di scrivere nella mia Lettera “Quale presbiterio per la nostra chiesa diocesana?” e che vi invito a riprendere. Vi chiedo di sollecitare le nostre comunità parrocchiali a superare le resistenze e paure ancora presenti. E se queste paure e resistenze le ritroviamo anche in noi, cerchiamo di condividerle in una comunicazione libera da irrigidimenti e chiusure.

Nella benedizione degli olii per i sacramenti della vita cristiana e nel rinnovo delle promesse dell’ordinazione, mentre riconosceremo con gratitudine che la grazia di Dio continua ad accompagnarci nel nostro ministero, comunicheremo con fiducia al Signore la nostra decisione di continuare a essere e operare come testimoni della sua salvezza, in questa parte di mondo in cui lui ci ha chiamati a essere pastori “secondo il suo cuore”.

Giunga a voi e vi sia di conforto la mia personale gratitudine e quella della nostra chiesa diocesana.