La prima Lettura (1Cr 15,3-4,15-16; 16,1-2) parla di un popolo radunato attorno all’arca del Signore. Quell’arca è per Israele molto di più di un oggetto, perché rappresenta la garanzia che il Signore, il liberatore del popolo dalla schiavitù, continua a camminare con il suo popolo. Per questo la festa gioiosa e piena di “suoni di gioia”(dell’arpa, delle cetre e dei cimbali), canti e con “olocausti e sacrifici di comunione”.
Quello che vive Israele parla anche a noi: un popolo fa festa quando sa di poter contare su qualcuno, nel suo cammino.
Anche noi questa sera ci siamo raccolti. A radunarci in questa piazza, non molto distante dal mare, è qualcosa che ci è caro, che è caro a questa città, il mare. La data del nostro raduno, la viglia della solennità di Maria, Assunta in cielo, dice che anche Maria ci è cara, perché ci sentiamo presi in cura da Lei, che riconosciamo Madre di Gesù e nostra.
Senigallia senza il mare, probabilmente, sarebbe rimasta un luogo anonimo, sconosciuto ai più e oggi non godrebbe dell’apprezzamento di molte persone.
Uno tra i tanti inni con cui onoriamo Maria riconosce un legame tra Maria e il mare: inizia con un saluto rivolto a Maria come “stella del mare” (“Ave maris stella”).
A lungo le stelle hanno rappresentato la guida sicura per chi solcava i mari. Un cielo nuvoloso, che nascondeva le stelle, poteva creare un grande problema per l’orientamento e tornare a rivedere le stelle guida, dopo una tempesta, costituiva un momento particolarmente rassicurante per i naviganti.
Noi riconosciamo Maria come la stella a cui guardare nella navigazione del mare della nostra esistenza, della storia degli uomini. Anche la nostra esistenza, anche la storia degli uomini, spesso devono fare i conti con un cielo pieno di nubi, che nasconde i punti di riferimento, con tempeste che sconvolgono e tolgono sicurezza alla navigazione.
Maria è stella sicura, affidabile, perché lei stessa, nella propria vita, dove si sono addensate le nubi del turbamento, delle difficoltà a comprendere il cammino e la tempesta della morte drammatica e violenta di suo figlio, si è lasciata guidare da quella “stella” che è la parola di Dio. Nella considerazione di Gesù, di cui ci ha parlato il vangelo (Lc 11,27-28), Maria fa parte di quei “beati” (persone fortunate, apprezzate) per aver scelto di dare ascolto e fiducia alla parola di Dio, al Dio Padre di Gesù.
Maria, inoltre, rappresenta la stella da cui lasciarci guidare, perché ci ha preceduti nel beneficiare di quella vittoria sulla morte, ottenuta da Gesù, suo figlio, di cui ci ha parlato Paolo nella seconda lettura (1Cor 15,54b-57: «la morte è stata inghiottita dalla vittoria… siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo»).
Maria, che onoriamo e contempliamo assunta in cielo, partecipe cioè della vittoria di Cristo sulla morte, ci indica l’approdo della nostra vita, della storia degli uomini, dell’intera creazione.
Questa sera la preghiera che rivolgiamo al Padre per l’intercessione di Maria, avanza una precisa richiesta: il mare, quel mare che fa bella la nostra città e la rende meta apprezzata da parte di tante persone, sia benedetto, continui cioè a rappresentare una benedizione, una risorsa per Senigallia, per le persone che giungono in questa città per trascorrervi giorni di riposo.
La richiesta al Signore della sua benedizione non va intesa come una delega di responsabilità e di cura, della nostra responsabilità e cura nei confronti del mare, quale bene prezioso e fragile da salvaguardare. Una responsabilità e una cura che devono ispirare comportamenti che evitino di impoverire le risorse del mare e di compromettere il mare come risorsa.
La drammatica esperienza della Pandemia, non ancora del tutto superata, ci ha ricordato che nessuno di noi può chiamarsi fuori da un impegno responsabile e solidale nel costruire una convivenza serena, non solo quando scatta un’emergenza, ma anche nella quotidianità della vita.
Facciamo tesoro di questa lezione anche per i giorni a venire, quando la nostra città sarà chiamata a scegliere i propri amministratori per i prossimi anni.
Il Vescovo non ha competenza né diritto di stilare programmi o indicare persone. Concedetemi, solo, di manifestare un desiderio, un sogno, che non è solo mio personale, ma anche della Chiesa senigalliese: nessuno, elettori e futuri amministratori, si sottragga all’impegno di dare il proprio contributo al benessere della città. Un benessere che non mostri Senigallia solo come città economicamente prospera, culturalmente vivace, ma anche città impegnata a garantire servizi sociali e sanitari all’altezza della dignità delle persone, una città che si prende cura delle nuove generazioni, per offrire loro una vita, non solo bella e felice, ma anche “buona”.
Questa sera la nostra preghiera allarga gli orizzonti della richiesta: che il Signore ci accompagni con la sua benedizione, con la sua grazia, nell’impegno a fare di Senigallia, una città, non solo orgogliosa del proprio mare, ma anche del proprio impegno a essere sempre più città ospitale per tutte le persone, per quelle che vi abitano e per quelle che giungono da fuori.