III domenica di Pasqua (18 aprile 2021)

«O Padre… apri i nostri cuori all’intelligenza delle Scritture, perché diventiamo testimoni dell’umanità nuova, pacificata nel tuo amore». Nella preghiera della Colletta abbiamo chiesto al Padre che i nostri cuori (cioè noi stessi, la nostra persona che esercita il pensiero, coltiva le relazioni, si appassiona e decide che cosa fare della propria esistenza) siano disponibili (“aperti”) alla piena comprensione (“intelligenza”) della ricchezza delle Scritture Sante, che ci offrono la sua parola.

La stessa richiesta è rivolta a Gesù nel canto dell’Alleluia, prima del vangelo: «Signore Gesù, facci comprendere le Scritture; arde il nostro cuore mentre ci parli».

La richiesta nella preghiera della Colletta è accompagnata dalla motivazione («perché diventiamo i testimoni dell’umanità nuova pacificata nel tuo amore») che riconosce uno stretto legame tra il nostro essere testimoni di “umanità nuova”, perché segnata dall’amore del Padre, “inaugurata” dalla “gloriosa morte” di Gesù, il Figlio di Dio e la comprensione, il riconoscimento della preziosa ricchezza offerta dalle Scritture Sante.

Il legame tra testimonianza di Gesù risorto e la comprensione delle Scritture è illustrato per ben due volte nel cap. 24 del vangelo di Luca.

Una prima volta quando Luca riferisce che Gesù, ai due discepoli che incontra sulla strada che porta da Gerusalemme a Emmaus e che inizialmente non lo riconoscono, «spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24,27).

La seconda volta al gruppo degli Apostoli, quando entra nella casa dove si erano rifugiati per paura. L’incontro, come racconta il vangelo appena proclamato (Lc 24-36-49), non era iniziato bene, perché i discepoli di fronte a Gesù erano rimasti “sconvolti e pieni di paura, credevano  di vedere un fantasma”. E Gesù con pazienza li aveva aiutati a superare la loro paura. Dopo aver chiesto il motivo del  turbamento e dei dubbi («Perché siete turbati e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?»), averli con insistenza invitati a verificare inequivocabilmente che non era un fantasma («guadate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho») e aver mangiato una porzione di pesce davanti a loro, perché «per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore», finalmente «aprì loro la mente per comprendere le Scritture».

Solo dopo averli messi in condizione di comprendere quanto le Scritture dicevano di lui («le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi»), Gesù affida agli Apostoli  il mandato di essere di fronte a “tutti i popoli” testimoni di quella conversione e di quel perdono dei peccati propiziati dalla sua morte e che costituiscono i tratti di una “nuova umanità pacificata nell’amore del Padre”.

E perché i discepoli siano in grado di “comprendere” appieno le Scritture che parlano di lui, Gesù dona loro lo Spirito Santo, promesso a lui dal Padre («Ed ecco io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso».

A noi non è più possibile “guardare le mani e i piedi” di Gesù, né “toccare il suo corpo”; è però possibile “comprendere le Scritture” che parlano di lui, della sua morte e risurrezione, che hanno inaugurato una vita nuova, sottratta alla presa mortale del male; le Scritture che presentano di Gesù, il giusto, come nostro “Paraclito” (difensore) che sta presso il Padre, dell’offerta della sua vita (“è lui la vittima”) che toglie di mezzo (“espia”) non solo i nostri peccati personali, ma anche quelli del mondo intero, come scrive l’apostolo Giovanni nel testo della sua prima Lettera, proclamato dalla seconda lettura (1Gv 2,1-5a).

Le Scritture sante, proclamate nella Pasqua settimanale – la domenica – attestano a noi, suoi discepoli, che Gesù, che ha dato la sua vita per liberare dal male di cui l’intera umanità è responsabile (i peccati commessi) è risorto, che a partire dalla sua morte e risurrezione si può costruire un’umanità nuova, “pacificata” nell’amore di Dio, il Padre di Gesù e nostro, che di questa umanità nuova, noi, che confessiamo con gioia che Gesù e risorto, siamo chiamati a essere testimoni con la nostra esistenza, quella che conduciamo ogni giorno.

Proprio perché le Scritture Sante ci consentono di incontrare Gesù risorto, nostra speranza, la richiesta avanzata al Padre – «apri i nostri cuori all’intelligenza delle Scritture» – è di capitale importanza non solo per noi, ma anche per gli uomini e le donne che condividono con noi il desiderio e l’impegno per una umanità nuova, pacificata  nell’amore”.

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