Consacrazione Chiesa di Solakova Kula (Diocesi di Sarajevo) – 29 giugno 2016

Ieri pomeriggio, quando il vescovo Pero mi ha parlato di questa piccola e bella chiesa, nel calore delle sue parole ho colto le emozioni di chi è riuscito a portare a termine la costruzione o il restauro della propria casa. Avere una propria casa è il sogno di ogni famiglia. Le nostre case non sono edifici qualsiasi, perché, a differenza degli altri edifici che frequentiamo abitualmente (quelli pubblici, del lavoro, dello svago…), nelle nostre case ci stiamo non per alcune ore (ci abitiamo), non come estranei o come persone che hanno poco o niente da condividere, ma come persone che si conoscono, si amano e condividono tutto (tempo, spazi, desideri, sentimenti, situazioni), desiderano stare insieme.

Una chiesa è la casa dove il Signore e gli uomini si incontrano non come estranei, ma come persone che si conoscono, che si fidano a vicenda, desiderano incontrarsi per condividere quello che hanno. In questo luogo il Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo realizza il suo desiderio di stare con noi, di incontrarci, di prenderci cura di noi, perché gli siamo cari. Nella chiesa noi desideriamo incontrare il Signore nei passaggi significativi della nostra vita (quando inizia e conclude il proprio cammino, quando registra scelte significative…), ma anche nel suo svolgersi quotidiano, dove si intrecciano situazioni serene, che rallegrano il nostro cuore, i nostri giorni con situazioni di fatica, di dolore, che amareggiano il cuore e rendono tristi i nostri giorni.

La chiesa è anche il luogo dove i figli di Dio, gli amici del Signore Gesù, si incontrano non come si incontrano degli estranei, ma come fratelli che si vogliono bene, si aiutano a vicenda, condividono quanto hanno ricevuto dal Signore e costruito con le proprie mani. La presenza qui, in questa circostanza di tanti di voi, che non abitano più in questi luoghi e che vengono da lontano, esprime bene questo legame, che non è solo quello del sangue, ma anche quello della fede. La vicinanza poi di un edificio, chiamato “la casa dell’incontro”, dice l’impegno di questa chiesa a favorire incontri, a costruire ponti, non muri. E oggi c’è tanto bisogno di persone che costruiscano i ponti dell’incontro, dell’ascolto, dell’accoglienza!

L’augurio, accompagnato dalla preghiera, è che quando entriamo in questa chiesa o in altre chiese, si compia il desiderio, di Dio e nostro, di un incontro che consenta a Lui di offrirci nuovamente il suo amore e a noi di rinnovare la nostra fiducia in Lui, la fiducia dei figli che si sentono amati dal Padre de cielo; che riscopriamo e rafforziamo quel legame che fa di noi dei fratelli, uomini e donne capaci di vivere relazioni accoglienti e solidali.

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