Giorno di Pasqua (31 marzo 2024)

La preghiera della Colletta della Messa di Pasqua richiamo anzitutto l’impatto della risurrezione di Gesù sulla nostra esistenza, un impatto che continua nel tempo, ogni volta che facciamo memoria, con l’Eucaristia, della Pasqua di Gesù (nella Colletta di parla dell’azione di Dio “in questo giorno”, di oggi).

Si tratta di un impatto forte, decisivo, perché ambia l’esistenza degli uomini: Dio Padre, “per mezzo del suo unico Figlio, ha vinto la morte e ci ha aperto il passaggio alla vita eterna”.

Con la Pasqua di Gesù Dio Padre apre un orizzonte nuovo, una destinazione inedita, alla nostra esistenza, quello della “vita eterna”, della vita sottratta alla presa della devastante della morte, al suo potere che appare invincibile. La morte, anche se resta presente nella nostra esistenza, come la tragica conseguenza del peccato degli uomini, dei nostri peccati, non rappresenta più l’approdo  definitivo della nostra esistenza, perché altro è questo approdo, quello aperto dalla Pasqua di Gesù, l’approdo della vita risorta, nuova, definitiva (“eterna”).

Nella seconda parte della Colletta avanziamo a Dio Padre una richiesta, che, “celebrando la Pasqua di risurrezione (quella di Gesù, il Figlio di Dio, con la quale Dio Padre “ci ha aperto il passaggio alla vita eterna”) noi siamo rinnovati per mezzo dello Spirito Santo, “per rinascere nella luce del Signore risorto”.

Come intendere questa rinascita, cosa comporta per noi. E’ l’apostolo Paolo nella seconda lettura, appena proclamata (Col 3,1-4) a chiarire come dar seguito a questa “rinascita”.

Paolo esorta i cristiani di Colossi: “cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra”.

Il senso della esortazione: ai credenti non è chiesto di staccarsi dal mondo (“le cose della terra”) per cercare le realtà celesti (“le cose del cielo”), ma di coltivare un modo di pensare (“rivolgere i pensieri”) dal quale lasciarsi guidare nella propria vita: ciò “che sta in altrove” deve determinare l’intero nostro agire. L’altrove (“lassù”) cui fa riferimento Paolo, non è una condizione indeterminata, vuota, ma quella che vive Gesù, “alla destra di Dio”, partecipe della stessa vita di Dio.

A giustificare l’ esortazione è la nuova condizione in cui i cristiani di Colossi si trovano: partecipi della risurrezione di Cristo (“risorti con Cristo”). Paolo aveva chiarito precedentemente le conseguenze di questa partecipazione alla risurrezione di Cristo (cfr 2,12-14).

L’agire dei cristiani, “risorti con Cristo”, è ulteriormente determinato: “qualunque cosa facciate … avvenga nel nome di Gesù” (v 17). Il legame con Cristo, rappresentato dalla partecipazione alla sua risurrezione, pone l’agire dei cristiani sotto il segno dell’obbedienza a Cristo.

Questa è l’orizzonte nuovo che la risurrezione di Gesù rappresenta per la nostra vita, non più “costretta” alla morte, ma “destinata” alla “vita eterna”, alla stessa vita di Gesù (“quando Cristo, vostra vita, verrà sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria”).

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