Convegno pastorale diocesano 25 settembre 2018 – Intervento del Vescovo Franco

La nostra chiesa diocesana di fronte alla “Lettera al santo popolo di Dio” di Papa Francesco

 Premessa

Perché questa comunicazione? Per condividere quanto Papa Francesco vuole dire al “santo popolo di Dio”, a partire da fatti specifici (gli abusi su minori), commessi da alcune persone consacrate, di fronte ai quali il popolo di Dio non può rimanere estraneo. Con questa Lettera papa Francesco ci sollecita a un esercizio di comunione.

  1. I destinatari della Lettera: l’intero popolo di Dio
  1. Il motivo che ha spinto Papa Francesco a scrivere la Lettera: la «sofferenza vissuta da molti minori a causa di abusi sessuali, di potere e di coscienza commessi da un numero notevole di chierici e persone consacrate. Un crimine che genera profonde ferite di dolore e di impotenza, anzitutto nelle vittime, ma anche nei loro familiari e nell’intera comunità, siano credenti o non credenti».
  1. Il contenuto della Lettera

3.1. L’avvio della Lettera («Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme», 1Cor 12,26), fa riferimento a un passo dell’apostolo Paolo, che trae una conclusione molto concreta da quanto detto precedentemente: «Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito» (vv 12-13). Con questo avvio papa Francesco ci vuol dire che quanto è accaduto nella vita delle persone che hanno subito abusi ci coinvolge come comunità («Oggi siamo interpellati come Popolo di Dio a farci carico del dolore dei nostri fratelli feriti nella carne e nello spirito»). Indica inoltre come deve prendere forma

questo coinvolgimento, come

  • Vergogna e pentimento di fronte a quello che è successo
  • Farsi carico del dolore delle vittime che si traduce concretamente nella
  • “mano tesa” che protegge e riscatta dal dolore
  • denuncia di quanto mette in pericolo l’integrità di qualunque persona
  • lotta contro ogni tipo di corruzione, soprattutto quella spirituale

3.2. L’appello rivolto a ogni battezzato: «sentirsi coinvolto nella trasformazione ecclesiale e sociale di cui tutti abbiamo bisogno». Per papa Francesco «E’ impossibile immaginare una conversione dell’agire ecclesiale senza la partecipazione attiva di tutte le componenti del Popolo di Dio». Questo richiede «la conversione personale e comunitaria e ci porta a guardare nella stessa direzione dove guarda il Signore».

Questo sguardo lo apprendiamo nell’esercizio della preghiera e del digiuno che «risveglia la nostra coscienza, la nostra solidarietà e il nostro impegno per una cultura della protezione e del “mai più” verso ogni tipo e forma di abuso…ci aiuterà come Popolo di Dio a metterci davanti al Signore e ai nostri fratelli feriti, come peccatori che implorano il perdono e la grazia della vergogna e della conversione, e così a elaborare azioni che producano dinamismi in sintonia col Vangelo… la penitenza e la preghiera ci aiuteranno a sensibilizzare i nostri occhi e il nostro cuore dinanzi alla sofferenza degli altri e a vincere la bramosia di dominio e di possesso che tante volte diventa radice di questi mali. Che il digiuno e la preghiera aprano le nostre orecchie al dolore silenzioso dei bambini, dei giovani e dei disabili. Digiuno che ci procuri fame e sete di giustizia e ci spinga a camminare nella verità appoggiando tutte le mediazioni giudiziarie che siano necessarie. Un digiuno che ci scuota e ci porti a impegnarci nella verità e nella carità con tutti gli uomini di buona volontà e con la società in generale per lottare contro qualsiasi tipo di abuso sessuale, di potere e di coscienza».

  1. 4. La nostra chiesa diocesana di fronte alla Lettera di papa Francesco
  • A quali responsabilità personali ci richiama
  • Cosa chiede alle nostre comunità
  • Quali percorsi concreti avviare
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