Il calendario liturgico ci propone, a pochi giorni della celebrazione del Natale, la famiglia di Gesù, che nella preghiera della Colletta riconosciamo come “vero modello di vita”, regalatoci da Dio Padre, al quale chiediamo, sempre nella Colletta, di fare in modo che “nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore”, praticati dalla famiglia di Gesù.
Cosa ha da offrire la famiglia di Gesù alle nostre famiglie, alle nostre comunità, considerate opportunamente “una famiglia di famiglia”? Alle nostre famiglie, alle nostre comunità, che, con questa celebrazione dell’Eucaristia iniziano un anno dal profilo singolare, un “anno giubilare” che ha, come indicato da Papa Francesco, nella “speranza che non delude” il messaggio centrale per tutti e che lo stesso Papa si augura «possa essere un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, “porta” di salvezza (cfr. Gv 10,7.9), con lui, che la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque e a tutti, quale “nostra speranza” (1Tm 1,1)» (Spes non confundit, 1).
Il vangelo appena proclamato (Lc 2,41-52) ci offre alcune risposte alle nostre domande. L’evangelista Luca, a chiusura del racconto, annota che a Nazareth, in famiglia, Gesù «cresceva in sapienza, età e grazia, davanti a Dio e agli uomini». Maria è Giuseppe non si preoccupano solo della salute di Gesù, di aver un figlio che cresca sano, robusto, ma anche che cresca “in sapienza”, nella capacità di governare la propria vita, di riconosce e fare proprio ciò che consente di condurre una vita bella, buona e felice; che cresca “in grazia” che riconosca in Dio un Padre affidabile, cui dare ascolto nella vita.
L’evangelista parla di un viaggio che Maria e Giuseppe da Nazareth a Gerusalemme, ogni anno, “ per la festa di Pasqua”. E quando Gesù è in età per quel viaggio lo portano con loro («Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa»). Non si tratta di un viaggio turistico, ma di un “pellegrinaggio”, a Gerusalemme, la “città santa”, per la festa che celebrava l’evento decisivo per il popolo d’Israele: la Pasqua, la liberazione dalla schiavitù in terra d’Egitto.
Papa Francesco ci ricorda che il pellegrinaggio «esprime un elemento fondamentale di ogni evento giubilare. Mettersi in camino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita. Il pellegrinaggio a piedi favorisce molto la riscoperta del valore del silenzio, della fatica, dell’essenzialità» (lo hanno testimoniato i giovani della nostra Chiesa diocesana al termine del loro lungo pellegrinaggio dello scorso settembre).
Oltre Roma con le sue basiliche Giubilari (S. Pietro, S. Giovanni in Laterano, S. Maria Maggiore e S. Paolo fuori le mura) Papa Francesco ha chiesto che in ogni Diocesi siano indicate alcune chiese come “chiese giubilari”, mete di coloro che si considerano “pellegrini di speranza”.
Nella nostra Diocesi 4 sono i Santuari giubilari, dove sarà possibile recarsi in pellegrinaggio e ricevere, per noi e per i nostri defunti, l’indulgenza, che rimuove, per grazia di Cristo, la “nostra indulgenza” (S. Paolo VI), i “residui del peccati” commessi: la chiesa dei Cancelli, che sostituisce la Cattedrale, ancora indisponibile, dove si venera e si prega Maria, come “madre della speranza”; il Santuario della Madonna della Rosa a Ostra, come luogo della consolazione delle nostre sofferenze; il santuario di S. Pasquale a Ostra Vetere, che ci richiama alla presenza eucaristica del Signore e il Santuario di S. Maria Goretti, che ci richiama alla riconciliazione con Dio e tra di noi.
Sono ancora le parole di Papa Francesco che ci aiutano a vivere il pellegrinaggio come “cammino di conversione: le chiese giubilari «potranno essere oasi di spiritualità dove ristorare il cammino della fede e abbeverarsi alle sorgenti della speranza, anzitutto accostandosi al Sacramento della Riconciliazione, insostituibile punto di partenza di un reale cammino di conversione» (Spes non confundit, 5).
A Nazareth Dio Padre è di casa, riconosciuto come Dio affidabile da Maria e Giuseppe, al quale prestano ascolto nei passaggi decisivi della loro vita e del quale parlano, con la loro vita da credenti, a Gesù, che può, in questo modo, crescere in quella sapienza e grazia, propiziate dalla fede, che lo guideranno nella sua esistenza.