Nella preghiera della Colletta chiediamo a Dio di ascoltare la nostra richiesta: “confermare in noi la beata speranza che insieme ai nostri fratelli defunti risorgiamo in Cristo a vita nuova”.
La richiesta è seria perché fa riferimento anzitutto alla speranza, senza la quale non è possibile costruire un’apprezzabile esistenza. La speranza, poi, di cui chiediamo la conferma nella preghiera non riguarda l’esistenza che stiamo costruendo sulla terra, ma quella che ci è dischiusa dalla fede, quale promessa di un’esistenza nuova, “risorta”, sottratta all’aggressione del male, di cui la morte è la manifestazione più drammatica e devastante.
Infine chiediamo al Signore di non beneficiare solo noi, i viventi, della speranza della vita risorta, ma che anche i nostri cari defunti ne possano godere. Ancora di più: che questa vita la possiamo godere insieme a loro, dai quali la morte ci ha separato momentaneamente e ,in questo modo, riprender le relazioni buone che hanno rallegrato la nostra esistenza.
E Dio Padre ascolta la nostra preghiera, assicurando, anzitutto, con l’apostolo Paolo (cfr 2a Lettura, Rm 5,5-11) che la speranza di cui chiediamo conferma, a differenza della tante speranze costruite da noi, “non delude”, perché garantito dall’amore di Dio che ci è stato generosamente regalato (“riversato nei nostri cuori dallo Spirito santo che ci è stato donato”). Un amore, quello regalato da Dio, che, anche questo a differenza dei nostri fragili amori, ha dato prova di sé, della propria affidabilità, in circostanze che non lo incoraggiavano affatto (“mentre eravamo ancora peccatori”, cioè ostili a Dio), con un gesto sorprendente e inedito: la morte del Figlio suo (“Cristo morì per noi”); un amore che non si è esaurito in quel gesto, ma che è operativo ancora oggi, ipotecando per noi un futuro di vita (“molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita”).
Anche dalle parole di Gesù (cfr vangelo, Gv 6,37-40) la nostra speranza riceve ulteriore conferma.
Il Figlio di Dio ci assicura che lui e il Padre suo concordano nel fare in modo che nessuna persona si perda nella morte, ma si ritrovi nella vita nuova, quella garantita dalla risurrezione propiziata da Gesù (“E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno”).
Gesù ci avverte che la volontà (il desiderio) sua e del Padre suo non agisce in automatico, a prescindere da noi, dalla nostra libertà (ha troppa stima di questa per non coinvolgerla), perché ci chiede di dargli fiducia, di riconoscerlo come Dio affidabile (“Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e, io lo risusciterò nell’ultimo giorno”). Come è accaduto nell’esistenza dei Santi, che ieri abbiamo onorato.



