XIV Domenica del Tempo Ordinario (6 luglio 2025)

«O Dio, che nella vocazione battesimale ci chiami ad essere pienamente disponibili all’annunzio del tuo regno, donaci il coraggio apostolico e la libertà evangelica, perché rendiamo presente in ogni ambiente di vita la tua parola di amore e di pace».

Dalla Colletta della Messa di questa 14a domenica del tempo ordinario, ci viene ricordato che con il battesimo, il Signore “ci chiama a essere pienamente disponibili all’annuncio del suo regno”. È un richiamo salutare perché presso tanti cristiani resiste ancora l’opinione che l’annuncio del Vangelo è esclusivo compito di qualcuno, dei preti, dei religiosi e di qualche laico particolarmente generoso e libero dagli impegni della vita.

Che non sia compito solo dei preti, dei religiosi e di qualche laico, ma di tutti i discepoli di Gesù, lo deduciamo dalle ultime parole con cui Gesù risorto si congeda dai suoi amici, con le quali, prima di assicurare la sua vicinanza (“io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”), li impegna ad “andare in tutto il mondo e a proclamare il Vangelo a ogni creatura” (cfr Mt 28,19-20). Quelle parole sono stare recepite dalla nostra preghiera iniziale, dove chiediamo al Signore “il coraggio e la libertà evangelica, perché rendiamo presenti in ogni ambiente di vita la sua parola di amore e di pace (= il Regno di Dio)”.

Il Vangelo da proclamare è la stessa “buona notizia” che Gesù ha portato nella terra di Palestina, la “buona notizia” della vicinanza del Regno di Dio. Nel linguaggio di Gesù il “Regno di Dio” non fa riferimento a un luogo, ma a una presenza, quella della “Signoria regale di Dio” e interpreta questa Signoria regale non in termini di oppressione, ma in termini di promozione, di liberazione, della vita degli uomini dall’aggressione del male, in tutte le sue forme. Con quel mandato Gesù invitava i suoi amici, quelli presenti allora e quelli che “grazie alla loro testimonianza” avrebbero creduto in Lui, a continuare la sua opera, dappertutto (“in tutto il mondo”) e verso  tutti (“ogni creatura”).

La parola di Dio di questa domenica ci parla, nel testo di Isaia (66,10-14) e nel vangelo di Luca (10,1-12. 17-20), proprio del Regno di Dio da annunciare nelle case degli uomini, nei loro ambienti di vita.

Il profeta Isaia invita chi si trova in situazioni di lutto, di sofferenza, a “rallegrarsi”, a “esultare”, a “sfavillare di gioia” con Gerusalemme, perché il Signore interverrà a suo favore. Come succede spesso nei testi profetici l’intervento del Signore è illustrato con immagini, prese dalla vita comune, immagini particolarmente evocative per il loro forte impatto con la vita, con le relazioni più significative e decisive per la nostra vita.

Nel nostro testo l’azione del Signore è illustrata con l’immagine della madre che si prende cura con grande tenerezza del proprio bambino: lo nutre generosamente, lo tiene in braccio e lo coccola sulle ginocchia.

L’azione del Signore dà i suoi buoni frutti, perché si torna a vivere: “il vostro cuore gioirà, le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba”.

Il vangelo parla dell’incarico dato da Gesù a 72 discepoli di precederlo “in ogni città e luogo dove stava per recarsi”, con la “buona notizia” che il “regno di Dio è vicino”. Si tratta dello stesso annuncio che Lui ha dato all’inizio del suo ministero. E come ha fatto Gesù, la “buona notizia” i discepoli inviati la devono confermare con un’azione che riporta speranza nella vita delle persone colpite dall’aggressione del male (“guarite i malati”).

La missione ricevuta pone i discepoli in una condizione di debolezza (“vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”), non beneficia di tanti mezzi (“non portate borsa, né sacca, né sandali”), corre inoltre il rischio del rifiuto (“quando entrerete in una città e non vi accoglieranno”), situazione questa che non deve scoraggiare l’annuncio (“sappiate però che il regno di Dio è vicino a voi”).

Dal racconto che i discepoli fanno a Gesù, al ritorno, emerge che la missione ha successo, perché l’autore del male – Satana – viene sconfitto (“Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome”).

A noi oggi è affidato il compito di continuare l’opera di Gesù e di quei 72 discepoli: “rendere presente in ogni ambiente di vita la parola di Gesù, parola di amore e di pace”, una parola che ridà speranza alla vita delle persone. Una parola che chiede annunciatori coraggiosi e liberi, soprattutto nei confronti del timore che anche quella del Vangelo resti, come le tante nostra parole, inconcludente, espressione solo di un desiderio, che visto quanto sta succedendo attorno a noi, è destinato a restare deluso. Per questo chiediamo al Signore coraggio e libertà.