II domenica di Quaresima (13 marzo 2022)

“Donaci un cuore docile alla parola del tuo Figlio”. Questa la richiesta al Padre che si è rivelato a noi con Gesù, trasfigurato sul monte (“hai fatto risplendere la tua gloria sul volto di tuo Figlio”). La richiesta di un cuore capace di ascolto (“docile”) è quanto mai attuale, non solo in riferimento alla parola che Gesù ci rivolge, con la sua vita, nel vangelo, ma anche in riferimento alle parole che ci rivolgiamo a vicenda e alle quali spesso riserviamo una reazione immediata, risentita, violenta e rancorosa. Il risultato è preoccupante: le tante parole che ci rivolgiamo, invece d’incrementare la comunicazione, alimentano tensioni; invece di “costruire ponti” “innalzano i muri” della incomunicabilità.

Il Padre di Gesù ripete a noi lo stesso invito (“Ascoltatelo!”), rivolto ai tre discepoli – Pietro, Giacomo e Giovanni – spettatori sul monte della trasfigurazione di Gesù, come riferisce il vangelo appena proclamato (Lc 9, 28-36). L’evangelista Luca racconta che la trasfigurazione di Gesù avviene otto giorni dopo i discorsi di Gesù che aveva fatto i discepoli. Gesù aveva parlato per la prima volta della sua morte e aveva esposto le condizioni per la sua sequela (“Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso9, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”, Lc 9,23).

Sul monte do ve Gesù si trasfigura il Padre conferma la piena fiducia in lui (“Questi [questo Gesù che vi ha fatto quei discordi otto fa] è mio Figlio, l’eletto”) e rivolge ai discepoli un perentorio “ascoltatelo”. Il senso dell’invito: seguitelo sulla strada che ha intrapreso e che lo porterà a Gerusalemme, dove offrirà la propria vita nella morte violenta che altri gli infliggeranno. Vi invito anche ad accogliere le condizioni che lui ha posto per chi lo vuole seguire: non mettere se stessi (la propria persona, il proprio modo di considerare le cose, le persone, di salvare la vita) al centro.

Nelal preghiera della Colletta la richiesta di un cuore che ascolta la parola di Gesù è motivata: “perché  possiamo seguirlo sulla via della croce ed essere trasfigurati a immagine del suo corpo glorioso”.

A parlare della trasfigurazione del nostro corpo mortale operata da Gesù “per conformarlo al suo corpo glorioso” è l’apostolo Paolo nella seconda lettura (Fil 3,17-4,1). L’Apostolo, dopo aver denunciato in modo accorato (“con le lacrime agli occhi”) che molti cristiani di Filippi “si comportano da nemici della croce di Cristo”, perché esclusivamente interessati “alle cose della terra” (cioè servitori di se stessi, prigionieri delle proprie pulsioni[“il ventre è il loro Dio”]), li esorta a “rimanere saldi nel Signore”, a non abbandonare il Signore, a restare  saldamente ancorati a lui.

A sostegno della sua esortazione Paolo ricorda che l’approdo di questa relazione con il Signore Gesù è la “trasfigurazione” della nostra fragile persona (“il nostro misero corpo”) secondo l’immagine di Gesù (“conformarlo al suo corpo glorioso”). Una trasfigurazione che ci fa assumere i tratti di Gesù, della sua esistenza, del suo modo di ascoltare il Padre, di pregarlo, di cercare la sua volontà, di trattare le persone, di prendersi cura di loro, di dare fiducia e di offrire loro il perdono.

Una trasfigurazione che si distende per tutto il tempo della nostra vita e che avrà pieno compimento quando Lui ci assocerà pienamente e definitivamente alla sua condizione di Risorto («E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore», 2Cor 3,18).

Il testo di Fil 3 proclamato in Quaresima dice il senso e la destinazione del cammino quaresimale che sta sotto il segno della conversione: un tempo in cui ci si lascia trasfigurare in quella immagine che costituisce la nostra originaria e autentica identità, quella di Gesù, il Figlio, perché prima ancora che il mondo esistesse e noi venissimo alla luce, Dio Padre “ci ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo” (Rm 8,29), quel Figlio che nel brano evangelico di questa domenica quaresimale ci invita ad ascoltare (Lc 9,28-36).

Ci chiediamo: che cosa in me, nella mia esistenza, ha bisogno ancora di essere trasfigurato secondo l’immagine di Gesù?