Giubileo dei malati e degli operatori sanitari (Domenica 12 giugno 2016)

Se dovessimo indicare il centro di questo testo, un centro che spiega quanto vi è narrato, lo  individueremmo nella notizia che l’evangelista  Luca dà riguardo alla predicazione di Gesù: «Andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio» (8,1). I gesti che Gesù compie, le relazioni che vive dicono concretamente in che cosa consiste “la buona notizia del regno di Dio”.

Gesù si rivela come colui che accoglie e come colui che riporta l’uomo alla verità dei suoi gesti, lo aiuta a far chiarezza in se stesso, lo rilancia nella vita. Gesù accoglie l’invito di Simone, il fariseo. La polemica con i farisei, il disaccordo su come interpretare la legge di Javhè, non impediscono a Gesù di coltivare i gesti dell’amicizia, della cordialità. Nell’accogliere l’invito di Simone Gesù mostra il volto di un Dio che cerca relazioni, che non si tira indietro quando si presenta una possibilità d’incontrare l’uomo.

Gesù accoglie la donna peccatrice, l’accoglie col suo peccato e con i suoi modi esuberanti di dire quanto porta nel proprio cuore. L’accoglie non per giudicarla, per mettere in chiaro le cose, rimetterle al loro giusto posto, ma per offrirle un futuro più positivo.

Gesù fa chiarezza nei comportamenti dei suoi due interlocutori. A Simone mostra come la sua ospitalità parla il linguaggio della buona educazione, della formalità, non quello dell’amore, dell’accoglienza generosa; lo invita a guardare la donna da un altro punto di vista, rispetto a quello che ha adottato, dal punto di vista del creditore della parabola – Dio – il quale condona il debito gratuitamente, per l’impossibilità dei due debitori di estinguerlo. E’ il punto di vista di Dio che, come scrive l’apostolo Paolo nella lettera ai Romani «dimostra il suo amore verso di noi, perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (5,8); un Dio per il quale il nostro peccato non è motivo di rompere l’alleanza, prendere le distanze da noi, ma per dar seguito alla sua “segreta passione” di averci con sé, di poter riversare nei nostri cuori il suo amore.

Alla donna Gesù chiarisce che sono il suo molto amore e la sua fede ad averla salvata. La fiducia della donna in Gesù è data dal sapere (o sperare) che Gesù non solo non si aggiunge ai tanti che come Simone sanciscono definitivamente la sua situazione di “peccatrice” (è peccatrice e resterà sempre tale), ma che in qualche modo l’aiuterà a prendere le distanze dal proprio peccato, da un’esistenza che l’ha accreditata agli occhi della gente come “peccatrice”.

Gesù stima, apprezza l’amore di questa donna, in quanto la dispone a ricevere il condono del suo grande debito.

Infine Gesù accetta di avere nel gruppo dei propri discepoli anche delle donne (fatto impensabile per quel tempo), dal passato segnato da mali del corpo (infermità) e dello spirito (spiriti cattivi); un passato ormai alle spalle, perché guarite dal Lui. Una guarigione, quella offerta da Gesù che le ha messe in condizioni di porsi al servizio della sua missione di “annunciare la buona notizia del regno di Dio”.

Alla luce di questo testo ci scopriamo come persone raggiunte dall’amore del Signore che va oltre quello che siamo agli occhi degli altri, per cogliere ciò su cui può far leva, affidamento, per offrirci la sua salvezza, la sua pace. La nostra esistenza è visitata da questo Dio che perdona molto a chi molto ama e gli dà credito; sta sotto il segno della grazia, non del giudizio, perché Dio resta fedele alla propria “segreta passione” che nutre per ogni uomo ed è ben disposto ad realizzarla ogni qualvolta gli è permesso.

Ciò che consente al Signore di offrirci la sua grazia è la fede, che nel testo di Luca presenta alcune caratteristiche. E’ una fede che

  • ama con esuberanza e coraggio; che non si limita la dovuto, ma va ben oltre, lasciandosi ispirare dall’amore che fa dire alla sposa del Cantico dei Cantici: «Il mio diletto è per me e io per lui» (Ct 2,6; 16,3) e la spinge a cercarlo in ogni angolo della città e in ogni ora del giorno, perfino nella notte.
  • Porta con sé la propria storia abitata dal peccato, dalla fragilità e la consegna al Signore, perché sa che da Lui non si deve difendere, che a lui non deve esibire scusanti che in qualche modo possono attenuare un giudizio severo e minaccioso; sa che il Signore non respinge alcuno, non prende le distanze, ma accoglie e offre la pace, rilancia la vita.
Print Friendly, PDF & Email