Festa del Patrono San Paolino (4 maggio 2019)

«Concedi a noi che lo veneriamo maestro e protettore di imitare la sua testimonianza». Questa è la richiesta rivolta a Dio da parte nostra che oggi onoriamo S. Paolino, riconosciuto come “luminoso esempio di servizio pastorale e di amore ai poveri”. S. Paolino è stato amministratore pubblico (console e governatore della Campania) e pastore (vescovo di Nola).

Quale testimonianza S. Paolino dà alla nostra comunità di Senigallia e a chi tra di noi serve questa comunità come amministratore e pastore? I testi della parola di Dio appena proclamati  offrono una risposta alla nostra domanda.

L’apostolo Paolo, rivolgendo l’ultimo saluto agli anziani (i responsabili) della comunità di Efeso, (At 20, 17-18.28-32.36), li invita a vigilare su se stessi e sulle persone che lo Spirito di Dio ha loro affidato. Nel suo invito l’apostolo ricorre a quello che fa un pastore per il suo gregge, “pascere”.

Per il pastore pascere il gregge significa prendersi cura, prestare attenzione alle pecore, proteggerle, garantire la loro sicurezza dai “lupi rapaci” che aggrediscono il gregge.

Amministratori e pastori, anche se con obiettivi diversi, condividono l’attenzione alle persone, un’attenzione, una cura per la buona qualità della loro esistenza (quella che il linguaggio della società civile identifica nel bene comune, che non è la somma di tanti beni, ma il bene che include ogni persona, e riguarda l’intera esistenza; e quello che il linguaggio della fede identifica nella pratica della fede, che riconosce in Gesù Risorto il Salvatore dell’uomo e impegna a vivere l’esistenza umana come l’ha vissuta Gesù Cristo).

Sempre l’apostolo Paolo nella seconda lettura (2Cor 8,9-15) esorta i cristiani di Corinto a non lasciarsi vincere dalla paura di prestare aiuto alle persone della comunità di Gerusalemme, che si trovavano in grosse difficoltà economiche; li invita a essere generosi, come lo è stato Gesù e ricorda loro che la colletta di sostegno già avviata non è vantaggiosa solo per gli abitanti di Gerusalemme, ma anche per loro.

Di questi tempi le difficoltà economiche (una in particolare, la precarietà del lavoro, come è emerso anche nell’incontro di ieri pomeriggio con i diversi rappresentanti del mondo del lavoro) colpiscono pesantemente molte persone, le famiglie e tante attività produttive. Amministratori e pastori non possono restare indifferenti a tanta sofferenza, anche se spesso sperimentano con rammarico l’insufficienza dei mezzi disponibili a fronte delle numerose richieste.

Paolo c’invita, amministratori e pastori, a non lasciarci scoraggiare dalla fatica nel rispondere alle situazioni di povertà, di bisogno, ma a operare insieme, nel rispetto degli specifici ambiti e nella reciproca fiducia.

Infine il vangelo (Lc 12,32-34). Gesù rivolge ai discepoli un incoraggiamento e un invito. Incoraggia i discepoli a non lasciarsi vincere dalla paura (“non temete”) per la loro condizione di gruppo esiguo (“piccolo gregge”), che, come tutte le piccole realtà, non è tenuto in grande considerazione.

Anche agli amministratori e ai pastori spesso succede di sentirsi “piccoli” (perché in minoranza, perché fraintesi o non riconosciuto il loro servizio…). Per questo potrebbe risultare prezioso anche per loro  l’invito di Gesù a non cedere al timore, alla delusione e allo scoraggiamento, perché il Dio Padre, che lui conosce bene, desidera offrirci il suo amore, che gratifica e rasserena molto di più di ogni riconoscimento umano.

Gesù poi suggerisce ai discepoli di procurarsi un tesoro che non potrà essere loro sottratto da nessuno, nemmeno dai ladri, né rovinato, consumato.

Per gli amministratori e per i pastori quale potrebbe essere questo tesoro, se non quello di un servizio alla comunità, alle persone, libero dalla tentazione della promozione di se stessi, della ricerca di interessi personali?

Permettete un’ultima considerazione. Quest’anno, nella festa del patrono S. Paolino, a parlarci non c’è solo la parola di Dio, ma anche quanto è successo alcuni mesi fa. Sul finire dello scorso anno la città e la diocesi di Senigallia sono state interessate da due avvenimenti, che, se pur molto diversi tra loro, hanno coinvolto i nostri giovani e noi con loro.

Il primo avvenimento, condiviso con tutta la Chiesa, è stato il Sinodo dei Vescovi sui giovani e con i giovani, evento gioioso e portatore di speranza, dove i giovani hanno parlato di se stessi e di quanto sta loro a cuore. Lo hanno fatto non solo per se stessi, ma anche per il mondo intero, anche per il mondo degli adulti.

Il secondo avvenimento, solo nostro (potremmo dire in famiglia), doloroso e drammatico, quello che ormai le cronache presentano come la “tragedia della discoteca di Corinaldo”, dove hanno perso la vita 5 giovanissimi e una giovane sposa e mamma. Anche in quel tragico evento i giovani ci hanno parlato, con il tentativo di molti di loro di soccorrere i propri coetanei in difficoltà e, alcuni giorni dopo, con il cammino per le vie della nostra Città, in silenzio, al quale hanno invitato anche gli adulti, anche noi amministratori e pastori.

I riflettori della cronaca e dell’attenzione pubblica, sono ormai spenti su questi due avvenimenti, anche se quello tragico della discoteca di Corinaldo continua a essere presente nel dolore di chi ha perso un figlio, una figlia, una sposa, una madre, un amico, un’amica e nelle domande di noi tutti su come operare, non solo per evitare tragedie come questa, ma anche per offrire ai nostri giovani ambienti sicuri e la possibilità di uno svago e di un divertimento sereni.

Se si sono spenti i riflettori della cronaca, non venga meno però l’impegno di noi tutti, amministratori e pastori compresi, a camminare e condividere con i giovani quanto sta loro a cuore, perché, come sollecita spesso papa Francesco, i giovani “non si lascino rubare la speranza”.

E, dopo quanto è successo al Sinodo e nella tragedia della discoteca di Corinaldo, accogliamo anche l’invito dell’apostolo Paolo al giovane discepolo Timoteo: «Nessuno disprezzi la tua giovane età» (1Tm 4,12).

Paolino, amministratore saggio e pastore generoso, continui ad accompagnare con la sua protezione e la sua testimonianza, la Città di Senigallia e il suo territorio, con i suoi amministratori e pastori.

Così sia

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