Corpus Domini (22 Giugno 2025)

Il racconto evangelico mette in risalto la disponibilità di Gesù nei confronti della folla, che lo raggiunge in un luogo dove si è “ritirato in disparte” con i discepoli, rientrati dalla missione nei villaggi vicini, con il compito di “annunciare il regno di Dio e guarire gli infermi”. Gesù non congeda le folle, ma “parla loro del regno di Dio, guarisce quanti avevano bisogno di cure” e, non accogliendo l’invito dei discepoli a congedare la folla, da’ loro da mangiare.

Di fronte all’impossibilità dei discepoli di sfamare “tutta questa gente” (“non abbiamo che cinque pani e due pesci”), Gesù prende l’iniziativa: dà disposizioni per la sistemazione delle persone (“fateli sedere a gruppi di cinquanta circa”); prepara il cibo per i “circa cinquemila uomini”, lo consegna ai discepoli perché lo distribuiscano alla folla.

Il modo con cui Gesù prepara questo cibo (“prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò…”), rinvia all’ultima cena (cfr Lc 22,19-22) e all’episodio di Emmaus (cfr Lc 24,30).

L’evangelista conclude il racconto segnalando l’avanzo del cibo preparato da Gesù (“furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste”).

Dall’episodio evangelico emerge che il poco di cui dispongono i discepoli – solo cinque pani e due pesci per cinquemila uomini – non impedisce a Gesù di sfamare la folla; anzi, consegnato a lui, diventa cibo generoso per una moltitudine di persone; e che l’offerta di Gesù supera, eccede la richiesta delle tante persone. Gesù coinvolge inoltre i discepoli nel suo gesto: non rifiuta il poco che hanno e affida a loro la distribuzione del molto che lui ha preparato.

Il brano evangelico proclamato nella Messa della solennità del Corpus Domini ci consente di cogliere il senso dell’Eucaristia e il mandato di Gesù ai suoi discepoli – a noi – (“Voi stessi date loro da mangiare”).

Gesù non ci congeda quando noi lo cerchiamo, ma ci offre il pane di cui abbiamo bisogno per affrontare la nostra fame. L’Eucaristia è il pane che Gesù offre alla nostra fame. La nostra è una fame non solo di pane, ma anche di senso della vita, di amore, di stima, di una speranza affidabile…. Questo pane che provvede alle nostra fame è Gesù stesso. Gesù nell’Eucaristia si consegna a noi come pane che offre molto di più di quello che noi spesso cogliamo della nostra fame e chiediamo.

Gesù inoltre ci affida un compito, quello di “dare da mangiare” a chi ha fame, a chi ha bisogno di pane, di amore, di una speranza per vivere, di parlare cioè con la nostra vita di Lui, come “pane” che sazia ogni fame. A questo compito noi spesso confessiamo di non riuscire a provvedere, perché riteniamo che “i cinque pani e i due pesci” del nostro desiderio di bene, della nostra disponibilità e del nostro impegno, siano troppo poco per la fame degli altri, di chi condivide con noi ogni giorno la speranza e la fatica della vita, delle persone che incrociamo nelle strade e nelle piazze e in tanti modi ci chiedono di ascoltarle, di occuparci di loro.

Quello che ai nostri occhi appare inadeguato al compito che ci attende, può risultare risorsa preziosa se lo consegniamo al Signore, confidando che Lui saprà trovare il modo di offrire il pane che serve per vivere, senza giocare al risparmio, ma eccedendo, andando ben oltre le stesse richieste.