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Sono già passati 50 anni dalla morte di Mons Umberto Ravetta, ma noi l’abbiamo sempre nel cuore! L’abbiamo conosciuto e amato fin dagli anni del Seminario (siamo ancora 37); lui ci ha ordinato o ci ha accompagnato  fino alle  soglie del sacerdozio. Il 2015 sta finendo e noi vogliamo ricordarlo insieme alle migliaia di Fedeli che da lui hanno ricevuto la Cresima e alle migliaia di persone che l’hanno conosciuto e lo ricordano.

Fu un “Veneziano verace” trapiantato nelle Marche, conservando il simpatico accento veneto e i suoi modi “spicci” e a volte bruschi, ma affettuosi e paterni.

Per la simpatica iniziativa di don Franco Morico e Mario Pagoni, con l’appoggio convinto di un gruppetto di preti “diversamente giovani”, che ai tempi  di Ravetta dirigevano e cantavano nella Schola Cantorum del Seminario (la più prestigiosa della diocesi). Lo ricordiamo come appassionato cultore della musica e del canto liturgico gregoriano e polifonico. Non poteva essere diversamente: avendo avuto come eccelso maestro Mons. Lorenzo Perosi; e quando egli fu chiamato a dirigere la “Cappella Sistina” a Roma gli subentrò nella direzione della “Cappella Marciana” (la Schola Cantorum  di S.Marco a Venezia), componendo brani polifonici per la medesima Cappella.

Perosi era così affezionato al suo discepolo Ravetta da dedicargli una sua composizione: “Laudate Dominum”, che chi verrà sabato 28 potrà gustare.

Venendo a Senigallia fece splendida coppia (musica e liturgia) con Mons. Macario Tinti (Rettore del Seminario): Ravetta Maestro di Cappella e Tinti, ligio alle rubriche liturgiche,  stonato come pochi, ma appassionato di canto liturgico a tal punto che prima di permettere l’Ordinazione di un diacono, pretendeva che sapesse cantare il Vangelo e prima dell’Ordinazione presbiterale faceva fare mesi di prove di tutte le parti che il sacerdote doveva cantare nella Messa solenne (non risparmiò neanche  suo nipote don Aldo Tinti, completamente stonato).

Ravetta in prossimità del Natale e della Pasqua si faceva portare in Seminario e assisteva alle prove della Scola Cantorum mentre provava tutte le melodie a 3 o 4 voci dispari per le celebrazioni in Cattedrale o durante la Processione del Venerdì Santo o Corpus Domini (per le vie cittadine).

Mentre noi cantavamo in cattedrale, durante i solenni “Pontificali”, lui spesso volgeva in alto lo sguardo “verso” (nel vano annesso al vecchio organo) perché sentiva una “voce che usciva dalla tonalità o i Contralti che “calavano”… poi, alla fine, il “Direttore” si prendeva i rimbrotti o gli elogi. E chi non ricorda i suoi “Prefazi” di Natale e Pasqua  in tono solenniore , anche nell’ultimo anno di vita. Per questo, prima che termini l’anno 50° dalla sua morte, con un notevole “piglio temerario”, (visto che le nostre ugole e i nostri polmoni hanno anche loro 50 anni in più) abbiamo voluto ricordare Ravetta e Tinti, i direttori e cantori defunti: Polverari, Giulianelli, Collamati, Messina, Signoracci, Fornaciari, Pettinari, Mangani, Righi… e il M° Bernacchia (organista laico) e tutti gli altri che hanno scritto questa pagina bella di storia della nostra diocesi.

Per il repertorio siamo andati coerentemente al Gregoriano e a  Perosi: Missa De Angelis (eseguibile anche dall’Assemblea), O Sacrum Convivium (la più bella melodia gregoriana dedicata all’Eucaristia) e tra le composizioni di Mons. Lorenzo Perosi abbiamo scelto composizioni (a 2 v p e organo) adatte al tempo di Avvento (e da noi abbordabili): Laudate Dominum (che Ravetta amava per il motivo che conosciamo), Exaudi Domine, Ave Maria, aggiungeremo il “Panis Angelicus” di C. Frank., Terminata la Celebrazione eucaristica,  come ringraziamento alla Comunione e lode alla Vergine Maria (centro del Tempo di Avvento) eseguiremo il Magnificat” .

Chi desidera ricordare Ravetta e i Sacerdoti che ha conosciuto venga in Cattedrale Sabato 28 novembre prossimo alle ore18.00. Avrà la gioia di pregare insieme a noi e iniziare l’Avvento con il Vescovo Giuseppe, al quale diciamo grazie per aver accettato volentieri di Presiedere l’Eucaristia protofestiva della Prima Domenica di Avvento.

Grazie ai laici che ci aiutano, visto il ridotto numero dei “coscritti” e i 50 anni in più che gravano sulle nostre ugole.

don Umberto Gasparini

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