Lettera Pastorale “Il volto missionario della Parrocchia” (21 settembre 2004)

Senigallia, 21 settembre 2004

IL VOLTO MISSIONARIO DELLA PARROCCHIA
Linee programmatiche per l’anno pastorale 2004-2005

Il cammino pastorale della nostra Chiesa di Senigallia nel prossimo anno vuole porsi in continuità con quello proposto negli ultimi anni e in piena sintonia con il cammino della Chiesa italiana.
Già l’anno scorso abbiamo riflettuto su L’iniziazione cristiana oggi in parrocchia. Nel Convegno dello scorso giugno ci siamo confrontati sulle tre Note della CEI in ordine all’iniziazione cristiana, per trarne suggerimenti per una parrocchia che sia comunità missionaria. Nel frattempo è stata pubblicata la Nota pastorale della CEI su Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia.
Anche nel prossimo anno continuiamo perciò a mettere al centro del nostro programma pastorale la parrocchia. L’obiettivo è quello di dare un volto missionario alla comunità parrocchiale.

Coordinate della missione

Prima di individuare le strade e i mezzi per raggiungere l’obiettivo sembra opportuno richiamare le coordinate, le motivazioni della missionarietà. Perché la parrocchia deve essere una comunità missionaria, perché bisogna preoccuparsi di dare un volto missionario alla comunità parrocchiale? Senza riferimento a ciò che oggettivamente viene prima della parrocchia non avrebbe senso parlare delle scelte da intraprendere per realizzare una parrocchia missionaria.
Se vogliamo partire dal punto giusto, dobbiamo guardare a Gesù Cristo, l’inviato del Padre, il primo e fondamentale missionario. Per rivelare il suo amore per l’uomo, per illuminarlo, perdonarlo e salvarlo Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito. Egli è venuto per salvare “tutto” l’uomo e tutti gli uomini. Egli è morto per la salvezza di tutti ed è risorto per la speranza di tutti.
La Chiesa esiste per continuare l’opera salvifica di Gesù. Essa non ha una missione propria da svolgere: è chiamata a mettersi al servizio dell’unica missione, che è quella di Cristo: deve comunicare il Vangelo fino agli ultimi confini della terra, facendo proprio l’orizzonte della salvezza di Cristo. La “missio ad gentes” è l’orizzonte e il paradigma adeguato del servizio della Chiesa a Cristo e di tutto il nostro lavoro educativo e pastorale (cf. CVMC, 32).
Si comprende allora perché anche la parrocchia, in quanto articolazione e struttura di base della Chiesa, debba essere essenzialmente missionaria. O la parrocchia è missionaria e perciò è al servizio della missione di Cristo nella Chiesa o non è Chiesa, non è parrocchia.

La parrocchia oggi

Dobbiamo chiederci a questo punto se le nostre comunità parrocchiali vivono e manifestano effettivamente la dimensione missionaria. Colpisce leggere questa considerazione del teologo Severino Dianich: “La struttura parrocchiale ha sempre accolto credenti, ai quali la fede era già stata comunicata e ai quali la parrocchia doveva garantire la catechesi e i sacramenti. E’ paradossale, ma è vero, il fatto che lungo la sua storia la parrocchia non sia mai stata investita del problema dell’accesso alla fede dei non credenti. E’ veramente un paradosso, ma è difficile smentirlo”.
In realtà, in passato a far nascere dei cristiani ci pensava la famiglia, dove la fede si trasmetteva di padre in figlio. Oggi non è più così. Si parla di rottura di un patto tra le generazioni. E’ venuta meno la naturalità del processo di trasmissione della fede, che aveva i suoi canali propri nella famiglia, anzitutto, e poi nei diversi luoghi dove si manifestava la tradizione cristiana: la scuola, il lavoro, le feste…
La parrocchia si trova oggi di fronte ad una svolta fondamentale. In tutta la sua storia, essa è nata e vissuta in una prospettiva diversa, come istituzione, cioè, che veniva a sancire lo stabile assetto di una Chiesa costituita già dentro la famiglia e la stessa società cristiana. Ora siamo di fronte ad una situazione nuova. La parrocchia non è più la “fontana del villaggio”: lo è, ma alla maniera del villaggio in terra di missione.
Oggi la sfida per la parrocchia è quella di “partorire di nuovo”, “dare la vita”, “generare nuovi cristiani”. La missione costituisce l’impegno prioritario di ogni parrocchia, intorno al quale tutto il resto ruota, si organizza, e da cui tutto il resto dipende.

Conversione pastorale

Non si può oggi impostare nessun progetto pastorale dimenticando che ci sono i non credenti e i credenti non praticanti. Oltre al crescente numero di non battezzati, dovuto in particolare, ma non solo, alla presenza di immigrati, occorre considerare, come dicono i vescovi italiani, “quel gran numero di battezzati che, pur non avendo rinnegato formalmente il loro Battesimo… stanno ai margini della comunità ecclesiale. Sovente si tratta di persone di grande dignità, che portano in sé ferite inferte dalle circostanze della vita familiare, sociale e, in qualche caso, dalle nostre stesse comunità, o più semplicemente sono cristiani abbandonati, verso i quali non si è stati capaci di mostrare ascolto, interesse, simpatia, condivisione. Questa area umana, cresciuta in modo rilevante negli ultimi decenni, chiede un rinnovamento pastorale” (CVMC, 57).
Effettivamente, ciò di cui oggi si avverte il bisogno non è tanto la presenza di nuove o particolari strutture, ma una vera e propria “conversione pastorale” per essere fedeli alla missione di Cristo e della Chiesa e per rispondere alle sfide del mondo contemporaneo.
La linea della conversione pastorale punta a concentrarsi su ciò che è essenziale per la Chiesa e per ogni fedele: è un rivolgere lo sguardo al centro della fede, a Gesù Cristo Salvatore di tutti, perché “non è una formula che salverà il mondo, ma una Persona” (NMI, 29); è desiderio generoso di aiutare tutti, particolarmente i cosiddetti “lontani” a incontrare personalmente il Signore, a vivere nella sua amicizia.
La conversione pastorale abbraccia dunque la dimensione verticale e quella orizzontale: esige un forte radicamento in Cristo, un deciso cammino di santità, ed allo stesso tempo un’attenzione rivolta a tutti, perché tutti sono chiamati alla salvezza.

Sentieri per una parrocchia missionaria

* Evangelizzazione e catechesi

In quanto cellula viva e articolazione della Chiesa, che è madre, la parrocchia genera nuovi cristiani attraverso l’iniziazione cristiana.
Le tre Note della CEI sull’iniziazione cristiana (dei fanciulli, degli adulti e dei “ricomincianti”) suggeriscono di impostare tutta la pastorale sullo stile del catecumenato. Si tratta di offrire itinerari differenziati per la scoperta o riscoperta del Vangelo: itinerari che prevedono tempi di accoglienza, di ascolto della Parola, di celebrazione dei sacramenti, di vita comunitaria, di testimonianza della fede e della carità.
La parrocchia è chiamata a impiegare le sue migliori energie in questa direzione, curando in maniera particolare la formazione degli evangelizzatori: catechisti, educatori, missionari. Evidentemente anche la Diocesi dovrà offrire proposte e occasioni di formazione. Peraltro le stesse aggregazioni ecclesiali (l’Azione Cattolica in primo luogo e ogni altra associazione o movimento o gruppo ecclesiale) sono direttamente coinvolte e convocate, in un’ottica di “pastorale integrata”, a collaborare in queste scelte che sono proprie di tutta la Chiesa italiana.

a) Per quanto riguarda l’iniziazione cristiana dei fanciulli, si tratta di iniziare non solo ai sacramenti, ma alla vita cristiana. Non si può dare più per scontato che i ragazzi che vengono al catechismo abbiano già ricevuto la fede. Di qui la necessità del “primo annuncio” e di una nuova impostazione della catechesi stessa. Come abbiamo detto nei precedenti incontri e nel programma dell’anno scorso, oggigiorno si impone il passaggio dalla “scuola di catechismo” o “catechismo della dottrina cristiana” alla “catechesi per la vita cristiana”.
Dobbiamo essere convinti che, nella situazione attuale, l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi è destinata al fallimento se manca il coinvolgimento della famiglia. A questo riguardo, nella prospettiva della missionarietà, ogni parrocchia è chiamata a programmare un itinerario di riscoperta e approfondimento della fede da offrire ai genitori, itinerario che questi potranno compierlo da soli o meglio ancora insieme ai loro figli.

b) Cresima dei giovani adulti: completamento dell’iniziazione cristiana. Come è stato già annunciato, il sacramento della Cresima potrà essere celebrato non prima di un cammino di formazione alla vita cristiana della durata di almeno un anno, scandito in tappe, facendo riferimento ai tempi dell’anno liturgico. Si tratterà di promuovere la maturazione di fede, integrando tra loro le varie dimensioni della vita cristiana: l’ascolto della Parola, la celebrazione dei sacramenti, la testimonianza della carità, la partecipazione alla vita della comunità. Il Servizio Diocesano per il Catecumenato ha già predisposto una serie di sussidi che potranno essere utilizzati da coloro che devono completare l’iniziazione cristiana e dai loro catechisti o accompagnatori.

c) Iniziazione cristiana degli adulti (non battezzati): ci si atterrà alle indicazioni dello stesso Servizio Diocesano per il Catecumenato per poter proporre, anche in questo caso, degli appositi itinerari sullo stile del Catecumenato.

d) Missione popolare. E’ questa una via che ben si inserisce nella prospettiva della parrocchia missionaria. Essa coinvolge direttamente i laici nella comunicazione del Vangelo. Particolare importanza riveste la visita alle famiglie, fatta dai missionari visitatori, per testimoniare la fede e stabilire o rafforzare i rapporti con la comunità dei credenti. Continuando l’esperienza degli anni precedenti, anche quest’anno ci si impegnerà nei Centri di ascolto del Vangelo nelle famiglie: è una preziosa occasione in cui i laici si riuniscono, nelle loro case, per mettersi in ascolto della Parola e dialogare tra loro sui temi della fede. Come è noto, il tema scelto per questo nuovo anno pastorale è il Padre nostro: sono già disponibili i sussidi, e cioè le schede di riflessione per gli animatori e per gli stessi partecipanti ai Centri di ascolto.

e) Cooperazione tra le Chiese. Per alimentare lo spirito missionario e fare tesoro dell’esperienza di evangelizzazione delle giovani Chiese del Terzo Mondo va sviluppato il rapporto con i missionari “ad gentes”, specialmente con quelli originari della nostra Diocesi. L’Ufficio Missionario Diocesano vorrà coordinare le iniziative di aiuto e di scambio di doni con le Chiese in territorio di missione, anche con la formazione e l’invio di volontari.

* Liturgia

La vita della parrocchia ha il suo centro nel giorno del Signore e l’eucaristia è il cuore della domenica; culmine dell’iniziazione cristiana, l’eucaristia è alimento della vita ecclesiale e sorgente della missione (VMP, 8). Per essere una comunità missionaria la parrocchia deve necessariamente partire dall’eucaristia, in particolare dall’eucaristia domenicale.
Il nuovo anno pastorale 2004-2005 è stato proclamato dal Papa Anno Eucaristico. In sintonia con il Successore di Pietro, nella nostra Diocesi intendiamo valorizzare la centralità della Messa festiva come cuore della domenica che è giorno del Signore, giorno della Chiesa e giorno dell’uomo.
A questo riguardo invito a programmare alcune catechesi sull’Eucaristia che, come Vescovo, ho intenzione di proporre nel periodo quaresimale: si potrebbero tenere tre catechesi, in tre serate consecutive, in ciascuna Vicaria.
Nel nuovo anno entrerà in vigore il nuovo Rito del Matrimonio: negli incontri del clero e dei giovani che si preparano al Matrimonio non potrà mancare la conoscenza e l’approfondimento dei nuovi testi.
Soprattutto vorrei chiedere che in ogni parrocchia si formi un Gruppo liturgico, anche ristretto, con lo scopo di animare la liturgia, curando che la celebrazione si svolga nella verità e nella gioia, con la viva partecipazione dei fedeli, e promovendo momenti e gesti di comunione fraterna, festa e solidarietà. In particolare, oltre alle ministerialità già presenti (ministranti, lettori, cantori ecc.) sarà opportuno incoraggiare nuove ministerialità, come ad esempio quella dell’accoglienza, perché ciascun partecipante alla liturgia si senta a proprio agio e trovi lo spazio per sviluppare rapporti di fraternità e di comunione.

* Carità

In continuità con l’attività svolta secondo una prassi consolidata, la Caritas Diocesana continuerà a impegnarsi soprattutto sul piano della formazione. La formazione, intesa come pedagogia dei fatti, comporta un impegno a favore di scelte e interventi capaci di essere presenza che anima e che promuove la testimonianza della carità a dimensione comunitaria; essa si rivolge a tutta la comunità nella sua articolata composizione; in particolare offre ai giovani, con la prospettiva del volontariato, una peculiare opportunità di crescita personale.
Oltre al Centro di ascolto e di accoglienza, che si articola in diversi servizi, la Caritas Diocesana continuerà a sostenere l’opera segno della Casa famiglia e porterà avanti il progetto sulla prostituzione.
Ci si augura che l’anno 2004-2005 sia l’anno in cui la Caritas parrocchiale nasca definitivamente in tutte le parrocchie della Diocesi come organismo soprattutto in funzione pedagogica per contribuire a plasmare il volto missionario della parrocchia: la missionarietà della parrocchia comporta infatti una fattiva sollecitudine della comunità verso i bisogni del territorio, facendosi carico degli emarginati, dei poveri antichi e nuovi, dei malati, dei minori in disagio.
E’ auspicabile che la Caritas parrocchiale proponga a tutta la comunità obiettivi concreti e percorribili, come la rimozione degli ostacoli che impediscono la piena presenza dei disabili, la visita ai malati, il sostegno a famiglie che si fanno carico di lunghe malattie.
Più in generale, il servizio di carità alla comunità esige che i fedeli laici si facciano carico delle responsabilità inerenti la vita sociale e politica: la parrocchia è chiamata ad incoraggiare i fedeli ad assumere questo tipo di impegno, non certo per arrivismi o interessi personali, ma come misura alta della carità.

N.B.
Per promuovere la formazione ai ministeri laicali in ordine all’evangelizzazione, alla liturgia e alla carità si svolgerà in Diocesi un nuovo Corso triennale con inizio il 6 ottobre. Si tratta di un Corso di formazione teologica, spirituale e pastorale. E’ un’occasione preziosa per il discernimento del servizio ecclesiale anche, ma non solo, in vista del diaconato.

* Famiglia

Nel contesto attuale la famiglia vive una fase di rapida trasformazione. Il progressivo sfilacciamento delle relazioni familiari, le separazioni e i divorzi, le convivenze, i drammi dei figli di genitori divisi rappresentano il problema dei problemi. Eppure, nella situazione attuale ci sono anche elementi positivi e germi di speranza sui quali far leva per una pastorale familiare.
La vita cristiana degli sposi può diventare il soggetto per un’evangelizzazione credibile ed efficace. In quanto comunità credente la famiglia è lo spazio in cui il Vangelo si incarna e dal quale si irradia.
La famiglia è il crocevia della missione. Essa educa i bambini, accompagna gli adolescenti, li introduce alla vita, li orienta al discernimento vocazionale, li conduce al matrimonio o alla vita consacrata, esercita un vaglio critico per la trasmissione vitale dei valori. In breve il futuro dell’evangelizzazione e della trasmissione della fede dipende in gran parte dalla Chiesa domestica che è la famiglia.
In questa prospettiva è vivamente auspicabile il moltiplicarsi di famiglie che si coinvolgono direttamente nella pastorale, condividendo con il parroco e i sacerdoti la responsabilità del servizio a tutta la comunità parrocchiale.
Gli itinerari di preparazione al matrimonio per alcune coppie di fidanzati sono un momento significativo per riscoprire la fede e l’appartenenza ecclesiale. Conclusa l’esperienza del “Corso breve” in Diocesi, a partire da questo nuovo anno pastorale gli incontri formativi si terranno o nelle vicarie o nelle singole parrocchie. Indispensabile, comunque, è il rapporto personale dei nubendi con il parroco, rapporto che vada al di là degli adempimenti giuridici.
Nel contesto dell’attenzione ai fidanzati trova spazio una concreta iniziativa che viene suggerita per il prossimo anno: la Festa di San Valentino, a Senigallia o nelle Vicarie o in pellegrinaggio a Terni, il 14 febbraio.
Importante peraltro è l’accompagnamento degli sposi dopo il matrimonio. Una via missionaria e percorribile anche da gruppi di sposi credenti e praticanti è quella della pastorale di accompagnamento dei genitori che chiedono il Battesimo per i figli pur non essendo praticanti.

* Giovani

Insieme con la famiglia è il mondo dei giovani che rappresenta il territorio dove la missione è più urgente. I giovani infatti sono il futuro della società e della Chiesa: per questo motivo non possiamo risparmiare energie e risorse da investire nella pastorale giovanile.
In questo particolare ambito della pastorale è quanto mai necessaria una collaborazione tra le parrocchie e un coordinamento a livello di vicaria e di diocesi. Soprattutto per quanto concerne la preparazione e la formazione permanente degli operatori della pastorale giovanile le singole parrocchie devono contare sulle iniziative interparrocchiali o diocesane.
Visti anche i lusinghieri risultati della prima esperienza, nel prossimo anno si punterà sulla centralità della comunità giovanile “Punto Giovane”, che dovrebbe riprendere da metà ottobre e rimanere aperta fino a maggio.
Per rilanciare in città e nelle vicarie un cammino dei giovani, tale da ridare loro il gusto della formazione, della vita ecclesiale e di una riscoperta della vocazione cristiana, si propone un itinerario scandito in quattro tappe, incentrate rispettivamente sull’Eucaristia, sulla Parola, sull’amore sponsale e sull’amicizia. Con queste tappe ci si preparerà contemporaneamente alla GMG di Colonia 2005.
Allo stesso tempo si tratta di continuare gli appuntamenti già collaudati nell’anno precedente come la Messa giovani mensile, gli Esercizi Spirituali, la GMG di domenica delle Palme, “Destate la Festa”: il tutto potenziando il lavoro degli organismi di comunione.
In quanto all’Oratorio, l’impegno di aprirlo e valorizzarlo in ogni parrocchia rimane quanto mai valido e attuale. E’ questo un luogo di incontro, di aggregazione, di crescita nell’amicizia e nella fede che rappresenta un vero e proprio “polmone” della parrocchia. Attraverso il “Forum” degli Oratori si cercherà a livello diocesano di assicurarne il coordinamento per il pieno sviluppo delle loro potenzialità.
Sulla base delle precedenti indicazioni programmatiche rimane necessario dare alla pastorale giovanile una forte connotazione vocazionale: per questo risulta particolarmente proficua una stretta collaborazione col Seminario; è il caso ad esempio, della Scuola di preghiera e Scuola della Parola, come pure del gruppo Samuele.
Peraltro una stretta collaborazione è anche necessaria con la pastorale famigliare (per esempio in ordine ai cammini di formazione per coppie e fidanzati, di educazione all’amore, sin dall’adolescenza, coinvolgendo anche il Consultorio e le scuole superiori) come pure con la Caritas (particolarmente per la formazione dei giovani al volontariato).

* Cultura e comunicazione

Una parrocchia missionaria non può non essere radicata nel territorio. Questo radicamento si esprime nella necessità di incarnare la fede nella cultura e cioè nel modo di pensare e di vivere, nelle situazioni concrete del vissuto quotidiano, nelle realtà familiari, scolastiche, economiche, sociali, politiche del territorio.
Come chiede il “progetto culturale”, si tratta da un lato di aiutare i cristiani a leggere e interpretare i “segni dei tempi” (le correnti di pensiero e i fatti della storia) e dall’altro di aiutare i medesimi a fare scelte responsabili e coerenti nella loro vita. Ciò vale non solo in riferimento alle tendenze e ai grandi eventi della storia, ma anche ai fatti e ai problemi del territorio.
Sotto questo profilo, per conoscere la realtà e per individuare le scelte opportune, gli strumenti della comunicazione sociale di ispirazione cristiana – a livello sia parrocchiale che diocesano e nazionale – sono una grande risorsa per l’evangelizzazione.
Oltre ai periodici (come i bollettini parrocchiali, La Voce Misena, Avvenire), all’emittenza radio televisiva (come Radio Duomo, Sat 2000) e alle nuove tecnologie informatiche (come il sito internet “www.diocesisenigallia.it” e gli altri siti cattolici) sono da valorizzare le Sale della comunità quali luoghi di incontro, di riflessione, di confronto su temi che riguardano la vita nel territorio come pure i grandi temi della bioetica, della pace, della solidarietà, della salvaguardia del creato.
Il Direttorio per le comunicazioni sociali, recentemente promulgato dalla CEI, costituisce un importante strumento di orientamento per le parrocchie, offrendo precisi criteri di discernimento e allo stesso tempo indicando le strade per un fecondo utilizzo dei media nella missione della Chiesa.

Conclusione

Per camminare sulle vie che sono state delineate con l’obiettivo di plasmare il volto missionario della parrocchia non dobbiamo dimenticare che il primo impegno, il primo programma, è quello della santità. E’ la santità di vita che rende credibili gli operai del Vangelo. Per evangelizzare bisogna essere evangelizzati. Per annunciare la Parola bisogna mettersi in ascolto della medesima. Per testimoniare la carità bisogna riscaldare il cuore al fuoco dell’amore divino, bisogna nutrirsi del Pane di vita.
Nell’anno che sta per cominciare, precisamente l’8 dicembre 2004, la Chiesa universale ricorda un importante evento: il 150° anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione da parte del nostro Papa senigalliese, il Beato Pio IX. La nostra Chiesa particolare è chiamata a vivere intensamente, con peculiare entusiasmo e profonda gratitudine, questo anniversario.
In particolare, oltre a curare in modo speciale la Novena in tutte le parrocchie, mettiamo in programma per domenica 28 novembre c.a. un grande pellegrinaggio di tutte le parrocchie e aggregazioni ecclesiali della Diocesi a Loreto per rendere omaggio alla Vergine Santa e trarre da lei aiuto e conforto per il nostro cammino.
In Maria, tota pulchra, “redenta in modo eminente in vista dei meriti del Figlio suo” (Lumen Gentium, 53), vediamo la realizzazione della santità, la primizia dell’umanità redenta, il mondo rinnovato nell’amore.
Il 150° anniversario della definizione dell’Immacolata offra ai fedeli e alle nostre comunità parrocchiali l’incoraggiamento a camminare sulla via della santità e a coinvolgersi con generosità e fiducia nell’unica missione di Cristo e della Chiesa.
Affido questo programma, che vuole segnare il cammino della nostra chiesa di Senigallia, alla comprensione, all’intelligenza, alla collaborazione di tutti: Sacerdoti, Religiosi e Religiose, Laici, Parrocchie, Associazioni, Movimenti e Gruppi ecclesiali. L’affido alla preghiera delle Claustrali presenti in Diocesi. Soprattutto lo depongo ai piedi dell’Immacolata, perché voglia forgiare in noi il cuore di missionari, veri discepoli del Figlio Suo.

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