Mercoledì delle Ceneri (14 febbraio 2018)

Le prime parole della liturgia eucaristica ci sorprendono. Noi ci saremmo aspettato  in avvio un forte invito alla conversione, alla penitenza e invece ci sono rivolte parole di tutt’altro genere: «Tu ami le tue creature, Signore, e nulla disprezzi di ciò che hai creato; tu dimentichi i peccati di quanti si convertono e li perdoni, perché tu sei il Signore nostro Dio». Parole queste che parlano di un Dio che ama tutte le sue creature, senza distinzioni, che “dimentica” e perdona i nostri peccati.

La liturgia c’introduce alla Quaresima parlando prima dell’amore di Dio per noi e, solo, in un secondo momento, invitandoci a cambiare il nostro cuore, a ritornare al Signore, a convertirci. E anche quando ci rivolge questo invito, lo fa ricordandoci ancora che Dio è misericordioso, “di grande amore”, “si muove a compassione per il suo popolo” (così lo presenta profeta Gioele nella I lettura, 2,12-18).

L’apostolo Paolo, nella II lettura (2Cor. 5,20-6,2), quando ci esorta a lasciarci riconciliare con Dio, porta come motivo un suo gesto che non può lascarci indifferenti: Lui “ha fatto (reso) peccato” Gesù, suo Figlio, che non aveva commesso nessun peccato. E questo “in nostro favore”, per favorirci (“perché in lui potessimo diventare giustizia di Dio”). Dio, per favorirci, accetta di allontanarsi da suo Figlio.

Perché la liturgia ci parla prima dell’amore di Dio, di quanto Lui fa per noi e poi di quello che noi dovremo fare in questo tempo di quaresima? Penso per due motivi.

Il primo lo apprendiamo dalla vita. Quando ci si sente amati, tante resistenze e paure vengono meno dentro di noi, ci fidiamo di più e con maggior facilità sappiamo fare scelte impegnative, anche rinunce.

Il secondo è suggerito dalla liturgia stessa: se Dio ci vuole bene, opera a nostra favore, quanto ci chiede non è per metterci ancore più in difficoltà, per renderci ancore più tristi e scontenti, ma per consentire a Lui di esprimere tutto il suo amore, per farci sentire persone in pace, ricche di speranza, e di amore.

Tra poco riceveremo le ceneri sul capo, con l’invito a convertirci e a credere al Vangelo. In che cosa consiste questa conversione? Nel credere alla buona notizia (vangelo) di un Dio che ci vuole proprio bene, che sta dalla nostra parte e che quanto ci chiede non è per complicarci la v ita o per metterci fuori gioco.

Sostenuti da questa fiducia iniziamo il tempo della Quaresima, che nella Colletta della Messa è presentato come un “cammino di vera conversione”, una conversione che ci impegna in un “combattimento contro lo spirito del male”.

Papa Francesco nel suo Messaggio per la Quaresima – “Per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti (Mt 24,12)”denuncia gli effetti devastanti dell’azione del male nella vita delle persone: la seduzione dei manipolatori del consenso (quelli che lui chiama “falsi profeti” e “ciarlatani”), il raffreddamento della carità, provocato dall’avidità del denaro e dal rifiuto di Dio, che sfocia nella violenza contro chi è avvertito come minaccia per la nostra vita.

Quale rimedio efficace per contrastare l’azione del male? Papa Francesco ripropone le tre opere di cui parla Gesù nel vangelo: la preghiera, il digiuno, l’elemosina.

Gesù  anzitutto ci mette in guardia (“State attenti”) dal non stravolgere il senso di questi gesti (compierli per suscitare l’ammirazione degli latri nei nostri confronti)

  • La preghiera. Gesù sottolinea il carattere personalissimo del dialogo con il Padre (“entra nella tua camera e chiudi la porta”), anche quando preghiamo comunitariamente. Proviamo in questa Quaresima, a stare un po’ di più e meglio con il Signore, a dargli più tempo, a partire dall’Eucaristia della domenica e, da un ascolto più attento e prolungato della sua parola.
  • Il digiuno. Non è fine a se stesso (non ha le ragioni di una dieta), ma è un esercizio di libertà dalle cose, soprattutto da quelle che tengono in scacco il nostro cuore, consapevoli che non sono le cose a dare serenità e sicurezza alla vita (ce lo ricorda Gesù, per il quale non di solo pane vive l’uomo); dall’egoismo che ci suggerisce di trattenere tutto per noi. Proviamo ad Individuare forme concrete di questo esercizio di libertà.
  • L’elemosina. Una modalità concreta di aprirci sulla sofferenza e sui bisogni degli altri. Papa Francesco nel suo messaggio per la Quaresima scrive che l’elemosina «ci libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro è mio fratello: ciò che ho non è mai solo mio. Come vorrei che l’elemosina si tramutasse per tutti in un vero e proprio stile di vita!».
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