Omelia nel centenario dell’incoronazione della statua di San Giuseppe (Caudino di Arcevia, 8 agosto 2004)

Caudino di Arcevia, 8 agosto 2004

Siamo lieti di celebrare in questo giorno un significativo anniversario che ci riporta alla fede e alla devozione dei nostri padri. Cento anni fa, e precisamente il 26 luglio dell’anno 1904, veniva incoronata la prodigiosa statua di San Giuseppe che si venera nella cappella di questa chiesa di San Biagio. Il parroco di allora, il pievano Ottavio Severini, ne fece richiesta al Papa Leone XIII. Il Papa benevolmente accolse l’istanza e a suo nome fu il Vescovo di Nocera Umbra, assistito dai Vescovi di Cagli-Pergola e Montalto, a incoronare la sacra immagine.
Questo solenne atto di culto che si è compiuto cento anni fa a Caudino è stato un evento eccezionale nel mondo e forse unico in Italia. Nel mondo sono soltanto una trentina le immagini incoronate di San Giuseppe; in Italia, a quanto risulta, questa di Caudino è l’unica.
Perché mai fu incoronata questa immagine? Senza dubbio con tale atto si volle esprimere la grande devozione degli abitanti di questo territorio per lo Sposo di Maria e il padre putativo di Gesù. La corona è un simbolo regale: collocata sul capo di San Giuseppe, sta a significare la partecipazione di questo Santo alla gloria e al potere regale di Gesù, il Verbo Incarnato, di cui egli è stato il fedele custode.
Possiamo affermare che la grandezza di San Giuseppe, che il popolo cristiano venera con particolare devozione, consiste essenzialmente nella sua fede.
Al nostro Santo si può applicare quanto la Lettera agli Ebrei dice in riguardo alla fede. “La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono” (11,1). Con la fede, legata alla speranza, si attende la realizzazione delle promesse divine e si crede nell’invisibile, che si manifesterà pienamente soltanto nel futuro. Con la fede, come ricorda il Concilio, “l’uomo si abbandona totalmente e liberamente a Dio, prestandogli il ‘pieno ossequio dell’intelletto e della volontà’ e assentendo volontariamente alla rivelazione da lui fatta’ (Dei Verbum, 5). Tra le diverse figure bibliche di credenti, richiamate dalla stessa Lettera agli Ebrei, spicca quella del patriarca Abramo, “padre nella fede”. A lui spetta un posto di rilievo: si è fidato ciecamente del Signore e delle sue promesse, prestandogli piena obbedienza sia all’inizio della sua chiamata, sia nel gesto eroico di totale disponibilità a sacrificare il suo unico figlio, frutto della promessa.
San Giuseppe si colloca sulla stessa scia dei credenti che si sono fidati del Signore, hanno obbedito alla sua parola, hanno atteso, nella speranza, la realizzazione delle sue promesse.
La fede di Giuseppe si incontra non solo con la fede dei Patriarchi, in primo luogo con quella di Abramo, ma anche e soprattutto con la fede di Maria, sua sposa. Se di Maria Elisabetta disse: “Beata colei che ha creduto”, questa stessa beatitudine si può riferire anche a Giuseppe. Giuseppe, pur trovandosi in comprensibile difficoltà quando venne a sapere che Maria, la sua promessa sposa era in attesa di un bambino, rassicurato dall’angelo, “fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa”. Ciò che egli fece è purissima obbedienza della fede.
“Si può dire che quello che Giuseppe fece lo unì in modo del tutto speciale alla fede di Maria: egli accettò come verità proveniente da Dio ciò che ella aveva già accettato nell’Annunciazione” (Redemptoris Custos, 5).
Giuseppe, insieme con Maria, è il primo depositario del mistero dell’autorivelazione di Dio in Cristo (ivi). Egli è il primo a partecipare alla fede della Madre di Dio e, così facendo, sostiene la sua sposa nella fede della divina Annunciazione. Egli è anche colui che è posto per primo da Dio sulla via della ‘peregrinazione della fede’ sulla quale Maria andrà innanzi – soprattutto nel tempo del Calvario e della Pentecoste – in modo perfetto (cf. GS, 63).
Nella fede Giusepe ha accettato di custodire i tesori più preziosi di Dio, il Figlio e la Madre di Dio, ed ha concluso la sua peregrinazione della fede prima ancora che Gesù si manifestasse nel suo mistero pasquale e nel dono della Pentecoste.
A motivo di questa fede il popolo cristiano vede in San Giuseppe il suo grande patrono e intercessore. Toccò al nostro grande Pontefice senigalliese, il Beato Pio IX, il Papa del dogma dell’Immacolata della cui proclamazione ricorre quest’anno il 150° anniversario, l’onore e la consolazione di proclamare San Giuseppe patrono universale della Chiesa. Infatti, l’8 dicembre 1870, durante il Concilio Vaticano I, Pio IX, raccogliendo i voti di tutto il mondo cattolico, con il plauso universale, gli affidava le sorti della Chiesa, dichiarandolo solennemente principale patrono di essa.
L’incoronazione della statua di san Giuseppe avvenuta a Caudino è un riconoscimento della figura e del ruolo di questo grande Santo nella storia della salvezza. Con questo atto dell’incoronazione i nostri antenati hanno voluto esprimere la loro fede e devozione.
Nel celebrare il centesimo anniversario di tale evento, vogliamo anche noi rivolgerci con fiducia allo sposo di Maria, al padre putativo di Gesù, al custode della santa famiglia di Nazareth: interceda per noi, perché siamo consapevoli che la fede è il tesoro più prezioso della nostra vita, è ciò che dà senso alla nostra esistenza e ci sostiene nella prova, è la condizione per essere salvi. San Giuseppe ci accompagni nel nostro pellegrinaggio terreno: ci aiuti a tenere sempre viva la fede, ad accrescerla e a comunicarla per il bene nostro e dei nostri fratelli. Così sia.

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