Festa del Patrono della Diocesi San Paolino (4 Maggio 2025)

«Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù». Perché quel gruppetto di discepoli (sette: Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo, e altri due discepoli. Gli altri dove sono?) non lo riconoscono?

Pietro decide di andare a pescare («Io vado a pescare») e gli altri lo seguono («Veniamo anche noi con te». L’Apostolo riprende il mestiere del pescatore che aveva abbandonato per seguire Gesù con il fratello Andrea dopo aver udito l’invito di Gesù a seguirlo per diventare “pescatori di uomini” (Mc 1,18: «E subito lasciarono le reti e lo seguirono»). Anche i due figli di Zebedeo, che fanno parte del gruppetto e che condividono la decisione di Pietro – Giacomo e Giovanni – avevano preso la stessa decisione (Mc 1,20: «Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo sulla barca con i garzoni e andarono dietro a lui»).

Il ritorno a fare i pescatori di pesci e non più di uomini, dice che per queste persone la storia con Gesù finita, conclusa in modo drammatico e deludente, con la morte in croce del loro Maestro, nel quale avevano riposto le loro speranze (cfr l’ammissione dei due discepoli sulla strada per Emmaus («Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele»). I vangeli ci dicono che le prime notizie portate dalle donne che parlavano di Gesù risorto erano state ritenuto da loro e dagli inattendibili, addirittura dei “vaneggiamenti”.

Il racconto evangelico, dopo aver segnalato che i discepoli «uscirono e salirono sulla barca», ci avverte che «ma quella notte non presero nulla». Quella dei discepoli è una situazione segnata da un duplice fallimento, quello della relazione con Gesù (tornano a fare i pescatori), quello del lavoro, con il quale provvedevano alla loro vita (tornano dalla pesca notturna a reti vuote).

L’intervento di Gesù produce  due effetti positivi che cambiano del tutto la situazione. Il primo riguarda il lavoro di quei pescatori e il secondo la relazione di quei discepoli con lui. Ai pescatori che tornano non solo stanchi, ma, presumibilmente, anche abbattuti per la pesca mancata, Gesù dà un’indicazione “tecnica” («Gettate la rete dalla parte destra della barca  troverete»), che risulterà efficace («La gettarono e non riuscirono più a tirarla su per la grande quantità  [143, ci dirà l’evangelista] di pesci»).

Dai discepoli che avevano abbandonato la relazione con lui, è riconosciuto come il Signore e accolto l’invito a mangiare con lui («venite a mangiare…Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro e così pure il pesce»). A propiziare il riconoscimento di Gesù risorto è il discepolo amato («Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “E’ il Signore!”»). Il discepolo amato opera questo riconoscimento, perché ama il Signore, perché anche il suo amore non è venuto meno, ma, a differenza degli altri, fuggiti dopo la cattura di Gesù e di Pietro che addirittura aveva spergiurato di non conoscere Gesù, lui  è rimasto “ai piedi della croce” di Gesù.   Tra  quei pescatori, scoraggiati e tristi per la sua assenza e per una notte di lavoro buttato via sul lago Galilea ci siamo anche noi a mani vuote. Anche a noi come a Pietro il Signore chiede di dimenticare le delusioni e di gettare la rete dalla parte opposta, dove non avremo ai pensato di gettarla. Basta una sua parola per dare speranza, un suo invito alla fiducia per riprovare. E oggi possiamo ritentare la pesca, gettando le reti della nostra fatica per la vita, confidando sulla sua parola, cambiando direzione, punto di vista. Anche per noi sarà una sorpresa grande la rete piena e piena tanto da correre il rischio di spezzarsi. Ma sorpresa ancora più grande sarà trovare il Signore alla riva ad aspettarci  dove per tutti noi ha preparato il banchetto della sua amicizia, del suo amore che non viene mai meno e che viene sempre a cercarci, anche quando noi, delusi, ce ne andiamo altrove.

Oggi è S. Paolino, onorato come Patrono della Città e della Diocesi di Senigallia, che, come il discepolo amato del vangelo, indica Gesù, il Signore Risorto. Lo può fare perché nella sua sorprendete esistenza di sposo, di governatore, di monaco e di vescovo, ha coltivato con passione l’amicizia con il Risorto. Gliene siamo grati e gli chiediamo di accompagnarci con il suo patrocinio, perché anche noi sappiamo apprezzare l’amicizia che il Signore ci offre e alimentare tra noi legami di amicizia.