IV domenica di Quaresima. Pellegrinaggio giubilare alla Cattedrale delle Parrocchie della Vicaria di Mondolfo-Corinaldo

L’introduzione del testo evangelico proposto dalla liturgia («Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo») offre la chiave di lettura della parabola raccontata da Gesù: Gesù si difende dalle accuse di connivenza con i peccatori, mosse dai farisei e scribi («Costui accoglie i peccatori e mangia con loro»), raccontando come Dio, suo Padre, si comporta nei confronti di queste persone.
Il protagonista della parabola non è né il figlio che se ne va da casa né quello che in casa era rimasto e che a un certo punto non vuole più rientravi., ma il padre che è impegnato a ricuperare la relazione con i due figli, interrotta dal più giovane con l’abbandono della casa e mortificata dal più grande con il suo modo di stare in casa, non da figlio, ma da servo.
Il padre non aspetta in casa i figli, ma va loro incontro (al più giovane addirittura di corsa), li raggiunge nella loro situazione di lontananza dalla casa dove erano stati generati e cresciuti: il più giovane nella casa paterna vi ritornava, non perché in quella casa vi ritrovava un padre che lo attendeva, ma perché c’era del pane da consumare (ancora una volta questo figlio decide solo a partire da sé, dal proprio bisogno); il più grande, in quella casa non voleva entrarvi, perché pieno di risentimento nei confronti padre, cui rimproverava di aver riservato maggiori attenzioni a quel figlio che aveva “divorato le sue sostanze”. L’uscita di casa da parte del padre per andare verso i due figli, appare sorprendente, perché inusuale per quella cultura, dove al padre erano riservati rispetto e venerazione.
I gesti che il padre compie nei confronti del figlio più giovane («gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò, [ più precisamente “lo coprì di baci”]») sono attivati dalla compassione, sentimento intenso e travolgente e mirano a rassicurare il ragazzo riguardo alla favorevole disposizione paterna nei suoi confronti, confermata dal fatto che il padre impedisce al figlio di comunicare la richiesta di essere trattato come uno dei suoi salariati.
Con le parole che rivolge al figlio maggiore il padre desidera liberarlo dal risentimento che lo devasta, correggendo la lettura che aveva fatto della sua relazione lui: non quella del servo, al quale, per dovere di giustizia, va offerta la ricompensa per il servizio svolto, ma quella del figlio, che non ha bisogno di esigere, perché tutto gli è già donato.
Dalla parabola una parola per noi. Il Padre di Gesù desidera ricuperarci alla relazione con Lui. Per questo non ci aspetta, ma ci viene incontro, mosso dalla grande passione per i suoi figli. A dirci questo è anche l’apostolo Paolo, quando riconosce che la riconciliazione è avviata dal Padre, la cui buona disposizione lo rivela a noi come “buono e grande nell’amore” e ci incoraggia a fargli la richiesta di “accoglierci nell’abbraccio del suo amore” e di “ricoprirci delle splendide vesti della salvezza” (come ci fa pregare la Colletta della Messa).
Di fronte a un Padre che si comporta in questo modo non possiamo non accogliere l’invito di Paolo a “lasciarci riconciliare” con Dio, a lasciarci avvolgere dall’abbraccio del Padre pieno di amore, perché siano sciolte le resistenze e durezze e vinte le paure del nostro cuore.
Alla luce della parola di Dio che abbiamo ascoltato, il pellegrinaggio delle parrocchie della Vicaria Mondolfo-Corinaldo alla Cattedrale nell’anno giubilare della misericordia, può essere considerato come la risposta all’invito dell’apostolo Paolo a lasciarsi riconciliare con Dio Padre, a lasciarsi avvolgere nell’abbraccio del suo amore. In Cattedrale siamo entrati, varcando la Porta Santa, che rappresenta Gesù, il quale ha preparato per tutti la mensa dell’Eucaristia, dove troviamo il pane – Lui stesso donato a noi dall’amore del Padre – di cui abbiamo bisogno per proseguire il cammino della vita. Gesù, il nostro fratello maggiore, a differenza del fratello maggiore della parabola, non rimprovera il Padre per il trattamento che ci riserva, anzi è ben felice di favorire l’incontro tra noi, che ci sentiamo un po’ come il figlio più giovane della parabola e il Padre, che come quello della parabola ci ha atteso e ci viene incontro con il suo amore.

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