Senigallia, 4 ottobre 2007
La famiglia comunità educante
Linee programmatiche per l’anno pastorale 2007-2008
Care Sorelle e cari Fratelli della Chiesa di Senigallia
In stretta continuità con gli anni precedenti, in cui si è cercato di porre al centro dell’attenzione la famiglia, anche nel nuovo anno pastorale 2007-2008, come Chiesa di Senigallia, vogliamo intraprendere un percorso di riflessione e di impegno che privilegia la stessa realtà, declinandone un aspetto specifico e fondamentale: la dimensione educativa.
Che la famiglia debba essere collocata al centro della cura pastorale è una necessità che si rende sempre più urgente e che non può non essere riconosciuta e condivisa.
In realtà la famiglia è il punto d’incontro di tutta l’azione evangelizzatrice della Chiesa. La famiglia è il mondo vitale che abbraccia le varie categorie di età delle persone; la medesima è l’ambito primario e fondamentale, come è stato sottolineato anche al Convegno ecclesiale di Verona, che attraversa tutti gli ambiti di vita: l’affettività, la trasmissione della fede e della cultura, il lavoro e il tempo libero, le situazioni di fragilità umana, la cittadinanza.
Se l’anno scorso abbiamo avuto modo di riflettere sul fondamento del matrimonio e della famiglia, che è l’amore, in questo nuovo anno pastorale vogliamo soffermare l’attenzione su una specifica prospettiva dell’amore: l’educazione. La famiglia che ama è una famiglia che educa. L’educazione è fondamentalmente un atto di amore.
A nessuno sfugge che oggigiorno ci si trova di fronte ad una vera e propria “emergenza educativa”. Lo hanno richiamato in più occasioni il S.Padre Benedetto XVI e gli stessi Vescovi italiani. La sfida educativa investe le varie agenzie e istituzioni formative, ma riguarda in primo luogo la famiglia. Peraltro la stessa famiglia, consapevole delle difficoltà in cui versa, avverte il bisogno di aiuto per fare fronte alle sue responsabilità.
Dio, educatore del suo popolo
Per conoscere la natura, la finalità e i compiti dell’educazione apriamo la Scrittura. Ci mettiamo in ascolto della parola di Dio: è la parola che illumina e ispira l’opera dell’uomo.
Nella Bibbia, quando si parla di educazione, il concetto si riferisce anzitutto a Dio1. E’ Dio che educa il suo popolo. Dio è in mezzo agli uomini e continua ad educare. Gli educatori, i genitori, sono suoi alleati: l’opera educativa non è anzitutto nostra, è sua. Noi impariamo da lui, lo seguiamo, gli diamo fiducia ed egli ci guida e ci conduce.
Facendo memoria del cammino dell’esodo, il cantico di Mosé descrive così l’azione educativa di Dio per il suo popolo:
“Egli lo trovò in una terra deserta,
in una landa di ululati solitari.
Lo educò, ne ebbe cura, lo allevò,
lo custodi come pupilla del suo occhio.
Come un’aquila che veglia la sua nidiata,
che vola sopra i suoi nati,
egli spiegò le sue ali e lo prese,
lo sollevò sulle sue ali.
Il Signore lo guidò da solo,
non c’era con lui alcun Dio straniero” (Dt 32,10-12).
Dio educa il suo popolo con amore. Il rapporto educativo è quello di una vicinanza che è propria dell’amore: esige un accompagnamento e una pazienza che solo l’amore rende possibile.
Il progetto di Dio, peraltro, ha a che fare con la libertà: Dio fa uscire il suo popolo dalla terra di schiavitù per farlo entrare in quello della libertà autentica, la libertà di amare, di servire Dio e il prossimo, di fare scelte responsabili e consapevoli.
E’ da notare inoltre che Dio non educa il suo popolo a casaccio, con interventi saltuari e sconnessi. L’azione educativa è sempre “mirata”, si svolge secondo un progetto, sapendo che c’è un fine, una meta da raggiungere e che verso tale meta vanno orientati, con gradualità ed equilibrio, i diversi momenti del cammino.
Il rapporto educativo è infatti un processo, un cammino permanente che dura lungo tutto l’arco dell’esistenza, anche se assume una particolare intensità e importanza nell’età della fanciullezza, dell’adolescenza e della giovinezza.
Si tratta di un processo di crescita, di maturazione in tutte le dimensioni, a cui lo stesso Gesù, il Figlio di Dio, non si è sottratto. Ci riferisce, infatti, il Vangelo che dopo lo smarrimento di Gesù a Gerusalemme, dove si era fermato a disputare con i dottori del tempio, “partì con loro (i genitori) e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,51-52).
Da questi brevi accenni, alla luce della Parola di Dio possiamo già cogliere le caratteristiche fondamentali dell’educazione: è un processo finalizzato alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni, cosicché possa introdursi nella “realtà totale”, umana e soprannaturale. E’ un processo permanente che implica un rapporto di amore e si svolge in un contesto di libertà.
Compito educativo dei genitori2
Quando si parla di educazione, viene spontaneo applicare il discorso anzitutto ai genitori: sono essi, per definizione, i primi educatori dei loro figli. Ma in realtà sono gli stessi genitori che hanno bisogno di educarsi.
E’ proprio all’interno della coppia genitoriale che in effetti si annida una tentazione pericolosa: l’idea cioè che il matrimonio è un punto di arrivo e che gli sposi non hanno bisogno di imparare né di amare né di essere genitori-educatori.
L’esperienza ci dice che la realtà è un’altra: il matrimonio è anche un punto di partenza, l’amore deve essere appreso e così anche il compito educativo.
Perché i genitori possano educare i figli come esigenza dell’amore hanno bisogno di essere aiutati ad educarsi e ad educare.
Nella misura in cui i genitori realizzano una intesa di coppia, coltivano il colloquio di coppia e la fedeltà coniugale, si impegnano nella loro crescita umana e cristiana, sono in grado di offrire ai figli un’opera educativa credibile ed efficace.
Per quanto riguarda l’educazione dei figli da parte dei genitori, ci si può chiedere: ma educare si può? Chiunque abbia figli, soprattutto quando questi raggiungono l’età dell’adolescenza e della giovinezza, avverte la seria difficoltà di trasmettere in un mondo che cambia ciò che ha ricevuto dai propri genitori.
Non è raro il caso di genitori che, considerandosi impari di fronte al compito educativo, finiscono con l’abdicare alla propria responsabilità.
In realtà sono numerose e gravi le difficoltà educative che oggi le famiglie incontrano. Pensiamo al poco tempo disponibile da parte dei genitori, assorbiti come sono dal lavoro, per stare in compagnia dei figli. Pensiamo alla disuguaglianza culturale tra genitori e figli a motivo del diverso cammino scolastico. Pensiamo alla cultura dominante che attraverso i mass media, in primis la TV, impone modelli di comportamento individualistici, consumistici ed edonistici che svuotano i connotati della responsabilità educativa dei genitori. Pensiamo infine alla stessa difficoltà che incontrano le altre agenzie educative come la scuola, la parrocchia, le varie forme di aggregazione.
In questa situazione è quanto mai urgente recuperare la fiducia e il coraggio della capacità e responsabilità educativa dei genitori, della famiglia. Occorre prendere coscienza che l’opera educativa è conseguenza, anzi parte integrante, dell’opera generativa.
Afferma il Concilio Vaticano II: “I genitori, poiché hanno trasmesso la vita ai figli, hanno l’obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e principali educatori di essa” (Gravissimum educationis, 30).
Per i genitori cristiani, poi, una simile responsabilità riposa sul sacramento del matrimonio, “che li chiama all’educazione cristiana dei figli, li chiama cioè a partecipare alla stessa autorità e allo stesso amore di Dio Padre e della Chiesa, e li arricchisce di sapienza, consiglio, fortezza e di ogni altro dono dello Spirito Santo per aiutare i figli nella loro crescita umana e cristiana” (Familiaris Consortio, 38).
Contenuti dell’educazione
Senso della vita
I genitori che hanno dato la vita ai loro figli sono anzitutto chiamati a dare le ragioni della vita: le ragioni per cui è bello e vale la pena di vivere. Si tratta di presentare la vita come vocazione e missione.
Ogni uomo infatti è chiamato ad accogliere la vita come un dono: un dono dell’amore dei genitori, anzi dell’amore stesso di Dio. Ed è mandato a vivere la vita nella logica del dono. L’uomo, secondo una stupenda espressione del Concilio Vaticano II, “è un dono che si fa dono” (Gaudium et Spes, 24). E’ questo il nucleo centrale e unificante dell’opera educativa, nucleo che peraltro viene fortemente contrastato dalla cultura oggi prevalente, tutta incentrata sugli idoli dell’avere, del potere e del piacere.
Valori umani e cristiani essenziali
Nella Familiaris consortio Giovanni Paolo II offre un’ottima sintesi dei valori fondamentali che devono essere trasmessi ai figli. Tra questi va anzitutto ricordato il senso del vero amore, inteso come “sollecitudine sincera e servizio disinteressato verso gli altri, in particolare i più poveri e i bisognosi” (37).
Si tratta di educare alla solidarietà umana, espressione dell’autentica carità cristiana. I figli devono essere aiutati a non rinchiudersi nel proprio guscio, ma a rendersi attenti a quanti – a iniziare dalle persone vicine – si trovano in situazione di bisogno.
E’ necessaria un’educazione all’accoglienza di chi è anziano (i nonni, ma non solo), malato, solo, straniero, povero. E’ in famiglia che si dovrebbero piantare le radici del volontariato.
Occorre inoltre educare al senso della vera giustizia, che sola conduce al rispetto della dignità propria e di ogni persona. La giustizia richiede anche il rispetto e la salvaguardia del creato, l’osservanza delle regole della convivenza civile.
Un’autentica educazione deve anche includere l’apertura alla mondialità, compresa la conoscenza di quanti sono impegnati, particolarmente i missionari, nello sviluppo integrale e la promozione umana nei Paesi del Terzo Mondo.
Il senso dell’amore e della giustizia dovrebbe fornire le motivazioni per prepararsi nella vita ad un generoso e competente impegno sociale e politico per portare il proprio contributo alla costruzione della pace e alla realizzazione del bene comune.
Educazione alla fede
I genitori cristiani sono i primi educatori alla fede dei loro figli. A loro compete dare ai propri figli la coscienza del dono della fede, annunciando in modo semplice e gioioso la parola del Signore, il suo amore per noi. Ai genitori cristiani spetta insegnare ai propri figli a pregare, ossia a dialogare con Dio, pregando essi stessi con loro. Gli stessi genitori sono chiamati a sollecitare i propri figli a vivere la grazia ricevuta mettendo in pratica il comandamento dell’amore, rendendoli partecipi alla vita della comunità parrocchiale, offrendo loro forme di servizio anche verso le necessità della comunità.
Compito arduo e impegnativo quello degli educatori! Verrebbe spontaneo chiedersi quante famiglie cristiane se ne fanno carico oppure lo disattendono. Ma la domanda più stringente è come aiutare, chi aiuta i genitori in questa loro imprescindibile responsabilità.
Qualcuno potrebbe essere tentato di credere che l’educazione richiede tutta una serie di tecniche e conoscenze scientifiche per far fronte alla situazione. In realtà bisogna tenere presente che per essere fruttuosa ed incisiva l’educazione ha bisogno più che di tecniche, di uno stile.
Ciò che più conta è la testimonianza di vita degli educatori: certamente la parola dei genitori – per consigliare, incoraggiare, correggere – non può mancare: certi silenzi sarebbero colpevoli e interpretabili come assenso. Senza dubbio il dialogo deve essere al centro del processo educativo. Dialogo che richiede anche pazienza e disponibilità a trascorrere tutto il tempo necessario con i propri figli.
Ma in ultima analisi la via più efficace e insostituibile dell’educazione è l’esempio, la testimonianza di vita. Solo se si è credibili, si può essere presi sul serio. Si sa peraltro che i figli sono spiantati di fronte alle contraddizioni che vedono nei genitori tra il dire e il fare, tra le fede e la vita.
La famiglia e le altre agenzie educative
La famiglia è la prima comunità educante, ma non è l’unica né l’esclusiva. Essa ha certamente una propria specificità ed insostituibilità, ma ha bisogno anche di rapportarsi con le altre forze educative. I figli, in effetti, non sono in relazione con il solo mondo vitale della famiglia, ma entrano in contatto con una pluralità di ambienti che in un modo o nell’altro influiscono nel processo educativo.
Purtroppo oggigiorno avviene che le diverse forze educative si ignorano a vicenda o camminano per proprio conto o addirittura entrano in conflitto tra di loro, magari distruggendo l’una quanto l’altra costruisce.
Accenniamo qui alla funzione della Scuola, dei gruppi e dei mass media, prima di soffermare l’attenzione sulla Chiesa.
Scuola
Imprescindibile in ordine all’educazione è la funzione della scuola: non c’è bisogno di dimostrarne l’importanza, tanto è ovvia: basti pensare al tempo che i ragazzi passano tra le sue mura.
Oggigiorno però la scuola sta attraversando un momento di grave difficoltà. Una sperimentazione incerta e pasticciona, il dubbio radicale se si debba attribuire alla scuola ancora un ruolo educativo in senso forte, un’incapacità obiettiva di guidare il ragazzo ad un uso della sua ragione che lo renda critico verso un potere sempre più invadente, hanno ormai reso la scuola un luogo dove il meglio che ci si possa attendere è che prepari al lavoro futuro: nulla di più, spesso molto di meno3.
E’ un rapporto critico e problematico quello tra genitori ed insegnanti. Da un lato gli insegnanti sono tentati di limitarsi al compito di insegnare, nel senso della trasmissione pura e semplice del sapere, rinunciando al compito educativo, dall’altro i genitori tendono ad estranearsi dalla scuola e a rinunciare essi stessi alla responsabilità educativa.
In particolare sembra che i genitori cattolici non brillino in quanto alla partecipazione agli organi collegiali e comunque alla collaborazione con il sistema scolastico.
Gruppi di riferimento e di appartenenza
Nella società contemporanea i ragazzi e i giovani, uscendo dalla famiglia, hanno la possibilità di frequentare diversi ambienti e di entrare a far parte, o desiderare di far parte, di una pluralità di gruppi umani: da quello scolastico, a quello informale di amici, di divertimento, o a quello sportivo, culturale, sociale, politico, religioso.
I diversi gruppi, a cui i soggetti appartengono o si riferiscono, esercitano un influsso anche profondo sui propri aderenti: mentre offrono ai ragazzi, agli adolescenti e ai giovani uno status, esigono ruoli particolari, impongono valori e norme, orientano e controllano il comportamento.
In questa situazione il ruolo educativo dei genitori diviene sempre più complesso: non possono prescindere dalle varie appartenenze dei loro figli, ma si fa urgente la necessità di interessarsi alle loro amicizie e aggregazioni, di dialogare e confrontarsi sulle idee e sui modelli assorbiti nei diversi ambienti, di aiutarli a sviluppare un sano spirito critico.
Mass media
Gli strumenti della comunicazione sociale di per sé non hanno una finalità educativa: sono dei mezzi che possono essere utilizzati per raggiungere scopi diversi a seconda di chi li gestisce. Nel contesto odierno di fatto i mass media esercitano un enorme influsso sull’educazione dei ragazzi e dei giovani: in particolare la TV appare come la grande “madre e maestra” del nostro tempo, capace di generare e fare crescere idee, convinzioni, modelli di comportamento, insomma mentalità e costume.
Senza voler demonizzare la TV e gli altri mezzi di comunicazione di massa, non si possono chiudere gli occhi di fronte alla povertà culturale, alla “spazzatura” di tanti messaggi veicolati da quanti hanno interesse a diffondere ideologie disgregatrici e visioni deformate della vita, della famiglia, della moralità, della religione.
Si pensi ad esempio all’immagine che i mass media offrono della famiglia: la famiglia fondata sul matrimonio, caratterizzata dall’unione, dalla fedeltà, dalla responsabilità procreativa ed educativa viene o ridicolizzata o banalizzata o semplicemente considerata anormale.
Emerge immediatamente, in questa situazione, la responsabilità e la difficoltà dei genitori di proteggere i loro bambini e ragazzi dalle “aggressioni” che subiscono dai mass media. Il compito educativo esige di regolarne l’uso, coltivando un costante dialogo con i figli.
Comunità cristiana e famiglia
La comunità cristiana si sente fortemente interpellata dalla sfida educativa. Non si può lavare le mani di fronte alle difficoltà in cui versa la famiglia. Al contrario, sente il bisogno e il dovere di sostenere, incoraggiare, aiutare la famiglia a rispondere alla sua missione e vocazione circa l’educazione delle nuove generazioni.
Che cosa può fare la Chiesa, in primo luogo la parrocchia, per aiutare la famiglia ad essere se stessa, divenendo una comunità educante? Come può aiutarla a svolgere quel compito fondamentale e unitario che è costituito, inseparabilmente, dalla formazione della persona e dalla trasmissione della fede?
In primo luogo va ribadito che la famiglia va collocata al centro dell’azione pastorale. La centralità della famiglia va riconosciuta non solo come oggetto, ma anche come soggetto della pastorale. Bisogna passare a questo riguardo dall’enunciazione dei principi alla prassi quotidiana.
Più concretamente, il contributo fondamentale che la Chiesa può offrire alla famiglia cristiana è quello di aiutarla a riscoprire e recuperare il sacramento del matrimonio. L’alleanza degli sposi con Dio, siglata con il sacramento del matrimonio, deve costituire il punto di riferimento di tutta la pastorale famigliare. Dal sacramento del matrimonio derivano tutte le scelte della famiglia cristiana, compreso il compito educativo, un compito meraviglioso, esaltante, ma molto difficile e impegnativo.
In realtà la famiglia non è in grado di risolvere i suoi problemi da sola, non riesce a rispondere alla sua vocazione e missione con i soli mezzi umani: in una parola non si salva da sola. Gesù è l’unico salvatore: non c’è altro nome sulla terra nel quale si possa essere salvati se non nel nome di Gesù. E’ solo nell’ottica di Dio, e perciò con la grazia del matrimonio, che la famiglia può percepire la bellezza della sua vocazione e trovare la forza per assolvere la sua missione.
In questo, per la riscoperta del sacramento del matrimonio e per l’offerta dei mezzi soprannaturali per raggiungere la salvezza, la Chiesa è di grande aiuto per la famiglia.
E’ dunque indispensabile che tra la comunità cristiana, segnatamente la parrocchia, e la famiglia si stabilisca la più stretta collaborazione, superando quella reciproca presa di distanza tra le due istituzioni che non raramente si registra nell’attuale situazione di fatto. Costatiamo, in effetti, che da un lato le famiglie tendono a delegare l’educazione religiosa dei figli alla comunità parrocchiale con poca disponibilità ad interrogarsi sulla loro vita di fede, dall’altro gli operatori pastorali non sempre tengono conto degli oggettivi condizionamenti che pesano sulle famiglie, dei loro differenziati cammini di fede e della variegata tipologia della stessa realtà familiare.
Educazione all’ascolto e all’annuncio della Parola
La fede viene dall’ascolto della Parola (cf. Rm 10,17). E’ importante aiutare i genitori a familiarizzarsi con la parola di Dio, attraverso la conoscenza e la meditazione della Sacra Scrittura, perché possano intraprendere un cammino di riscoperta o di maturazione della loro fede. Quanto mai utile è l’apprendimento di un metodo per accostarsi alla Bibbia, come è quello della “lectio divina”.
Solo la luce della Parola può far cogliere in pienezza alla famiglia la sua verità, la sua dignità, la sua bellezza! Si potrebbe dire, il suo “mistero”: quello di essere immagine viva della Trinità, specchio e veicolo sulla terra dell’amore trinitario di Dio.
Una volta ascoltata, la parola va anche annunciata e testimoniata. Di qui la responsabilità e l’impegno dei genitori di essere i primi educatori alla fede dei loro figli.
La parrocchia non può mancare di coinvolgere i genitori nel cammino di iniziazione cristiana dei loro figli: la catechesi rivolta ai ragazzi che si preparano ai sacramenti dell’iniziazione rischia il fallimento se è priva della collaborazione dei genitori. Gli stessi genitori possono essere sollecitati ad assumere il ministero di catechista non solo in riguardo ai gruppi di catechesi che si formano in parrocchia (gruppi di ragazzi, adolescenti, giovani, adulti, fidanzati, sposi, famiglie), ma anche e soprattutto in riguardo ai loro stessi figli
Educazione alla preghiera e alla celebrazione.
La fede si alimenta con la preghiera e i sacramenti. La comunità parrocchiale è chiamata ad essere anzitutto un luogo dove si impara ad entrare in relazione con Dio, a stabilire il dialogo di fede e di amore con lui.
Peraltro il dono più grande che la Chiesa può offrire agli sposi, ai genitori e ai figli è rappresentato dalla celebrazione dei sacramenti, in primo luogo l’eucaristia. Afferma Giovanni Paolo II nella Familiaris consortio: “L’eucaristia è la fonte stessa del matrimonio cristiano… E’ in questo sacrificio della nuova ed eterna Alleanza che i coniugi cristiani trovano la radice dalla quale scaturisce, è interiormente plasmata e continuamente vivificata la loro alleanza coniugale. Nel dono eucaristico… la famiglia cristiana trova il fondamento e l’anima della sua ‘comunione’ e della sua ‘missione’” (57).
L’eucaristia, centro della liturgia, educa la famiglia cristiana ad essere se stessa: è una vera e propria scuola di formazione. La educa all’ascolto, alla gratitudine, alla comunione, alla testimonianza.
Il momento più alto e significativo che la comunità ecclesiale offre alla famiglia cristiana per essere autentica comunità di vita e di amore, ben “equipaggiata” per la sua missione educativa, è quello della Messa domenicale. Particolarmente importanti sono, in parrocchia, le “domeniche insieme”, anche mediante l’attuazione di esperienze forti (di preghiera, condivisione, solidarietà, convivialità) che coinvolgono congiuntamente le famiglie e tutta la comunità.
Peraltro, la preghiera in famiglia e le pratiche della pietà popolare (come, ad esempio, il rosario, le devozioni, le immagini, il presepio), se autenticamente vissute, possono essere un’efficace preparazione alla liturgia e un proficuo prolungamento della medesima.
Educazione alla carità
La comunità ecclesiale è in grado di offrire alla famiglia occasioni, esperienze, testimonianze per quanto riguarda l’esercizio della carità e l’impegno per la promozione umana.
La parrocchia – attraverso la catechesi e la liturgia e particolarmente attraverso la Caritas – può educare la famiglia alla fraternità e alla solidarietà coinvolgendola e sostenendola:
– nella formazione e nelle iniziative di volontariato;
– nell’accoglienza e assistenza dei familiari malati (malati fisici e psichici, portatori di handicap, malati terminali…): la famiglia rimane il luogo umanizzante ideale per il loro accompagnamento ed è il luogo ideale per educare i figli all’attenzione verso chi soffre;
– nell’attenzione privilegiata ai “poveri”, agli anziani, alle persone sole, agli immigrati;
– nella difesa della vita dal suo nascere al suo tramonto naturale;
– nell’attenzione ai nuclei in difficoltà, ai separati, ai divorziati, alle ragazze madri o schiave della prostituzione;
– nell’apertura alla mondialità e particolarmente al mondo missionario
– nell’impegno sociale e politico perché alla famiglia sia riconosciuto pieno diritto di cittadinanza, salvaguardando e promuovendo il suo valore e la sua funzione sociale.
Luoghi e strumenti educativi
La Chiesa collabora con le famiglie nel compito educativo riguardo ai figli con l’offerta di alcuni luoghi, spazi e strumenti che aiutano i figli stessi a realizzare una crescita integrale, umana e religiosa.
Va ricordato anzitutto l’Oratorio, importante e insostituibile strumento educativo della parrocchia, luogo dove i ragazzi, gli adolescenti e i giovani, accompagnati dalla “comunità degli educatori” (sacerdote, catechisti, animatori), fanno esperienza di essere sia i destinatari sia i soggetti di percorsi formativi che mirano non solo ad una crescita personale ma anche al servizio verso gli altri. Ai genitori è chiesto non di sostituirsi alla “comunità educante” dell’oratorio, ma di collaborare con i suoi scopi, partecipare alle sue iniziative, prestarsi, quando è il caso, anche in compiti di animazione.
Un altro strumento educativo offerto dalla comunità ecclesiale è quello dell’associazionismo cattolico. La maturazione della fede e l’adesione alla Chiesa passano normalmente attraverso la mediazione di un gruppo o di un’esperienza associativa. Tra le varie forme di aggregazione la Parrocchia giustamente privilegia quelle legate all’Azione Cattolica per il fatto che le finalità di questa Associazione sono le stesse della Chiesa e perciò della Diocesi e delle parrocchie. Ma anche i vari movimenti e le nuove comunità ecclesiali trovano spazio e accoglienza nella comunità cristiana per il loro valido contributo all’educazione delle nuove generazioni.
Espressione concreta della collaborazione educativa che la comunità ecclesiale offre alla famiglia è quella delle Scuole materne o, più precisamente, delle “Scuole dell’infanzia”: esse rientrano a pieno titolo nell’azione pastorale della Chiesa, offrendo ai genitori la proposta globale di una educazione del bambino nei suoi aspetti di individualità, razionalità, affettività, socialità e religiosità.
Un altro importante aiuto che la comunità cristiana offre alle famiglie è quello dei propri mezzi di comunicazione sociale: la Radio, il Settimanale, la Sala della Comunità sono strumenti attraverso i quali si cerca di incarnare la fede nella cultura del nostro tempo: sono una “voce” che aiuta a fare discernimento tra i messaggi spesso contraddittori dell’areopago mediatico: sono una palestra dove le famiglie possono esprimersi per fare conoscere i loro problemi e le loro attese.
Ci sono infine altre istituzioni, come il Consultorio familiare e le Associazioni dei genitori, che debitamente potenziate e collegate con la pastorale della Chiesa, sono in grado di offrire un prezioso sostegno alla famiglia anche in questo particolare campo dell’educazione.
Scelte operative
Nel proporre alcune scelte e iniziative concrete per dare corpo al nostro programma pastorale per il prossimo anno, conviene richiamare il criterio a cui ci si dovrà riferire, e cioè il criterio della pastorale integrata.
Ciò significa che l’impegno volto a porre la famiglia al centro della pastorale vale per tutte le realtà della nostra Chiesa particolare: uffici diocesani, parrocchie, aggregazioni laicali, comunità religiose, istituzioni collegate alla comunità ecclesiale. Siamo tutti chiamati a camminare insieme, ciascuno con la specificità dei propri doni, verso la comune meta. In particolare, all’ufficio diocesano per la pastorale della famiglia spetta il compito del coordinamento per quanto concerne le attività che coinvolgono direttamente la famiglia stessa, ma a tutti – operatori pastorali, commissioni, gruppi, comunità – è chiesto di unire in sinergia le proprie forze per il raggiungimento dei comuni obiettivi.
Questa centralità della famiglia che coinvolge tutte le componenti della comunità ecclesiale comporta una vera e propria “conversione pastorale” a partire dalle parrocchie. La famiglia oggi è talmente bisognosa di aiuto che tale “conversione” è quanto mai urgente e non può essere procrastinata.
Vorrei chiedere alle parrocchie di iniziare il nuovo anno pastorale convocando quanto prima il Consiglio pastorale parrocchiale con all’ordine del giorno precisamente la “centralità della famiglia”. In particolare si dovrà tener conto dei seguenti indirizzi.
Formazione dei formatori
Il primo e più importante impegno della nostra Chiesa senigalliese sarà quello di formare i formatori. E’ indispensabile la presenza di persone qualificate, competenti e disponibili, che siano di aiuto agli operatori pastorali, alle parrocchie, ai gruppi ecclesiali.
In particolare, oltre al “Corso per i ministeri”, che dovrà essere ulteriormente sostenuto e valorizzato, ci si dovrà impegnare per predisporre itinerari di formazione (Corsi, incontri, esperienze…) per l’accompagnamento delle famiglie, dei genitori, dei fidanzati, dei catechisti e degli operatori dei vari ambiti della pastorale.
Già all’inizio del nuovo anno sarà opportuno formare un’équipe di esperti nel campo dell’educazione che si metta a disposizione delle parrocchie per guidare incontri con i genitori, soprattutto quelli i cui figli sono coinvolti nel cammino di iniziazione cristiana.
Gruppi famiglie
Sono uno strumento importante per dare alle famiglie la possibilità di incontrarsi, di dialogare, di scambiarsi esperienze, di realizzare una crescita nella fede e nell’amore, di fare comunione. Ai gruppi già costituiti e che si spera si costituiranno durante l’anno risulterà utile ricevere, in vista di un opportuno coordinamento, un sussidio che l’ufficio per la pastorale della famiglia vorrà predisporre sul tema dell’educazione.
Incontri di spiritualità familiare
E’ bene mettere in programma in tutte le parrocchie la partecipazione a degli incontri di spiritualità familiare che si potranno tenere a livello locale o vicariale od anche diocesano. La struttura della Casa S.Benedetto, a Senigallia, può essere un’utile sede per tali incontri.
Iniziative culturali
In collaborazione e in sinergia con i competenti uffici pastorali della Diocesi è da programmare una serie di incontri a carattere culturale per sensibilizzare i cristiani e l’opinione pubblica sui problemi della famiglia con particolare riferimento al territorio e alle politiche familiari.
Scuola
La comunità cristiana è chiamata a favorire l’incontro, il dialogo e la collaborazione tra la Chiesa, la scuola e la famiglia. In particolare sono da prevedere durante l’anno alcuni incontri a livello diocesano con gli operatori scolastici anche attraverso la collaborazione degli insegnanti di religione e della pastorale giovanile.
Festa della famiglia
Sarà celebrata a livello diocesano, in data da fissarsi, una grande festa popolare della famiglia: una festa con momenti di riflessione e di convivialità per sperimentare e testimoniare la bellezza della famiglia come nucleo fondamentale della società e speranza della chiesa.
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Affido questa Lettera Pastorale alla riflessione personale e comunitaria di tutte le componenti la nostra Chiesa che è pellegrina a Senigallia come orientamento per il comune cammino in questo nuovo anno pastorale.
Il cammino che si apre davanti a noi è certamente impegnativo, ma allo stesso tempo stimolante e ricco di speranze.
La famiglia, cellula insostituibile della società e della Chiesa, prima agenzia educativa delle nuove generazioni, merita tutta la nostra attenzione e il nostro più generoso impegno.
Intraprendiamo questo nostro cammino con coraggio, confidando nella luce e nella forza dello Spirito Santo, che è l’anima della Chiesa. Ci accompagni, con la sua materna intercessione, la Madonna della speranza e ci sostengano i nostri Santi e Beati.