Maria Santissima Madre di Dio (1 Gennaio 2025)

Se ieri il tempo di un anno appena trascorso appariva pieno di avvenimenti, di situazioni, di decisioni e di speranze, compiute o meno, oggi, primo giorno dell’anno, davanti a noi sta un tempo “ignoto”, un tempo che sfugge in gran parte alla nostra conoscenza e alla nostra iniziativa. Per questo le parole che ci rivolgiamo, le ultime dell’anno trascorso e le prime dell’anno appena iniziato, sono parole augurali: ci auguriamo che il tempo che ci sta di fronte, il tempo di un anno, sia un tempo “buono”, per la nostra vita, per la vita delle persone care, per questo mondo così travagliato e che ci mette tanta paura.
Veramente, per noi credenti il tempo che ci sta di fronte non è del tutto ignoto. La parola di Dio appena proclamata ci parla nella prima Lettura(Nm 6,22-27) della benedizione di Dio, offerta dai figli di Aronne (i sacerdoti) ai pellegrini che giungevano al Tempio di Gerusalemme. La benedizione assicura la buona disposizione di Dio nei nostri confronti («Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia splendere il suo volto e ti faccia grazia… ti conceda pace»).
L’apostolo Paolo, nella seconda Lettura (Gal 4,4-7) chiarisce che la benedizione di Dio fa di noi “figli amati”, come lo è suo Figlio («Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio»), in grado, per questo, di rivolgerci a Lui con la stessa confidenza del Figlio, chiamandolo “Abba, Padre!”.
Se all’inizio di un nuovo anno non sappiamo cosa ci può riservare il tempo che ci sta di fronte, sappiamo tuttavia che possiamo contare sulla benedizione di Dio, sul suo amore di Padre.
Come abitare, allora, il tempo ignoto di un nuovo anno? La risposta ci è offerta dai pastori e da Maria, dei quali parla il Vangelo della odierna celebrazione (Lc 2,16-21).
I pastori non danno ascolto al “grande timore” provocato in loro dall’apparizione dell’angelo nella campagna di Betlemme, avvolta dal buio della notte, perché danno ascolto alle sue parole: «Non temete; ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore». I pastori non avevano dimestichezza con queste parole, il loro lavoro li teneva lontano dal Tempio, dalla pratica di una vita credente. Luca scrive che «appena gli Angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: “Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. Andarono senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia» e che «se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano visto e udito, come era stato detto loro».
I pastori ci sollecitano ad andare anche noi da questo bambino, durante l’anno che ci sta di fronte, un anno particolare – un “Anno Santo, Giubilare” – durante il quale la benedizione di Dio ci sarà generosamente offerta. Andarvi personalmente ogni giorno, nella preghiera, nell’ascolto della Sua parola, nella pratica di un’attenzione solidale verso le persone, soprattutto quelle maggiormente in difficoltà; andarvi insieme nei pellegrinaggi ai nostri Santuari Giubilari: alla chiesa dei Cancelli (che sostituisce la Cattedrale ancora indisponibile), dove onoreremo e pregheremo Maria, come Madre della Speranza, al Santuario della Madonna della rosa, dove chiederemo a Maria di consolare la sofferenza nostra e delle altre persone, al Santuario di S. Pasquale, per sostare in adorazione di fronte a Gesù, presente a noi nell’Eucaristia, al Santuario di S. Maria Goretti, dove potremo ricevere il perdono di Dio che ci riconcilia con Lui e c’impegna a riconciliarci tra di noi.
Andare dal Signore come “pellegrini di speranza”, riconoscendo Lui come “nostra speranza”, che non delude, come “nostra pace”, di cui abbiamo tanto bisogno e che tanto ci manca.
Di Maria l’evangelista Luca annota che «da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore». Le “cose” che Maria “custodisce” e “medita nel suo cuore” sono gli avvenimenti in cui è coinvolta, avvenimenti che appaiono contrastanti: ha dato alla luce un bambino, che lei sa essere il Figlio di Dio, in un luogo dove venivano alla luce i piccoli del gregge; l’angelo Gabriele le aveva parlato della grandezza di questo bambino, destinato ad avere il trono di Davide e a regnare per sempre sulla casa di Giacobbe (cfr Lc 1,32-33) e vengono a fargli visita dei pastori, i meno titolati a rappresentare il popolo d’Israele (“la casa di Giacobbe”). Il cuore di Maria che custodisce questi avvenimenti è il cuore che ha dato ascolto a Dio, alla sua parola, una parola che le offre la chiave di lettura dei fatti che la coinvolgono e l’hanno guidata nella sua accoglienza della proposta di Dio, di diventare la madre di suo Figlio («Ecco la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola», Lc 1,38).
Maria ci invita a permettere che la parola di Dio, la parola del vangelo di Gesù, abiti nel nostro cuore perché possa portare luce nella nostra vita, in quello che vi accade, soprattutto nelle situazioni che appaiono confuse, negli avvenimenti che provocano turbamento, la luce della benedizione di Dio che non viene mai meno e perché anche noi, come la madre del Figlio di Dio e nostra, possiamo assicurare ogni giorno di questo nuovo anno la nostra disponibilità al Signore, perché anche grazie a noi la sua benedizione raggiunga le persone che la vita ci mette accanto, che ci fa incontrare.