65° di ordinazione sacerdotale e 62° di parrocchia di don Mario Mancini (11 marzo 2017)

Le parole che Paolo rivolge al discepolo Timoteo, proposte dalla liturgia di questa seconda domenica di Quaresima  (1Tm 1,8b-10) ci consentono di comprendere il senso del ministero sacerdotale che don Mario svolge e onora da ben 65 anni. L’invito dell’Apostolo: “con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo”. Il riferimento alla sofferenza per il Vangelo è giustificato anzitutto dalla situazione in cui Paolo si trova: è in carcere, proprio a motivo del vangelo di Gesù. In questo senso la sofferenza che Paolo sta vivendo gli è imposta dalla condizione di prigioniero. Me osservando il ministero di Paolo possiamo interpretare questa sofferenza in senso più ampio e positivo, come passione per il Vangelo di Gesù, una passione che lo convince a dedicarvi tutta la propria vita e ad investire tutte le proprie energie, che lo sostiene nelle innumerevoli difficoltà e persecuzioni, fino alla morte. Nel resto del testo Paolo ci dice che il vangelo di Gesù è l’offerta di una vita che nemmeno la morte può toglierci, un ‘offerta che viene prima delle nostre opere (è grazia) e che raggiunge la nostra vita “con la manifestazione del salvatore nostro Gesù”.

Paolo scopre che il vangelo di Gesù è per tutti, non solo per il popolo d’Israele a cui lui rivendicava, con un certo orgoglio, di appartenere. Per questo non resta in Palestina, ma viaggia per portare questa buona notizia a un numero maggiore di persone, non solo viaggia, ma come scrive in una delle sue lettere, “si fa tutto a tutti per guadagnare sempre più persone a Gesù Cristo”. E anche questa apertura a tutti diventa una passione forte per l’Apostolo, alla quale non si sottrae nemmeno quando gli procura sofferenza e lo conduce al carcere e alla morte.

Anche la vita e il ministero di un prete è abitata da questa duplice passione, per il Vangelo di Gesù e per le persone, tutte le persone. Una passione che si manifesta nell’azione pastorale, negli incontri con le persone, ma che in larga parte resta segreta, nel cuore del pastore, spesso sconosciuta alle stesse persone cui lui si dedica. Una passione che gli fa sperimentare momenti di gioia, di sollievo, ma anche momenti di fatica e di sofferenza. Una passione che lo rende attento uditore del Vangelo e che lo apre all’ascolto delle persone, utilizzando ogni situazione e circostanza e creando opportunità. Una passione che nemmeno lo scorrere dell’età spegne.

Oggi siamo qui per ringraziare con don Mario il Signore per questa “vocazione santa”, che è il ministero sacerdotale cui lo ha chiamato; per ringraziare il Signore per il lungo ministero sacerdotale di don Mario, dove ritroviamo i tratti della passione per il Signore, per il suo Vangelo e per la gente di cui è stato pastore per lunghi anni, siamo qui per ringraziare don Mario perché è stato e continua a essere un discepolo fedele del Signore Gesù e un pastore generoso tra la sua gente.