Benedizione del mare (14 agosto 2021)

E’ tradizione che nella nostra città la vigilia della solennità liturgica di Maria Assunta in cielo si rinnovi la richiesta al Signore di benedire il mare. E’ una richiesta a cui partecipa la città con le sue diverse istituzioni, con le persone che la abitano e gli ospiti presenti in questi giorni.

La tradizione della benedizione del mare dice anzitutto il riconoscimento che il mare rappresenta per noi una risorsa, non solo economica, ma anche una risorsa di bellezza, di possibilità di ricupero di  energie, luogo di incontri.

Dice anche il riconoscimento che, a differenza delle nostre case, delle tante opere che rendono bella la città, il mare non lo abbiamo “fabbricato” noi, ma ci è offerto, donato. I credenti conoscono non solo il nome del donatore, il Dio Creatore, ma anche le ragioni di questo dono. Anche il mare, come ogni dono di Dio, ci è offerto per amore e per dare serenità alla nostra esistenza.

Per questo il mare rappresenta una risorsa preziosa e impegnativa, che chiede di non essere sciupata, impoverita, di essere messa nella condizione di continuare a offrirci le ricchezze di cui è dispone.

Dobbiamo riconoscere, con onestà che non sempre siamo stati all’altezza di questa cura, perché, come sta succedendo per il resto del creato, più che custodirlo, il mare, sembriamo impegnati a depredarlo delle sue molteplici risorse.

Riconoscere tutto questo ci impedisce di equivocare sulla richiesta di benedire il mare, che anche questa sera rivolgiamo al Signore. Più che il mare (anche il mare come tutti i doni del Signore sono già benedetti, sono una benedizione per chi li riceve), siamo noi ad aver bisogno della benedizione del Signore, perché ci impegniamo sempre di più a essere “custodi” e non “predatori” del mare, perché sappiamo fare buon uso delle risorse che il mare ci offre, che non riguardano solo la possibilità di un cibo sano, ma anche l’opportunità di ricuperare energie e serenità, di incontri apprezzati e di un’attività economica svolta con giustizia e nel rispetto della legalità.

E il Signore asseconda la nostra richiesta con la risposta data alla donna che, come racconta il vangelo appena proclamato (Lc 11,27-28), aveva dichiarato, con un pizzico di comprensibile invidia, fortunata la sua mamma («Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato»).

La risposta di Gesù («Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano») non va interpretata come un ridimensionamento della “fortuna” di Maria, ma come un’ulteriore esplicitazione: Maria è una donna fortunata (“beata”) soprattutto perché si è fidata di Lui, ha dato ascolto alla sua parola.

Per i credenti il mare come l’intera creazione, parla di Dio, è una sua parola, una parola che lo rivela come Datore e Custode della vita, Creatore di quella “casa” che è il creato, preparata perché i suoi figli la possano abitare con tutte le altre creature. Anche il mare è la parola con la quale Dio ci rassicura che desidera prendersi cura di noi, favorire una buona qualità della nostra esistenza.

I credenti sanno anche che la cura di Dio non si esaurisce nel corso dell’esistenza sulla terra, perché prosegue oltre, per garantirci la vita piena, un’esistenza sottratta alla presa devastante della morte, come scrive Paolo ai cristiani di Corinto, nella seconda lettura della Eucaristia (1Cor 15,54b-57): «“la morte è stata inghiottita nella vittoria”. Dov’è, o morte, la tua vittoria?, dov’è, o morte, il tuo pungiglione?”».

A ricordarci la vittoria di Cristo sulla morte è la solennità di Maria Assunta in cielo. Il singolare approdo di Maria in cielo alla vita piena con Dio (l’ “immortalità”), subito dopo la sua morte, dice che questa è anche la destinazione della nostra vita, del nostro corpo “mortale” (ancora S. Paolo: «Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale di immortalità»), anche la destinazione dell’intera creazione come scrive l’apostolo Paolo ai cristiani di Roma («L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio», Rm 8,19).

Ricordare qual è la nostra destinazione definitiva ci consente di apprezzare ancora di più e ci impegna a custodire con maggiore responsabilità i beni della creazione, mare compreso, che Dio ci ha affidato perché i giorni che trascorriamo sulla terra siano giorni sereni e fecondi di opere buone e belle.

Se i nostri giorni li vivremo così, dando ascolto alla parola di Dio, anche noi, come Maria, saremo da considerare persone fortunate, “beate”.