Di questi tempi quanto gli angeli comunicano ai pastori pieni di paura («Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi… è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore»), potrebbe risuonare fuori luogo, stonato, per quanto succede nel mondo ed è successo nei territori che confinano con noi. Gli angeli parlano di una “grande” (significativa, forte, irresistibile) gioia e di una gioia che è per tutti, indistintamente, anche per quelli ai quali la vita non offre motivi per esserlo, anzi sembra costringerli a patire tristezza e angoscia. In questa situazione anche gli auguri di un buon, sereno Natale corrono il rischio di risultare retorici, un gesto imposto dalle circostanze.

E’ possibile riconoscere ancora oggi, e nelle situazioni in cui ci troviamo, nella nascita di quel bambino annunciata dagli angeli, una ragione per sperare, per non lasciarci sopraffare dalla paura e dalla desolazione? La risposta mi è giunta da un biglietto di auguri natalizi delle monache clarisse di Camerino. Il biglietto mostra una chiesa, il cui pavimento è coperto di detriti del tetto crollato e la statua di Gesù bambino adagiato in un piccola culla in mezzo ai calcinacci. Accanto all’immagine uno scritto, che inizia in modo sorprendente: «è Natale! Cantiamo e inneggiamo al Signore Gesù, che nasce ancora, che viene in mezzo a noi perché è l’Emmanuele! Sì, nasce ancora, in mezzo alle macerie delle nostra case distrutte. Nasce ancora dentro i nostri cuori smarriti e spaventati dalle forze dirompenti della natura. Nasce ancora nelle tende, nelle roulotte, nella precarietà…Alleluia! Il Signore è con noi! È questa la nostra fiducia, è questa la forza che ci fa sperare di poter vedere i nostri cuori e le nostre case ricostruite più forti di prima, più capaci di portare il peso delle avversità, più grandi per accogliere il Signore che viene!».

L’augurio che rivolgo di cuore a tutti e che accompagno con la preghiera è che la presenza accanto a noi di questo bambino, Gesù, l’Emmanuele, il Dio-con-noi, di cui non smettiamo di celebrare ogni anno la nascita, “ricostruisca” nei cuori, più forte di prima, la speranza, vi riporti la serenità, soprattutto nei cuori delle persone che fra noi sono state colpite dal “terremoto” delle tante prove che la vita non ci risparmia. Una speranza e una serenità che ci rendano tutti “più capaci di portare il peso delle avversità”.

Vescovo Franco

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