Celebrazione degli anniversari di consacrazione sacerdotale (17 marzo 2016)

La richiesta rivolta al Dio onnipotente nella Colletta della Messa nella solennità di S. Giuseppe: «concedi alla tua Chiesa di cooperare fedelmente al compimento dell’opera di salvezza», fatta “per intercessione” dello stesso Santo, cui Dio «ha voluto affidare gli inizi della nostra redenzione». La richiesta è ispirata anzitutto dalla consapevolezza che la Chiesa ha del proprio compito, della ragione della propria presenza nella storia degli uomini: cooperare al “compimento dell’opera della salvezza” che Dio, ancora prima della creazione del mondo, ha in cuore di realizzare a favore degli uomini (la comunione alla sua stessa vita trinitaria). La richiesta è ispirata anche dal riconoscimento che quanto Giuseppe ha compiuto ha contribuito in modo determinante al compimento del desiderio di Dio.
Due i tratti che caratterizzano Giuseppe nel testo di Matteo: è un uomo “giusto” e decide di “fare come gli aveva ordinato l’angelo del Signore”.
Un’espressione del libro della Sapienza ci aiuta a cogliere il senso profondo della giustizia di Giuseppe: «Il giusto deve amare gli uomini [deve essere umano]» (12,19). Giusto, inoltre, è colui che osserva la Legge di Dio, si lascia guidare dal Signore.  Questo è l’insegnamento che l’uomo giusto ricava dal modo di agire di Dio, illustrato nei versetti precedenti: «La tua forza infatti è principio di giustizia; il tuo dominio universale ti rende indulgente verso tutti…Tu, padrone della forza, giudichi con mitezza; ci governi con molta indulgenza, perché il potere lo eserciti quando vuoi» (12,16.18).
Giuseppe, il giusto, non si rapporta a Maria secondo un’interpretazione letterale della legge, la quale punisce la mancanza, l’errore, la trasgressione, ma sceglie un’altra soluzione, quella dell’attenzione, del rispetto della persona, dell’indulgenza; in nome della legga non sacrifica una persona.
Questa umanità “cordiale” si lascia guidare dalla fede, in una situazione difficile, piena di contraddizione, carica di sofferenza; una fede che si esprime come obbedienza a una richiesta che non corrisponde al suo progetto (non rifiutare la sposa promessa che, per quanto era successo, risultava infedele) e al suo desiderio (dare il nome – riconoscere come figlio – a un bambino che lui non aveva generato). Quella di Giuseppe è un’obbedienza che si lascia ispirare dalla fiducia in Dio e che si lascia indicare da Lui come dar seguito al proprio desiderio di essere sposo e padre.
L’obbedienza che Giuseppe accorda all’angelo di Dio gli consente di fare quello che fino a quel momento gli sembrava impraticabile (“prendere con sé la sua sposa”) e consente a quell’evento che ai suoi occhi era parso pieno di contraddizione, insostenibile, di diventare evento di salvezza.
Giuseppe si lascia indicare dal Signore come dar seguito al suo desiderio di essere sposo e padre; e, come la sua fidanzata Maria, con la propria obbedienza alla parola dell’angelo di Dio consente al Figlio di Dio di entrare nella nostra storia per salvarla, di essere a un tempo uno di noi (“uno dei miliardi di uomini”) e il nostro Salvatore, colui che ci libera dai nostri peccati.
La strada percorsa dai due fidanzati di Nazareth è anche la strada che i discepoli di Gesù (la Chiesa) sono impegnati a percorrere.
Noi oggi facciamo memoria grata degli anniversari dell’Ordinazione di alcuni nostri confratelli; sono anniversari che indicano un lungo ministero, svolto nell’amore generoso per le persone che hanno incontrato e servito come pastori e in obbedienza a quel Signore, pastore buono, che da’ la propria vita per le pecore.
Vogliamo anzitutto ringraziare con loro il Signore per il dono grande della vocazione sacerdotale, ma anche per loro, per il loro ministero, per il bene che hanno compiuto nei lunghi anni del ministero.
Inoltre vogliamo chiedere al Signore che accompagni il ministero dei tutti i presbiteri della nostra chiesa diocesana, perché, sull’esempio di S. Giuseppe, sia un ministero che consenta al Dio ricco di misericordia di raggiungere con il suo amore le persone che ci sono affidate.
Infine chiediamo al Signore il dono di nuove e generose vocazioni al ministero sacerdotale.