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All’inizio della Lettera agli Efesini (capp 1-2) l’apostolo Paolo, dopo aver dichiarato il proprio apprezzamento (“Sia benedetto…) per quanto Dio ha deciso di compiere a favore degli uomini, ancora prima della creazione del mondo (“ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo”),  e in seguito ha compiuto (“in lui [Cristo]. Mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione delle colpe”), chiede a Dio stesso che i cristiani d Efeso giungano alla piena comprensione del Signore (“una profonda conoscenza di lui”)  e della sua azione a loro favore, per poterne apprezzare la ricchezza (“farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati”.

La richiesta è insistente (“ricordandovi nelle mie preghiere…”), perché l’Apostolo ritiene decisivo per l’esistenza degli Efesini, quanto Dio offre loro, (“la speranza, il tesoro di gloria, la straordinaria ricchezza della sua potenza verso di noi…”).

La “preghiera” dell‘Apostolo ci riguarda, perché anche noi siamo raggiunti dall’offerta di Dio, perché anche per noi questa offerta rappresenta una risorsa decisiva – “la speranza grande” – per la nostra vita. Comprenderne la portata e la preziosità non può farci che bene.

La Scuola di teologia per laici, operante da tempo nella nostra Diocesi, è impegnata a favorire questa comprensione dell’azione di Dio  a nostro favore, a beneficio del nostro cammino di fede. Per questo la segnalo e la raccomando all’attenzione di tutti, non solo di coloro che sono impegnati nell’azione pastorale. Questo perché si compia per un numero sempre maggiore di persone della nostra Chiesa, quanto Paolo si augurava e chiedeva al “Padre della gloria” per i cristiani di Efeso.

Vescovo Franco

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