Mercoledì delle Ceneri (1 marzo 2017)

Nella vita quando ci capitano occasioni “favorevoli” cerchiamo di non perderle, ci diamo da fare perché queste opportunità si realizzino effettivamente. Anche il cammino della fede presenta opportunità, occasioni favorevoli, che non vanno perse.

Il tempo della Quaresima è una di queste opportunità, di queste occasioni favorevoli per il nostro cammino di discepoli del Signore, che ogni anno ci viene offerta, è un “tempo buono” per noi, per la nostra vita. Lo è per tante ragioni.

Anzitutto perché ci consente di celebrare bene la Pasqua, l’incontro con il Risorto, il Figlio di Dio che con la sua morte e risurrezione ci attesta l’irriducibile amore del Padre per gli uomini, per ciascuno di noi, un amore che consente alla nostra esistenza di svolgersi nella libertà dal male e nella giustizia, come ci ha ricordato l’apostolo Paolo nel testo della seconda lettera ai cristiani di Corinto, proposto dalla liturgia («Colui [Gesù] che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio», 5,22).

La Quaresima è un tempo buono, favorevole, un’occasione da non perdere, perché rappresenta, come ci ricorda ancora l’apostolo Paolo, è il “giorno della salvezza”, perché Dio Padre viene in nostro soccorso con la sua grazia, con il suo amore che ci riconcilia, rilancia l’alleanza con Lui.

Infine è un tempo buono, favorevole perché rappresenta un’opportunità per ridare slancio, agilità e robustezza al nostro cuore, alla nostra libertà, per riappassionarci alla vita delle persone, per tornare a sperimentare quella gioia che una relazione stabile, seria con Gesù offre alla nostra esistenza, una gioia che ci conduce agli altri, per condividerla con loro. Lo ricorda Papa Francesco nel suo messaggio per la Quaresima di quest’anno: «La Quaresima è il tempo favorevole per rinnovarsi nell’incontro con Cristo vivo nella sua Parola, nei Sacramenti e nel prossimo».

Come vivere questo tempo opportuno? Gesù nel vangelo ci suggerisce di praticare la preghiera, l’elemosina e il digiuno. Gesù raccomanda di praticare questi gesti, liberi della tentazione di promuovere noi stessi, di farne un’esibizione di noi stessi.

Riguardo alla preghiera Papa Francesco ci invita “ascoltare e meditare con maggiore assiduità la Parola di Dio”, che ritiene essere “la base di tutto”. Scrive il Papa: «La Parola di Dio ci aiuta ad aprire gli occhi per accogliere la vita e amarla, soprattutto quando è debole… La Parola di Dio è una forza viva, capace di suscitare la conversione del cuore degli uomini e di orientare nuovamente la persona a Dio. Chiudere il cuore al dono di Dio che parla ha come conseguenza il chiudere il cuore al dono del fratello». Confortato dalle parole del Papa, vi invito a privilegiare nella vostra preghiera l’ascolto della parola di Dio, che ci è proposta nella Messa quotidiana. Si tratta di accostare questi testi, aiutati da buoni commenti, meditarli, pregarli, lasciarci interrogare e tradurli in gesti concreti nella nostra esistenza.

Nel suo messaggio, dove Papa Francesco commenta la parabola del povero Lazzaro e dell’uomo ricco (Lc 16,19-31), troviamo considerazioni che ci aiutano a cogliere il valore dell’elemosina (“aprire le nostre porte al debole e al povero”), la sua funzione: ci ricorda che il denaro è «uno strumento al nostro servizio per compiere il bene ed esercitare la solidarietà con gli altri» e impedisce quell’attaccamento al denaro che «può asservire noi e il mondo intero ad una logica egoistica che non lascia spazio all’amore e ostacola la pace» e il cui frutto è «una sorta di cecità: il ricco della parabola) non vede il povero affamato, piagato e prostrato nella sua umiliazione».

Vi invito a prendere in seria considerazione le proposte della Caritas diocesana per la Quaresima.

Il digiuno è un strumento che ci aiuta a fare discernimento nella nostra vita:  di cosa ci nutriamo? Cosa dà consistenza alle nostre vite? Quali alimenti fanno vivere il nostro corpo e il nostro spirito? Il digiuno non ha valore in sé, ma come appello all’essenzialità, nell’alimentazione, nell’uso delle cose, nel rapporto con le persone, con il tempo; come solidarietà con chi quotidianamente non ha di che nutrirsi; come ripensamento dei nostri comportamenti e come rimando al cibo della Parola di Dio.

Chiediamo al Signore che questo tempo favorevole che Lui ci offre per la nostra vita abbia a portare quei frutti buoni che Lui si aspetta da noi.

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